L’ipocrita tolleranza delle nostre chiese verso le persone LGBT senza una vera accoglienza
Riflessioni di Carlos Osma pubblicate sul suo blog Homoprotestantes (Spagna) il 3 aprile 2019, liberamente tradotte da Maria Antonietta Giustiniani
Come papa Francesco ha affermato nel programma (spagnolo) Salvados de la Sexta, credo che le tendenze (omosessuali) non siano peccato, e dunque una persona con tendenza fobica verso le persone LGTBIQ non sta peccando. Credo che il peccato (mi perdonerete l’utilizzo di una parola con un passato così sanguinoso) sia nell’agire; vale a dire che si tratta di peccato quando agiamo attraverso il pensiero, le parole e le azioni in maniera LGTBIQ-fobica.
Chi ha ascoltato il resto dell’intervista potrà valutare autonomamente se papa Francesco stia peccando o meno nei confronti delle persone LGTBIQ, e potrà così avere maggiori strumenti per giudicare se il suo discorso appoggi o meno le terapie per “curare l’omosessualità” che impartiva la diocesi di Alcalá de Henares nei pressi di Madrid, caso poi smascherato da (sito d’informazione spagnolo) eldiario.es.
Il verbo “smascherare” è aulico, si colloca molto bene nei media, ma qualunque persona mediamente informata saprà che queste terapie pseudoscientifiche, pseudocristiane, nefaste per l’identità (e la vita) di tante persone LGTBIQ, sono comuni negli ambienti cristiani.
Dico cristiani in generale, poiché anche gli evangelici hanno Papi che fanno apparire Francesco come un femminista queer di estrema sinistra. E chi tra noi crede che un Gesù omosessuale salverebbe molti ragazzi e ragazze dalla LGTBIQ-fobia delle loro famiglie, delle Chiese, e soprattutto da queste terapie demoniache, sanno anche che il solo considerare tale fobia un crimine non basterà a eliminare il problema (nonostante debba essere indubbiamente considerato così, perché ciascuno si prenda la responsabilità di ciò che ha fatto).
C’è urgente bisogno di una legge sull’istruzione che includa la diversità nei curricula educativi, e che responsabilizzi i minori. Qualsiasi soluzione che non passi per una una legge di questo tipo è un gesto del tutto inutile, puro marketing politico.
Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. C’è una parte del cristianesimo, in ogni sua espressione, per cui la diversità sessuale e di genere è una ulteriore forma di manifestazione di una divinità diversa, che ci crea tutte e tutti a sua immagine e somiglianza. Va detto però che stiamo parlando di una minoranza, e che il cristianesimo, per la maggior parte, non solo è fobico verso le persone LGTBIQ, ma ritiene anche che esserlo sia l’unico modo possibile per essere cristiani.
All’interno di questo grande gruppo ne abbiamo uno molto ristretto, a cui non interessa dire chiaramente che le persone LGTBIQ debbano bruciare all’inferno, che pensa che la cosa migliore che si possa fare con noi sia cacciarci dalle Chiese. Ma il gruppo più numeroso della maggioranza omofoba nelle Chiese è abbastanza intelligente da sapere che questo discorso va a cozzare contro il messaggio dell’amore cristiano.
Nessuno di questi cristiani, nessuna di queste Chiese, desidera essere marchiato come LGTBIQ-fobico, quindi si cercano soluzioni più o meno fantasiose a questa palese contraddizione, che non gioca a loro favore.
Per fare un esempio, immagina di essere una delle responsabili di Con Mis Hijos No Te Metas [organizzazione anti-LGBT e “antigender” presente in alcuni Paesi ispanofoni, n.d.c.] in Spagna e di avere un figlio omosessuale. Se non riesci a preferire tuo figlio alla tua omofobia, vale a dire, se non riesci a seguire Gesù, cosa faresti per continuare a considerarti una buona madre e una buona cristiana?
Il ritornello della canzone di una mia cugina diceva che “la soluzione sta in Gesù”. Io aggiungerei “in un Gesù omosessuale”, ma siccome suona irrispettoso per i buoni cristiani LGTBIQ-fobici, pare che la soluzione sia uno psicologo o psicologa che cerchi di formattare l’hard disk dei giovani “strani”.
Le terapie riparative sono la preghiera di molte Chiese, padri, madri, fratelli e sorelle per non doversi confrontare con le proprie contraddizioni, con l’incapacità di ascoltare lo Spirito che dice loro che forse la Bibbia non andrebbe interpretata in quel modo, che è possibile che anche le relazioni intime di due persone dello stesso sesso siano aperte alla vita (almeno, a una vita migliore di chi vive torturato in una continua repressione), o che è Dio che ci ha fatti donne e uomini, non i nostri genitali.
Sono preghiere che li fanno sentire buoni, preghiere di persone incapaci di commuoversi per la sofferenza che stanno infliggendo a coloro che dovrebbero amare di più (oppure amano solo se stessi?).
È un modo di evitare le responsabilità, di non essere interpellati da ciò che non si aspettano, di prendere tutte le loro contraddizioni e le loro codardie e addossarle ad un ragazzino o una ragazzina, perché siano loro i colpevoli di tutto. La responsabilità del rifiuto non sarà della Chiesa, del padre, della madre, del fratello o della sorella; sarà invece della ragazzina, che non riuscirà di certo a cambiare il suo essere con una terapia che la segnerà per tutta la vita. Saranno stati questi ragazzi “strani” a scegliere di essere emarginati, insultati e disprezzati… non le loro famiglie, né le loro Chiese, che tanto amorevolmente li conducono dagli “specialisti”.
Per tutti questi motivi le terapie di riconversione sono così comuni negli ambienti cristiani. Questa è la ragione per cui, in un’intervista a La Sexta, un signore vestito con una lungo vestito bianco si rivolge, con voce angelica, alle famiglie cristiane, affermando che le persone che mostrano “tendenze” omosessuali non vanno cacciate di casa, ma nel caso in cui i loro figli piccoli mostrino “strani sintomi” converrebbe portarli dallo psicologo, nel caso si possa ancora fare qualcosa. Perché lui è buono, ed anche i padri e le madri cristiane. Essi non sono fobici verso le persone LGTBIQ, il problema risiede nei ragazzini che sono “strani”.
È sempre facile colpevolizzare i più deboli. Ho pensato, forse seguendo un Gesù omosessuale, che diventando come uno di questi ragazzi potremmo comprendere il Regno dei Cieli. Sfortunatamente, non ci è capitato un Papa strano. Sfortunatamente, non abbiamo nemmeno molte strane Chiese evangeliche.
Tutto continua ad essere tristemente normale, dimenticando che: ” E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Matteo 18:5).
Testo originale: No nos ha salido un papa raro