Ombre e luci “Davanti alla porta”. Un travestito racconta San Berillo
Recensione di Emanuele Macca
Un libro edificante perché narra di un quartiere di Catania sempre ricordato come modello da evitare e da non frequentare, e da alcuni per questo segretamente vissuto. La vita quotidiana del quartiere nel corso degli anni è descritta con una narrazione ruvida e lucida dall’autore, Francesco Grasso, “studi di Liceo Classico non completati, una vita sin da giovane dedicata a vivere per strada, la sua laurea è la strada e le persone bisognose d’aiuto”.
Ma Francesco non è un consacrato o un santo che ha dedicato la vita agli ultimi, egli è semplicemente uno degli ultimi che ha vissuto assieme ai suoi simili da “travestito prostituto”; un lavoro – come egli stesso afferma – che gli ha dato molto sia economicamente che moralmente.
Francesco ringrazia tutte le persone con cui ha avuto dei rapporti perché hanno arricchito il suo bagaglio di esperienze. Siamo in una storia di deandreiana memoria, sulle scie di Via del Campo….
Siamo nel classico quartiere urbano degradato perché ormai lì vivono gli ultimi, la casta degli “indicibili” e questo fa abbassare il valore delle case (benché alcune siano architettonicamente pregevoli); così generazione dopo generazione arrivano gli ultimi di turno, i soli che devono accontentarsi non avendo un reddito decente o essendo stranieri senza permesso di soggiorno.
Nel quartiere che prende il nome dal primo Vescovo di Catania inviato da Pietro, Berillo di Antiochia, risiedono già le puttane, man mano arrivano i “travestiti prostituti” giacché vestirsi da donna sembra essere il solo modo per giustificare la propria omosessualità; le colombiane e le nigeriane e infine i senegalesi, i fatidici wu-cumprà che d’estate popolano le spiagge de “La playa” hanno lì la loro dimora, in 7 – 8 vivono in un appartamento.
Un melting-pot della casta degli intoccabili (almeno a parole) diventa il quartiere di vita di Francesco e di coloro che non si vergognano e non hanno paura di convivere con gli indicibili, persone che – come dice l’autore – sono sì aggressive, senza mezze misure e nel linguaggio sgradevoli e volgari, soprattutto quando bevono e si arrabbiano, ma ugualmente hanno un cuore grande come una casa : quando amano qualcuno danno la loro carne, quando sognano hanno desideri di adolescente.
Qui con loro troviamo anche Don Pippo Gliozzo e la comunità cristiana della Parrocchia “Crocifisso della Buona Morte” (sorta laddove secondo la tradizione avvenivano le pene capitali); qui in seguito arrivano le Suore dell’ordine di Madre Teresa di Calcutta. Don Pippo all’inizio organizzò una Via Crucis tra le strade di San Berillo aperta a tutti; celebra i funerali anche delle prostitute e dei travestiti e proprio in occasione del funerale di un travestito invita Francesco a leggere il brano del Vangelo così e grazie anche a successivi incontri personali, pur continuando nella sua attività, Francesco impara a leggere la realtà con un’ottica nuova… quell’ottica che gli apre la via di una fede più consapevole.
Quando l’autore e il parroco guardano ritagli di giornale dagli anni ‘70 in poi (raccolti e gelosamente custoditi da Don Pippo stesso) “rivedere quelle persone invecchiate così come il giornale che le riportava,” emoziona Francesco, “e il reato da loro allora commesso sembra meno grave di quanto in realtà non fosse. Abbiamo commentato insieme i personaggi che via via si susseguivano in ordine di tempo, e che anche padre Gliozzo aveva conosciuto, ma da un’angolazione diversa” da quella dell’autore; “è stata una gran bella esperienza!”. Le suore di Madre Teresa invece dicono il rosario e organizzano gite con gli abitanti di S. Berillo.
La rimodellazione urbanistica con i nuovi grandi viali che danno sul mare aveva già ridotto di molto le dimensioni del quartiere; con la retata del 13 dicembre 2000 l’attività della prostituzione ha un ulteriore declino e tende a trasferirsi sulla strada; un nuovo progetto urbanistico intende “bonificare” il quartiere e renderlo quartiere di lustro allontanando da esso ogni attività illegale e ogni nicchia di gente della casta degli “indicibili e intoccabili”.
Ecco perché Francesco, spronato soprattutto da Manuela dalla Comunità della Parrocchia della Buona Morte, prende carta e penna e parla dei suoi vicini, dei suoi amici, ridà una storia e una vita agli “indicibili”; con questo libro si compie un atto di giustizia sociale per la memoria di persone di cui molti, dominati dal giudizio collettivo, avrebbero preferito fare “tabula rasa”.
Eppure come ricordano Francesco e Don Gliozzo le prostitute entreranno per prime nel regno dei cieli. “Io – scrive l’autore – mi pongo una domanda: perché chi si prostituisce dovrebbe arrivare prima in Paradiso? L’unico motivo valido è forse che noi prostituti siamo più a contatto con la sofferenza, le umiliazioni, la paura di essere infettati da malattie, con la solitudine e con il rifiuto dell’amore”. Ma come la prostituta citata dal Vangelo di Luca, con effusioni delicate, carezze, baci, tenerezze e profumi, anche altri del quartiere hanno cercato di dare amore a chi voleva coglierlo, mettendo da parte il pregiudizio sociale.
Tutto ciò è detto in poche pagine, mentre la gran parte del libro narra in modo crudo ed efficace della storia del quartiere prima e dopo la legge Merlin, descrive i clienti e la discriminazione vissuta dagli omosessuali, quindi parla dei senegalesi e delle nigeriane, di alcune figure come la fascista e “Gabriella Ferri”, Matilde e Lalla e Lele; analizza elementi della vita quotidiana come l’igiene, la femminilità, l’amore, l’invidia, la solidarietà, la malavita, il preservativo e il silicone, il gioco del lotto e la solitudine. Sentimenti e fatti accostati in modo forte ma realistico perché la vita è l’unione inscindibile del quotidiano più bieco con le più pure emozioni.
Dopo aver letto questo libro, mi è venuta la voglia di tornare a S.Berillo, di conoscere Francesco e ciò che è rimasto di questo quartiere… Quante volte ci sono passato a piedi per andare in stazione o a Messa (a Catania) da Don Gliozzo… Quante volte ci tornerei per condividere con i diretti interessati il loro vissuto!
Francesco Grasso, “Davanti alla porta : testimonianze di vita quotidiana nel quartiere catanese di San Berillo”, edito da Museo Civico Etno-Antropologico ed Archivio Storico “Mario De Mauro”, Scordia, 2010, 60 pagine
Per ricevere il libro si può inviare la richiesta alla mail del gruppo di Catania “I fratelli dell’Eplis” all’indirizzo fratelli@fratellidellelpis.org