Quanta riflessione onesta e teologicamente equilibrata c’è dentro il documento sull’omosessualità dei vescovi Polacchi?
Riflessioni di Gianni Geraci*
Sorprende vedere come i vescovi polacchi, autori del recente documento sull’omosessualità, pur citando più di una volta la lettera Homosexualitatis problema che, nel 1986, la Congregazione per la dottrina della fede aveva mandato ai vescovi della Chiesa cattolica, non tenga minimamente conto di una delle principali raccomandazioni che, proprio in quel, testo, vengono fatte.
E pensare che questa raccomandazione non la si trova in una noticina nascosta, ma proprio all’inizio del documento, quando, dopo aver giustamente richiamato la “legittima autonomia” delle scienze umane in cui deve trovare conforto la morale cattolica (cfr. Homosexualitatis Problema 2) gli autori del testo scrivono che, dai ministri della Chiesa, «si richiede studio attento, impegno concreto e riflessione onesta, teologicamente equilibrata» (Ibidem).
Leggendo la lunga lettera che l’episcopato polacco ha dedicato all’omosessualità viene da chiedersi quanto “studio” e quanta “riflessione onesta e teologicamente equilibrata” ci sia dietro. E la risposta, purtroppo, è desolante: «Nessuno!». E se non si studia è davvero difficile evitare di dire qualcosa di sbagliato.
E pensare che i vescovi esordiscono dicendo che «la Chiesa è aperta al dialogo con ogni “uomo di buona volonta”», ma per dialogare occorre riconoscere la dignità dell’altro e la sua capacità di proporre un punto di vista originale sul tema che è oggetto del dialogo. Ma è proprio questo riconoscimento che manca.
Con una superficialità che lascia esterrefatti si afferma che «le sfide affrontate oggi dalla comunità umana ed ecclesiale hanno origine nella cosiddetta “rivoluzione sessuale” e nei cambiamenti culturali e morali che l’accompagnano» (cfr. 4). Viene da chiedersi se i vescovi polacchi hanno mai sentito parlare del Liber Gomorrhianus di san Pier Damiani e dalla risposta che, a quel testo, viene data da san Leone IX. Tutte faccende dell’XI secolo in cui si parla omosessualità molti secoli prima della “rivoluzione sessuale” che, secondo i vescovi polacchi, è all’origine di certe istanze.
Con altrettanta superficialità si citano genericamente «Genetisti, endocrinologi e neurologi» per contrapporre in maniera fittizia i criteri di attribuzione della sessualità a non meglio identificate «affermazioni ideologiche sul cosiddetto “Sesso neutro”».
Se i nostri vescovi avessero letto qualche saggio scritto da “genetisti, endocrinologi e neurologi” saprebbero ad esempio che qualche volta capita che quello che loro elencano come “sesso cromosomico” non coincide con quello che loro elencano come “sesso gonadico” e che, ancora più spesso, né il primo né il secondo coincidono con l’identità di genere della persona (preferisco usare questa espressione, perché spero davvero che il “sesso cerebrale” che si incontra nel documento dei vescovi polacchi sia un errore di traduzione).
E tutto questo succede nella realtà e non ha niente a che fare con quanto i vescovi polacchi scrivono al punto 12 del loro documento.
Naturalmente viene da chiedersi cosa c’entra tutto questo con l’omosessualità visto che gli omosessuali sono così convinti che non ci debba essere confusione tra i due sessi, da sobbarcarsi il fardello di vivere emozioni profonde per persone del proprio sesso in un panorama culturale in cui queste emozioni difficilmente sono previste e, molto spesso, comportano un lungo e difficile percorso di raggiungimento della consapevolezza per capire veramente quello che si desidera e che si vuole.
Quanto studio c’è poi dietro al modo frettoloso e confuso con cui si raccontano quelle che vengono definitive «attività di genere LGBT+ che ignorano» certe verità sull’uomo e sulla sua natura? Ancora una volta la risposta è desolante: «Nessuno!».
Il fatto che ci siano persone che, per motivi misteriosi, sono attratte a livello sessuale ed emozionale da persone del loro stesso sesso non viene nemmeno preso in considerazione. Ma queste persone ci sono. Queste persone ci sono anche nella chiesa. Queste persone ci sono anche nella chiesa polacca. E queste persone, se si vanno a leggere le cronache che i vescovi polacchi non riescono a censurare ci sono anche tra il clero della chiesa polacca.
Possibile che non si riesca a riconoscere una cosa così evidente?
Certo! Se non c’è «studio attento» si corre il rischio di pensare a tutti questi omosessuali come a persone che hanno bisogno di «recuperare la propria salute in materia di orientamento sessuale e di identità di genere» e si arriva alla vera e propria “aberrazione” che si incontra al punto 38 del documento dei vescovi polacchi, quando si parla di “cliniche” che, «hanno senso anche quando la trasformazione sessuale completa si rivela troppo difficile».
Lo sanno i vescovi polacchi che le terapie riparative dell’orientamento sessuale si sono rivelate inutili e, soprattutto, molto pericolose?
Hanno mai parlato con i familiari di qualcuno che si è tolto la vita quando ha dovuto fare i conti con l’ennesimo fallimento in una vita in cui i fallimenti si erano accumulati fino ad alimentare una psicosi fatale?
Hanno letto i documenti con cui Exodus International la più importante associazione che praticava questo tipo di “cure”, per bocca del suo presidente Alan Chambers ha dichiarato che: «La quasi totalità dei soggetti trattati non ha vissuto un cambiamento del proprio orientamento sessuale» e ha chiesto pubblicamente scusa per aver usato per anni lo slogan, palesemente falso: «Change is possible» (il cambiamento è possibile)? La risposta è sempre la stessa: «No!».
* Gianni Geraci, è un volontario del Gruppo del Guado, il più̀ antico gruppo di omosessuali credenti italiano, nato a Milano nel 1980. Tra il 1996 e il 2006 è stato portavoce del Coordinamento Gruppi di Omosessuali Cristiani in Italia, un primo tentativo di creare una rete tra le realtà̀ che, in Italia, si occupano di fede e omosessualità̀. Ha al suo attivo numerosi articoli e pubblicazioni ed è un collaboratore del Progetto e della Tenda di Gionata.