Signore, mi hai fatto proprio bene!
Riflessioni di Giuseppe M. del Progetto Giovani Cristiani LGBT
All’inizio degli Atti, troviamo gli Apostoli nel Cenacolo. Sono uomini frantumati: gli avvenimenti legati alla Passione e morte di Gesù, li hanno fatti a pezzi, li hanno distrutti interiormente. La “pandemia” della Croce inizialmente li ha fatti scappare; si sono divisi, qualcuno si è nascosto, qualcuno ha rinnegato Gesù, qualcun altro lo ha tradito. Ma dopo un’iniziale divisione legata alle difficoltà, che ci separano perché ci confondono, i discepoli si ricompattano fra loro: “Si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” (At 2, 1).
Da quando la pandemia del Coronavirus ci ha costretto a fermarci, a rinchiuderci nelle nostre case, a distanziarci dagli altri, a sperimentare la paura del contagio e la possibilità della morte per colpa di un nemico invisibile, nascosto e in agguato… noi cristiani LGBT ci siamo ritrovati tutti in una stessa stanza: una stanza virtuale, ma che ha funzionato esattamente come il cenacolo. Abbiamo deciso di essere insieme, di esorcizzare l’isolamento. Così è nata l’iniziativa della liturgia delle ore online.
“Erano assidui e concordi nella preghiera” (At 1, 14). I discepoli, tornati insieme, hanno deciso di confortarsi a vicenda, pregando insieme. Non solo con assiduità. Ma anche con concordia, ovvero con un cuore solo.
Anche noi abbiamo provato a puntare non solo sull’assiduità agli appuntamenti quotidiani di liturgia delle ore, che non abbiamo mai interrotto dal 12 marzo 2020 ad oggi, ma anche sulla concordia di un gruppo di ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, genitori e sacerdoti, le cui voci dovevano necessariamente diventare “concordi” nella recita ordinata degli inni e dei salmi, oltre che nell’intento.
Così, in un periodo buio, abbiamo riscoperto la preghiera come fonte di forza e di speranza. Non preghiamo per convincere Dio a salvarci… di questo è già abbastanza convinto da solo. Preghiamo per non dimenticarci che Dio è dalla nostra parte. Per convincerci che qualsiasi cosa accada nella nostra vita, abbiamo le spalle coperte da Qualcuno che consideriamo Padre.
La preghiera ci salva, perché ci ricorda che ciò che conta nella vita è immune a qualsiasi virus.
Tramite la liturgia delle ore online, pregare è stato per noi fonte sana di relazioni, in un periodo di isolamento, poiché ci ha permesso sia di restare in contatto con gli altri membri del progetto, uniti ma distanti, sia di conoscere tante nuove persone che hanno scoperto i nostri gruppi proprio grazie a questa iniziativa. “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda…”
Ma la preghiera è anche meraviglia. Come quella che abbiamo provato, qualche sera fa, quando nel testo della compieta da recitare, Danilo, un volontario palermitano del Progetto Giovani Cristiani LGBT, ha inserito una bella preghiera trovata per caso su Internet, scritta dal Cardinale Ballestrero, Servo di Dio, che è stato Arcivescovo di Torino dal 1977 al 1989.
A chi si chiede cosa ci faccia una preghiera così, nel testo di una compieta, è giusto spiegare che la nostra compieta è differente: infatti la sera non leggiamo quanto proposto dall’Ufficio delle Letture, ma recitiamo una forma originale di compieta, che un gruppo di “redattori” tra cui Danilo, ogni giorno prepara e redige. In particolare, fedeli all’esempio di alcuni ordini monastici, cerchiamo di recitare, giorno dopo giorno, l’intero salterio; al momento della “lettura” riflettiamo invece sul Vangelo del giorno.
Tiro fuori volentieri dal nostro “cenacolo”, peraltro sempre aperto e sempre pronto ad accogliere quanti vorranno unirsi a noi nella liturgia delle ore, questa preghiera, condividendola con piacere, perché possa essere un ristoro per tutti noi cristiani LGBT, quando nei nostri momenti di sconforto non ci amiamo per come Dio ci ha creati e ci ama.
MI HAI FATTO PROPRIO BENE del Card. Alberto Anastasio Ballestrero
Signore, nel realizzare il Tuo disegno eterno, mi hai chiamato all’esistenza in quel contesto di dati che sono la mia storia.
Perché così e non in altro modo?
Ti sei forse sbagliato? No.
Tu non mi hai creato per sbaglio, né per distrazione, né per contrattempo.
Al momento giusto, all’ora Tua, secondo il Tuo disegno e la Tua volontà, secondo la Tua scelta, Tu mi hai formato.
Sono fatto bene per essere santo.
Se dicessi di no mi parrebbe di mancarti di riguardo, di dire che neppure a Te riescono le cose come le vuoi, che anche a Te capitano gli infortuni.
Signore, sono fatto bene per Te.
Alle volte perdonami se Te lo dico, mi trovo fatto un po’ meno bene per me.
Ma confesso, sia pure con un po’ di fatica, che è più importante essere fatto bene per Te che per me.
I miei limiti non devono essere motivo di cruccio per la mia superbia, né motivo di malumore quando gli altri li vedono.
Signore, Ti benedico e Ti ringrazio che mi hai fatto come mi hai fatto.
Gli altri possono dire quello che vogliono. Io ho solo da dirti: grazie.
Ho solo da benedirti, ho solo da sentire una riconoscenza eterna perché mi hai fatto come mi hai fatto.
E quando gli altri trovano che sono uno sgorbio, più che una cosa buona, io, Signore, credo a Te.
Alle volte mi prende la voglia di vedere come Te la caverai con questa povera creatura che io sono.
E penso che la vita eterna sarà beata anche per questo: perché là capirò quello che adesso non capisco e mi spiegherò ciò che adesso è un mistero.
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