Essere gay in Egitto. Tra abusi e persecuzione
Dossier “Egypt: Security Forces Abuse, Torture LGBT People” pubblicato sul sito dell’associazione internazionale Human Rights Watch (Stati Uniti) il 1 ottobre 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte terza
“Salim”, 25 anni. Salim è stato detenuto arbitrariamente due volte. All’inizio del 2019, una sera, Salim sta incontrando un amico al Cairo, quando si avvicinano alcuni poliziotti che gli chiedono la carta d’identità. I poliziotti affermano di “stare ripulendo le strade dai froci”, poi picchiano il giovane “con tutte le loro forze”, lo ammanettano e lo gettano in uno dei loro veicoli. Lo portano alla stazione di polizia di Azbakeya e gli confiscano il cellulare, il denaro e gli effetti personali: “Una decina di poliziotti iniziò a picchiarmi, erano da tutte le parti, non avrei potuto dire chi mi stava picchiando e chi mi stava insultando. Mi portarono in uno stanzino e mi lasciarono lì al buio, con le mani e i piedi legati con una corda. Mi lasciarono in piedi, in questo modo, per tre giorni; non mi permisero di andare in bagno, dovetti bagnare i vestiti e anche cagarci dentro. Ancora non avevo idea del perché fossi in arresto. In quel momento preferivo che tornassero dentro a pestarmi piuttosto di essere lasciato così, legato a quel modo”.
Dopo il terzo giorno un poliziotto porta Salim in un’altra stanza e gli fa firmare, senza leggerlo, un documento. Quando Salim chiede cosa sia, il poliziotto minaccia di stuprarlo e dice “Se vuoi andartene, firma”. Dopo aver firmato, il giovane viene gettato in una cella affollata. Il giorno dopo, i medesimi poliziotti lo portano dal procuratore di Azbakeya, dicendogli “Se dirai in giro quello che è successo, non vedrai mai più la luce del sole”.
“Dissi al procuratore che non conoscevo le accuse a mio carico, né perché fossi lì. Mi riportarono alla stazione di polizia e mi gettarono in gabbia per tre ore, pestandomi. Poi mi ordinarono di andarmene. Chiesi il mio cellulare e i miei soldi, ma [in risposta] mi picchiarono e mi sbatterono fuori.”
Un mese dopo Salim viene arrestato di nuovo per caso mentre si trova per strada, perquisito e trattenuto per una notte.
Nel dicembre 2019 un giudice lo assolve dall’accusa di “debosciatezza” con cui era stato arrestato la seconda volta.
Testo originale: Egypt: Security Forces Abuse, Torture LGBT People