«Siamo tutti malati del peccato di giudizio». Il vescovo di Civitavecchia incontra i cristiani LGBT e le loro famiglie
Articolo di Alberto Colaiacomo pubblicato su LAZIO SETTE, allegato domenicale del quotidiano Avvenire del 27 settembre 2020, pag.6
«Siamo malati del peccato di giudizio» Lunedì scorso il vescovo ha incontrato il gruppo dei cristiani lgtb con le loro famiglie.
«Siamo tutti in una corsia di ospedale, malati del peccato di giudizio». Così il vescovo (della diocesi Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia) Gianrico Ruzza ha introdotto il primo incontro del cammino “L’Eucarestia scuola di inclusione umana” rivolto ai cristiani LGBT e le loro famiglie.
Un percorso iniziato in diocesi tre anni fa, promosso dall’Ufficio di Pastorale per la famiglia, a cui il presule ha partecipato per «la prima volta. Lunedì scorso, nella festa di San Matteo, il gruppo di una ventina persone ha accolto il vescovo Ruzza nella chiesa di San Liborio. Il presule ha commentato il vangelo del giorno.
«Gesù – ha detto – viene per i malati, perché non sono i sani che hanno bisogno del medico». Parlando della particolare situazione che vivono le persone omosessuali e le loro famiglie, il vescovo ha detto che «dobbiamo metterci dalla parte di chi soffre e dire, come ha fatto papa Francesco: “perché loro e non io?”».
Sullo sfondo, ad accogliere il pastore, un cartello con la foto dell’incontro del Papa con un gruppo di genitori con figli LGBT dell’associazione Tenda di Gionata, al termine dell’udienza generale del 16 settembre scorso. La scritta riportava le parole pronunciate per l’occasione: “Il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio”.
«Una frase – ha detto Ruzza – che ora è magistero: un invito all’amore che non ha condizioni, come solo una madre può comprendere». «Un amore – ha poi sottolineato – che va vissuto come una risposta alla chiamata di Gesù, alla vocazione personale».
Serenella Olmetto, che insieme al marito Salvatore cura questo percorso nell’ambito dell’equipe diocesana di Pastorale familiare, ha ringraziato il vescovo della presenza «un segno di speranza che rafforza il nostro cammino e che ci permetterà di arrivare alla sofferenza e alla solitudine di tanti genitori».
Dopo le testimonianze e le condivisioni di alcuni dei partecipanti, è stato don Federico Boccacci, vicario episcopale per la pastorale, a concludere l’incontro. «Dalle periferie, anche da quelle esistenziali, si vede meglio il centro» ha detto il sacerdote. «In questi incontri – ha spiegato – si torna all’essenziale della fede: l’amore di Dio».
Secondo il vicario, sono due i frutti di questo cammino: «la grande libertà nei confronti degli altri, dei loro giudizi, perché a prevalere è lo sguardo d’amore». Uno sguardo che è come quello di Dio e permette di «comprendere il cuore dell’altro e di capire».