L’omosessualità nella storia, tra tolleranza e repressione
Articolo di André Larané* pubblicato sul sito Herodote (Francia) l’11 giugno 2020, liberamente tradotto da Marta Pistilli
L’omosessualità ha spesso beneficiato di una grande indulgenza da parte del cristianesimo occidentale nel corso degli ultimi due millenni. Nelle società laiche ed eugenetiche della fine del XIX secolo, gli scienziati l’hanno tuttavia raggruppata nella lista delle malattie mentali, e soltanto nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha abolito tale classificazione.
Nella maggior parte del mondo, al di fuori della sfera occidentale, l’omosessualità è ancora oggi vincolata alla clandestinità e, a volte, repressa in modo feroce.
Una pratica tutto sommato banale
L’omosessualità è antica quanto l’umanità, e gli omosessuali, sebbene siano minoranza e spesso vittime di violenza ed esclusione, hanno sempre partecipato alla vita sociale. L’antropologo Maurice Godelier cita alcune società primitive che iscrivevano la coabitazione omosessuale tra i riti di passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Altri tempi, altri costumi. Gli illustri greci e romani, pederasti piuttosto che omosessuali, ostracizzavano gli uomini maturi che, come Seneca, il precettore di Nerone, aveva una relazione con un coetaneo! Per loro era invece un punto d’onore condividere il letto con un ragazzo impubere, seguendo così l’esempio di Zeus, il quale si era trasformato in un’aquila per sedurre il giovane Ganimede. Era il loro modo per passare dall’adolescenza all’età adulta… Il loro giovane amante veniva chiamato con il nome di gitone, nome preso in prestito dal Satyricon, il romanzo di Petronio.
Ad Atene, i cittadini più illustri avevano tutti la stessa preoccupazione: perpetuare la loro dinastia, e si sposavano quindi, passati i trent’anni, con una giovane ragazza di una quindicina d’anni. La giovane sposa veniva immediatamente confinata nel gineceo (l’equivalente antico dell’harem), mentre il suo sposo poteva dedicarsi alle sue occupazioni virili in un ambiente di belle statue di adolescenti idealizzati/e.
La letteratura custodisce anche il ricordo di Saffo (630-580 a.C.), una poetessa originaria di Mitilene, nell’isola di Lesbo, che celebra in versi la sua attrazione verso altre giovani donne. Tuttavia, sarebbe rischioso trarre delle conclusioni sull’omosessualità femminile nella società greca.
Verso gli ultimi secoli dell’Impero Romano, sotto l’effetto del puritanesimo stoico e pagano, i pederasti vennero definitivamente condannati, come anche le relazioni tra adulti dello stesso sesso, e l’amore coniugale dell’epoca repubblicana (Ubi tu Gaius, ego Gaia, “Dove tu sarai Gaio, lì io sarò Gaia”) venne riproposto come valore supremo.
Tra compassione e repressione
Influenzati dagli stoici pagani, i Padri della Chiesa dei primi secoli condannavano a loro volta le pratiche “sodomitiche”, così chiamate in riferimento al crimine che ha causato la distruzione della città biblica di Sodoma da parte di Yahweh (Dio). Queste pratiche comprendono tutte le pratiche sessuali non convenzionali, che si discostano dalla procreazione.
Esse vengono classificate dalla Chiesa medievale tra i peccati mortali, dato che gli uomini che vi si dedicano si sottraggono al dovere della procreazione sprecando il loro sperma, e devono quindi “essere condannati alla stessa stregua degli avari e degli usurai, per non aver rispettato l’obiettivo della natura umana, che è quello di produrre in vista del bene comune, e non di conservare le cose per il proprio piacere”.
La sodomia venne talvolta punita dal clero, talvolta tollerata, a seconda di chi si trovasse a capo delle correnti rigoriste o lassiste della Chiesa.
La Chiesa considera ancora oggi come peccato la sodomia e l’onanismo (la masturbazione che deve il suo nome a Onan, un personaggio della Genesi). Ma non si può mettere a confronto questa condanna morale con le sanzioni penali che colpiscono gli omosessuali nella maggior parte del pianeta, fatta eccezione per l’Occidente…
Tra le varie agitazioni che accompagnano la fine del Medio Evo, e ancor di più il XVII secolo, la repressione si intensifica nei confronti delle pratiche sodomitiche, in parallelo con la “grande caccia alle streghe”.
Durante il XVII secolo, i libertini della corte del re Luigi XIV presero coscienza dell’influenza che avrebbero potuto avere gli omosessuali ai piedi del trono. Lo stesso fratello del re, Filippo d’Orleans, era famoso per i suoi modi effemminati (era stato infatti incoraggiato a comportarsi come una ragazza dalla prima infanzia per non oscurare il Re Sole).
