Filosofia e omosessualità: amore, verità e saffica delicatezza
Riflessioni di Carmine T. del Progetto Giovani Cristiani LGBT
A torto la filosofia viene considerata una disciplina unicamente umanistica. Essa viene, invece, molto spesso descritta come quella scienza rigorosa che ha per obiettivo lo studio di ciò che è generale, che intende cioè fare sintesi di quanto è solo particolare, è, insomma, quell’amore per la sapienza che, tout court, vuole abbracciare tutto, dalle realtà naturali a quelle che riguardano stricto sensu, l’uomo e il suo mondo.
Il macrocosmo della natura e il microcosmo delle realtà umane si incontrano nelle sintesi filosofiche nel momento in cui la filosofia cerca di districare i misteri delle passioni umane e di ciò che si nasconde sotto quei veli di Maya che coprono e a volte nascondono la realtà per quella che è.
Ciascun uomo nella sua vita scopre di possedere qualcosa che lo distingue dall’altro, ciascuno nella sua libertà deve sentirsi libero di esprimere la sua autenticità.
Anche l’omosessualità, che spesso viene considerata come qualcosa da nascondere, che allora ancor più che oggi fortunatamente, veniva intesa come una strana devianza dalla retta via della natura, in realtà non è altro che un tratto essenziale di alcuni uomini e donne che si ritrovano oggi a dover fare i conti con se stessi e la società che abitano.
Facendo un passo indietro, andando a guardare le società umane a partire dall’esempio celebre dei greci, si nota come l’omosessualità fosse un tratto assai presente nella vita di tutti i giorni; come sappiamo, ed è magistralmente descritto nel Simposio di Platone, l’amore ha diverse forme e quest’ultimo si manifesta nella realtà sotto tanti aspetti diversi.
In questo celebre dialogo socratico, l’amore ci viene presentato come un demone a metà tra ciò che è divino e ciò che è terrestre, intermediario fra le realtà celesti e il mondo mortale. Esso ci viene descritto come eros, cioè desiderio, philia amicizia, o agape la forma d’amore che i cristiani hanno reso con la carità, ma che in generale indica il sapersi donare gratuitamente.
Colpisce, in particolare, il discorso fatto da Aristofane che descrive l’uomo come originariamente congiunto alla sua metà. Gli dei, invidiosi della felicità divisero l’uomo dalla sua metà e lo costrinsero a cercarla in un perenne stato di tensione volta al ripristino dell’unità.
Non importava che la propria metà fosse del medesimo sesso o di quello opposto, l’uomo era destinato a questa ricerca, guidato da Eros. Insomma l’amore in tutte le sue forme sembra in qualche modo connesso ad una esigenza di unità, ritornare ad essere uno pur rimanendo se stessi. Questo richiede un enorme sforzo di accettazione di sé, perché soltanto amando se stessi si è in grado di accogliere l’altro.
La verità è qualcosa che si disvela a poco a poco e anche noi siamo in grado di mostrare noi stessi agli altri solo un pezzo per volta. La verità dell’essere, diceva Heidegger è un disvelamento che avviene nella natura se si hanno occhi per guardare, laddove per verità si utilizza il termine greco aletheia, che in senso letterale dovrebbe tradursi con non coperto o non nascosto.
Analizzando il celebre mito della caverna di Platone in cui si narra che gli uomini sono legati ad una roccia a guardare ombre che non sono altro che la parvenza della verità, vediamo come ad un certo punto un uomo, stanco di vivere nella menzogna di queste ombre, decide poi di liberarsi dalle catene e di uscire allo scoperto e scopre un mondo tutto nuovo, diverso dal buio ottenebrante, egli scopre un mondo luminoso fatto di luce e di colori, ma soprattutto un mondo in cui c’è il sole, diverso da quelle ombre proiettate sul muro.
La verità, inoltre, si mostra per quella che è andando per gradi, questo perché dopo tanto tempo in cui si è rimasti al buio, non si può guardare direttamente il sole. Ecco che prima si guarda a terra, poi ci si guarda intorno e solo in fine siamo in grado di guardare il cielo e sentirci davvero sopraffatti dalla verità.
Anche per l’uomo è così, analogamente anche per chi vive un coming out o un’accettazione del sé diversa da quella cui generalmente siamo abituati ed è una cosa che avviene lentamente sia per quanto riguarda il capire se stessi, sia per quanto riguarda l’esprimere se stessi.
La grande poetessa Saffo, celebre per l’amore riservato alle sue fanciulle, scriveva ἔγω δὲ φίλημμ᾽ ἀβροσύναν, ovvero io amo la delicatezza – e poi – Eros ha ottenuto per me la bellezza e la luce del sole. Tutto sembra convergere in queste parole.
L’amore ci concede tanto la bellezza quanto la verità di quella luce del sole e lo fa disvelandosi lentamente, in maniera delicata; così come la filosofia sembra voler abbracciare tutte queste esperienze ricordando all’uomo che forse è meglio guardare il sole e lasciarsi riscaldare dalla luce e dall’intensità dei suoi colori, piuttosto che vivere nelle umide grotte, lasciando ad altri il compito di dirci la verità secondo loro.