L’inferno del carcere per le persone transgender in Egitto
Dossier “Egypt: Security Forces Abuse, Torture LGBT People” pubblicato sul sito dell’associazione internazionale Human Rights Watch (Stati Uniti) il 1 ottobre 2020, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro, parte quinta
Hossam Ahmed, 27 anni. Hossam Ahmed, un uomo transgender, viene arrestato in un caffè del Cairo il 28 febbraio 2019 e detenuto in un luogo sconosciuto per quattro giorni, prima di essere portato davanti a un procuratore il 4 marzo, con l’accusa di “aver aderito a un gruppo terroristico e aver abusato dei social media per commettere un crimine perseguibile dalla legge”. Il 15 settembre 2020 un tribunale ordina che Hossam venga rilasciato, tuttavia rimane un’altra settimana in custodia cautelare prima di essere rilasciato il 22 settembre.
La carta d’identità di Hossam lo definisce maschio, anche dopo varie operazioni di riassegnazione del genere e il suo identificarsi come uomo transgender. Mentre è detenuto in un carcere femminile del Cairo il suo corpo viene sottoposto a vari esami e gli viene proibito di assumere ormoni e di compiere ulteriori operazioni chirurgiche.
Human Rights Watch è entrata in possesso, attraverso un’associazione LGBT francese, di una dichiarazione da lui scritta in carcere il 21 febbraio 2020: “Ogni giorno è come se passasse un anno. Le persone che entrano qui sono spaventate dalla mia [identità trans] e mi maltrattano fisicamente ed emotivamente.
Alle poliziotte piace maltrattarmi, mi chiamano con il nome che sta scritto sulla mia carta d’identità. Le donne che sono detenute con me dicono alle poliziotte ‘Lui si chiama Hossam’, e allora vengono picchiate e torturate fino a che non dicono che ho fatto certe cose che non sono mai accadute.
Dormiamo su un materasso marcio e puzzolente, senza coperte. Il Governo ci manda solo pane, il resto viene dalle persone in visita. Se per tre giorni non ricevo visite, per tre giorni non mangio.
“Non chiedo altro che di essere trattato come un essere umano, e di essere chiamato Hossam. Sono stanco di essere continuamente portato in ospedale in modo che possano controllarmi i genitali. Ho le ossa che mi fanno male, le ginocchia a pezzi, il corpo pieno di macchie, pulci, scarafaggi e pidocchi ovunque, e segni di morsi. È come se fossi qui da cent’anni”.
Testo originale: Egypt: Security Forces Abuse, Torture LGBT People