Nel secolo seguente, il grande re di Prussia Federico II, fondatore della potenza militare tedesca, visse tranquillamente la sua omosessualità senza che questa inficiasse la sua vita pubblica.
Più recentemente, il giurista Cambacérès, l’accademico Julien Green, i filosofi Roland Barthes e Michel Focault, il Premio Nobel André Gide, gli stilisti Yves Saint-Laurent e Karl Lagerfeld… ci mostrano come l’omosessualità non sia mai stata un ostacolo all’ascesa sociale e agli onori pubblici.
Eugenetica e puritanesimo progressista
La situazione degli omosessuali si è tuttavia degradata in maniera brutale nella società laica e borghese della fine del XIX secolo, quando gli scienziati decisero di considerare l’omosessualità e la masturbazione come malattie o tare. In nome dell’eugenetica, sostenevano di rinchiudere chi se ne macchiava negli ospedali psichiatrici o nelle carceri.
I movimenti rivoluzionari di estrema sinistra, piuttosto favorevoli da parte loro all’eugenetica, rimanevano favorevoli al modello familiare tradizionale, in quanto esso conservava il consenso delle masse popolari. Predicavano le virtù coniugali e parentali, e condannavano l’omosessualità.
Dal canto suo il partito nazista, in rottura con la cultura cosiddetta giudaico-cristiana, esaltò inizialmente le virtù virili degli antichi miti germanici, tra cui l’omosessualità tra compagni di lotta. Tuttavia, una volta salito al potere, Hitler mise velocemente in atto un cambio di tendenza con l’intento di conquistare le famiglie tedesche.
Ernst Röhm, capo delle SA e noto omosessuale, pagò con la vita la sua incomprensione nei confronti del nuovo corso delle cose. Del resto, la repressione degli omosessuali da parte dei nazisti rimase circoscritta: qualche migliaio di deportati in tutto, i purtroppo celebri “triangoli rosa”…
Le teorie igieniste si sono protratte fino alla metà del XX secolo, come dimostra la spregevole sorte assegnata al matematico Alan Turing nel 1952, e fu soltanto il 17 maggio 1990 che l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) cancellò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Omosessualità e comunitarismo
L’omosessualità e gli omosessuali restano confinati nella sfera privata durante i “Trenta Gloriosi” (1944-1974). Come nei secoli passati, l’omosessualità appariva come una pratica occasionale, che si abbinava con le relazioni eterosessuali più convenzionali, a prescindere dalle piccole minoranze di individui esclusivamente orientati verso le persone dello stesso sesso.
Tuttavia, all’inizio degli anni ottanta, l’irruzione del virus HIV-1 in Occidente, e l’epidemia dell’AIDS che seguì, con il terribile contagio delle vittime, diedero avvio a un attivismo senza eguali delle associazioni, e provocarono anche un ripiego comunitario. Gli omosessuali fanno la loro comparsa sulla scena pubblica con una loro stampa periodica, come Le Gai Pied, fondata nel 1979.
È in buona parte grazie alla loro mobilitazione che l’epidemia dell’AIDS è stata più o meno contenuta, e che una legislazione favorevole abbia permesso agli omosessuali di trovare il loro posto nelle società occidentali.
Tuttavia, i tempi non sono ancora maturi. Cogliendo l’occasione, le organizzazioni comunitarie hanno fatto dell’omosessualità un criterio di appartenenza, e tutti sono stati invitati a definirsi come omosessuale o eterosessuale fin dall’adolescenza:
– Nel 1973, in Les Valseuses di Bertrand Blier, i protagonisti praticano senza complessi una sessualità sfrenata, sia omosessuale che eterosessuale.
– Nel 2000, nella commedia di Francis Veber Le Placard, i protagonisti devono scegliere il proprio schieramento.
Tra queste due date venne imposto il principio di chiusura comunitaria.
L’”omofobia”, repressa dalla legge, viene limitata ormai in Occidente a qualche luogo marginale. È repressa in base al “paradosso di Tocqueville”, secondo cui un fenomeno diventa sempre più insopportabile man mano che declina.
* André Larané ha fondato Herodote.net nel 2004 dopo essersi occupato per anni di giornalismo scientifico. Ha pubblicato molti manuali di storia, più volte ripubblicati. Appassionato di storia fin dalla più tenera infanzia, il nostro caporedattore si è laureato in storia all’Università di Tolosa in parallelo con gli studi di ingegneria alla Scuola Centrale di Lione (1973-1976). Email: andre.larane[at]gmail.com
Testo originale: Homosexualité – Entre tolérance et répression