Transessualitá. Alla conquista del corpo sbagliato
Articolo di Gonzalo Fernandez pubblicato sul blog Libertalia, Rivista di Filosofia e scienze umane (Spagna), il 5 ottobre 2019, liberamente tradotto da Sara Ciuti
Tradizionalmente, la transessualità era intesa come uno squilibrio tra “l’anima e il corpo”, causato da un determinato errore prodotto nello sviluppo biologico della persona; così oggi è un’abitudine parlare di “uomini intrappolati in corpi di donna” o viceversa, per descrivere la situazione in cui vivono le persone trans. La soluzione pare, quindi, ovvia: basta cambiare corpo.
In “A conquest of the wrong body” (Alla conquista del corpo sbagliato (ediz. Eagles, 2018), lo scrittore transessuale Miquel Missé si oppone a tale concezione offrendoci un nuovo modo di intendere la transessualità.
Dopo anni di lotte contro la patologizzazione della transessualità, Missé afferma che ciò che molti vivono come una vittoria – poter cambiare il proprio corpo – non è in realtà la soluzione.
Al contrario, per quanto paradossale possa sembrare, la modifica del corpo è una toppa, un rimedio più che imperfetto, prodotto da quella stessa concezione limitata e sessista della persona che è quella che procura il malessere primario. Ossia, quella cultura che stabilisce quali gusti, stili, modi di fare e capacità mentali siano propri e adatti ad alcuni corpi e inappropriati per altri, è la stessa che ora offre il bisturi ai suoi dissidenti.
Ma questo bisturi, dice Missé, non costituisce la risposta. Rappresenta bensì un’altra faccia del problema o, se si vuole, un sottoprodotto del problema stesso.
Ora, attenzione. È ovvio che una persona ha diritto di scegliere di assumere ormoni o di cambiare il proprio corpo come vuole, ci mancherebbe altro. Missé infatti non scrive tutto ciò per “mutilare” l’autonomia decisionale della persona sul proprio corpo.
Quello che invece propone è di farla finita di vedere queste modificazioni come delle riparazioni di uno squilibrio primigenio tra l’identità di una persona (“la sua anima di uomo o donna”) e come essa invece appare (il suo corpo), giacché non è affatto vero che esiste un tale squilibrio.
In altre parole, il fatto che, per così dire, una donna preferisca il blu al rosa, la boxe al balletto e i cavalieri alle principesse, non sta necessariamente a significare che ella “è un uomo intrappolato nel corpo di una donna”, ma può semplicemente indicare che c’è una persona a cui piacciono certe cose piuttosto che altre e che per casualità possiede una vagina, un utero, dei cromosomi XX, eccetera.
E come non diremmo che un uomo maschio e omosessuale è in realtà “una donna intrappolata nel corpo di un uomo” per via della sua preferenza sessuale “atipica” per gli uomini, allo stesso modo non si deve applicare la stessa logica riduttiva ad altri casi.
In questa maniera, l’autore suggerisce che il malessere che alcune persone provano per il proprio corpo non è originato dal corpo stesso, bensì dai significati o ruoli binari ai quali quel corpo viene socialmente assegnato. Per dirla in un’altra maniera, in una società realmente libera (e cioè spogliata del cosiddetto “sistema sesso-genere”) la transessualità sarebbe qualcosa di completamente diverso, forse addirittura inesistente.
Grazie alla descrizione, resa in due colpi di inchiostro, della storia del più recente transattivismo barcellonese, grazie ad un’analisi sulla visibilità a livello mediatico della transessualità e ad una riflessione sui minori trans, il libro “A conquest of the wrong body” (Alla conquista del corpo sbagliato) offre una visione veramente originale riguardo a questo tema, una visione che cerca il più possibile di evitare qualsiasi tipo di obsoleto essenzialismo, che invece oggi domina tanto le sinistre quanto le destre.
Con qualche marginale eccezione, Missé rifugge da quella retorica metaforica ed eccessivamente sentimentale con cui solitamente vengono trattati questi argomenti.
Al contrario, l’autore riesce a coniugare da un lato toni intimi e conversazionali con, dall’altro, una spiegazione sobria e concisa. E, nonostante non siano pochi i momenti in cui si desidererebbe una spiegazione più esplicita di certi presupposti e termini tecnici, si è comunque di fronte a un testo sintetico con un ottimo filo logico nel quale è molto semplice seguire l’autore in ciascuno dei suoi passi argomentativi.
Si tratta di una proposta scritta in modo amabile e colloquiale ma che, allontanandosi dal buonismo, lancia una sfida a idee molto sedimentate, correndo perfino il rischio di essere tacciata di transfobia.
Non si tratta di un testo per l’autoindulgenza o per far sentire il lettore tollerante, moderno e “fico”, ma al contrario, nel testo si propone una riflessione che risulta scomoda per qualsiasi tipo di pubblico, una riflessione che si oppone dichiaratamente al rampante pensiero identitario e al dogmatismo del politically correct.
“A conquest of the wrong body” (Alla conquista del corpo sbagliato) è un libro altamente raccomandato e, come confessa Missé, è un’opera che lui stesso, qualche tempo fa, avrebbe volentieri ridotto in cenere.
Miquel Missé , A conquest of the wrong body (Alla conquista del corpo sbagliato), editore Eagles, 2018.
Testo originale: A la conquista del cuerpo equivocado, Miquel Missé (2018)