Sulla sessualità umana: quale educazione sentimentale nelle nostre comunità omosessuali?
Riflessioni inviateci da Andrea (Crema), prima parte
Nel presente articolo vorrei cercare di proporre alcune provocazioni sul tema della sessualità umana come luogo davvero vissuto e co-agito, riflettere sulle sue innumerevoli sfumature e contraddizioni, aprire un franco dibattito nelle nostre comunità di omosessuali cristiani, analizzarne sommariamente alcune dinamiche; infine, cercare di intravedere nuovi sguardi e percorsi, pienamente umani però.
Partiamo dalla definizione di sessualità, data dalla celeberrima enciclopedia Treccani: “In generale, il complesso dei fenomeni mediante i quali due organismi della stessa specie riescono a operare tra loro scambi di materiale genetico finalizzato alla conservazione della specie”.
Tale definizione è davvero avvilente, asettica, fuorviante e parziale, cifra del meccanicismo e riduzionismo generale sull’argomento. In più occasioni, sembra davvero che la sessualità umana si esprima nel solo aspetto biologico, fisico tra le persone. Ancor di più: il semplice aspetto erotico-genitale.
Come se non bastasse, termini come genitalità, erotismo, sessualità, affettività, relazionalità sono spesso comunemente scambiate, confuse o, peggio ancora, sovrapposte e banalizzate.
Non ultimo il termine castità – erroneamente associato alla astinenza sessuale e dunque con risonanze negative, coercitive e mortificanti dai più – è assai vitale e dinamico soprattutto se pensata così: “la castità è al servizio dell’Amore” cioè riversata sull’altro, vivendolo in un rapporto duale, forte e autentico; ancor di più, verso chiunque incontriamo nella vita (la sessualità è tentacolare, pervasiva, di fondo all’essere umano proprio perché sessuato).
Partiamo dalla parola sesso (inteso come attività sessuale), che accende gli appetiti più famelici, le curiosità più pruriginose, le fantasie più indicibili, i comportamenti più buffi e paradossali.
Sembra che la contraddizione/tensione sia già presente nella stessa parola “sesso”, analizzandone l’etimologia: per i greci significa “generare, procreare, produrre”, per i latini significa “tagliare, separare, distinguere”. Allora, il sesso, è occasione di unione o separazione (fisica e non) tra le persone? Agorà di reale incontro o celato scontro? Prima domanda interessante e scomoda.
La sessualità umana, proprio perché più evoluta rispetto al regno animale sessuato, ha molteplici aree e declinazioni: la sessualità puramente biologica (fisica), la sessualità psicologica e la sessualità sociale, strettamente legate tra loro. E molto altro ancora, pensandoci bene (quali fattori economici, politici, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali).
Non ultimo, la sessualità dello stesso individuo si modifica, cambia nel tempo; si pensi nella adolescenza e nella terza età, fiume carsico continuo perché legata alla vita stessa (“Non si è mai arrivati… anche sotto le lenzuola”). E qui lo scambio inter-generazionale dei percorsi è fondamentale; anche nelle comunità omosessuali, è fondamentale che gli anziani trasmettano la memoria (il passato), i vissuti (il presente) e i sogni (il futuro) ai più giovani. Nondimeno, la sessualità è espressa anche dai single (per scelta o per situazioni della vita), soprattutto se pensiamo alle persone anziane ed emarginate, grande tabù delle nostre comunità ma assai attuale e diffuso.
Ora, partiamo dalla prima categoria: la sessualità biologica, fisica. Certamente, la più famosa (tutti ne parlano ma pochi la vivono positivamente e concretamente), eppure mai come lei, è ridotta, millantata, resa ambigua, bistrattata, idealizzata, polarizzata, manipolata, contrapposta, sino addirittura a negarla e mistificarla. Venduta come panacea di tutti i mali, eppure “casus belli” di tante problematiche interne alla persona. Perché il problema di fondo è sempre questo: c’è stata una reale educazione ai sentimenti (tutti!), un franco lavoro su di sé, un percorso di maturazione personale e collettivo? Tra frustrazione e gratificazione, conoscenza dei propri punti di forza e i propri talloni d’Achille, immaturità e conquiste, condivisioni e solitudini.
Se ci interrogassimo, credo, su cosa è la sessualità biologica, ognuno di noi avrebbe una risposta differente (dalla attività geneticamente programmata sino ad un bisogno accessorio, ecc.). Ma non è questo il focus su cui vorrei soffermarmi; vorrei provare a declinare le infinite sfumature per cui si vive la sessualità umana. E qui si entra nel campo della sessualità psicologica e sociale.
Infatti, seppur per secoli, la Chiesa Cattolica ha parlato di solo fine procreativo (generativo) della sessualità umana, sappiamo che questa è una risposta assolutamente insufficiente.
Si è poi integrata col fine unitivo della sessualità umana ma, credo, siamo ancora lontani da una risposta esauriente e soddisfacente (vd. enciclica “Humanae vitae”, Paolo VI, 1968).
Il famigerato “dato/legge naturale”, è certamente una risposta parziale; Grazie a Dio, la natura non ci inchioda così facilmente, ci vuole ben altro, molto altro.