Quale morale sessuale? La diocesi tedesca di Essen e l’amore omosessuale
Articolo di Kathrin Brüggemann pubblicato su BENE, rivista della Diocesi cattolica di Essen (Germania), Marzo-Aprile 2020, pp.14-16, liberamente tradotto per La Tenda di Gionata da Antonio De Caro
“Come può la chiesa causare tante sofferenze agli uomini? Per l’amor di Dio, non deve più accadere!”. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen (Germania), ha scritto queste parole in una lettera rivolta al popolo della sua diocesi, parlando dei cattolici che “a causa della rigida morale” della chiesa hanno avuto esperienze dolorose.
“Molti di loro sono cresciuti con divieti e condanne morali che li hanno feriti in modo permanente”, ha ricordato il vescovo della Ruhr. Il suo obiettivo è “allontanarsi dall’istituzione per raggiungere le singole persone e i loro bisogni”.
BENE (la rivista della Diocesi di Essen) ha voluto incontrare queste persone ferite e parlare con quegli esperti (teologi e psicologi) che spesso si scontrano con la morale sessuale della Chiesa. Perché lo fanno e concretamente cosa chiedono alla chiesa.
“Offrire una benedizione per le coppie omosessuali che sia visibile per tutti”
Rainer Teuber lavora dal 1994, nel Capitolo della Cattedrale della Diocesi di Essen (Germania), per il tesoro della Cattedrale di Essen. Dal 2017 dirige lì la didattica museale e il servizio per i visitatori. È legato alla fede cattolica per ragioni non solo professionali, ma anche private. È impegnato nella sua comunità S. Giuseppe (Essen-Frintrop) e quasi ogni domenica prende parte alla celebrazione con suo marito Karl-Heinz. Questo aiuta lui e il suo compagno, sostiene, a concludere la settimana con riconoscenza e a cominciarne un’altra. I due sono sposati da 16 anni.
Nel 2004 hanno cercato di fare benedire in chiesa la loro unione, ma non hanno trovato alcun religioso cattolico a cui potersi aprire. Ecco perché hanno pregato un pastore evangelico di aiutarli. Questi si è dichiarato disposto a impartire la benedizione, ma in ogni caso non in una chiesa evangelica. Alla fine la “benedizione” della coppia si è tenuta in una locanda.
“Il fatto che per mio marito e per me non ci fosse la possibilità di accedere a una degna benedizione in chiesa ha suscitato in me la sensazione di essere un cristiano di seconda classe. Dalla Chiesa Cattolica mi aspetto che sia coerente con il messaggio fondamentale del cristianesimo e che riconosca che tutti gli esseri umani sono voluti e amati da Dio, in modo assolutamente indipendente dal loro orientamento sessuale.
E mi auguro che, nella valutazione di una relazione, vengano presi in considerazione tutti gli aspetti che la costituiscono, non solo la sessualità. Piuttosto è in gioco il fatto che due partner che si amano si comportino in modo consapevole della responsabilità vicendevole e si prendano cura uno dell’altro, sono questi i valori cristiani che dovrebbero stare in primo piano.
Da lungo tempo la morale sessuale della Chiesa non solo è inibita e antiquata, ma emargina anche molte persone! Ho la grande speranza che Karl-Heinz e io, in un futuro non lontano, potremo invitare i nostri cari alla nostra celebrazione di benedizione in chiesa. Una benedizione che sia visibile per tutti, celebrata in modo ufficiale durante una liturgia e non dietro una porta chiusa o socchiusa.
Questo sarebbe per noi un segno inequivocabile per sentirci accolti e considerati come membri della comunità cristiana, apprezzati come portatori di un valore pieno, così come siamo. Con tutto quello che ci costituisce, quindi anche con la nostra sessualità, che è un aspetto fra molti altri”.
“Parlare apertamente di sessualità“
Carsten Müller è fondatore e titolare dello Studio per la sessualità, un consultorio a Duisburg. Con il suo team offre corsi di prevenzione, terapie di coppia e consulenze individuali in tutta la Germania. Il terapeuta parte dal presupposto che nella società si parli poco o niente di sessualità, e ciò provochi molte insicurezze. La risposta alla sua offerta è sconvolgente, secondo lui. Ogni giorno ha da fare con persone che hanno pressanti domande sul tema, fra cui anche molti fedeli cattolici.
“Alcuni di loro preferiscono venire nel mio Studio che rivolgersi ad un consultorio ecclesiale. Semplicemente, in questo campo non riconoscono alcuna competenza alla Chiesa Cattolica. Certo, la Chiesa ha un’idea di come la sessualità debba essere vissuta, ma quasi nessuno – per dirla in modo schietto – può prenderla sul serio. È semplicemente troppo lontana dalla reale esperienza di vita di molte persone.
Conosco persone di profonda fede che si muovono in un campo di tensione fra ciò che provano e ciò che l’istituzione religiosa si aspetta da loro. Le persone si sentono spesso lasciate sole con le loro domande. Ad esempio: come affrontare l’omosessualità? Che succede se sono divorziato e mi innamoro di nuovo? Come affrontare il tema del sesso prima del matrimonio? Da poco è venuto da me un ragazzo in lotta con se stesso, perché vorrebbe avere rapporti sessuali con la sua ragazza ma in base alla morale sessuale della Chiesa non dovrebbe farlo prima del matrimonio. Spesso sento dire: Sì, vorrei davvero obbedire, ma poi non riesco a comportarmi come dovrei.
Si tratta anche dell’identità. La sessualità ne è una parte. Se un’istituzione come la Chiesa impedisce alle persone di vivere in pienezza la loro identità o di manifestarla, nascono un senso di oppressione e una lacerazione interiore. Quando si reprime un aspetto che appartiene alla personalità di qualcuno, ciò ha degli effetti: a cominciare da problemi psichici, come le depressioni, fino all’allontanamento dalla Chiesa. Se essa non riesce ad incontrare le persone nella loro concreta esperienza di vita, allora questo è un problema esistenziale per la Chiesa. Da un lato la comunione cristiana, dall’altro una visione a compartimenti stagni: non sono spinte assolutamente compatibili!
Sarebbe fondamentalmente bene se si parlasse apertamente di sessualità liberando questo tema dai sensi di colpa. In fin dei conti, è qualcosa di positivo, bello e piacevole. E non riguarda solo la corporeità, ma anche le relazioni, l’incontro con l’altro e la percezione di sé.
Naturalmente, se si pensa allo scandalo degli abusi sessuali, è tremendamente difficile per la Chiesa trovare per questo tema una adeguata forma di comunicazione. Eppure devono esserci strade per portare il tema della sessualità alla consapevolezza delle persone in un modo positivo e gradevole. A mio parere se ne potrebbe parlare già con i giovani e farne oggetto di riflessione nei corsi di preparazione al matrimonio o nelle omelie.
Questa libertà di parola avrebbe dei vantaggi anche in chiave preventiva. Se io so che c’è qualcuno con cui io posso parlare schiettamente della mia sessualità, forse mi viene più facile aprirmi. La Chiesa vuole accompagnare le persone nella loro vita, e il tema della sessualità ne è una parte essenziale. Là dove le persone vivono la loro fede, deve esserci una vicinanza emotiva. E dove c’è una vicinanza emotiva c’è anche una vicinanza corporea. Secondo me la Chiesa ha il dovere di prendere in considerazione questa esigenza”.
“Per fecondità si può intendere molto di più”
Ansgar Wucherpfennig è professore di Nuovo Testamento all’Università dei Gesuiti “S. Giorgio”, a Francoforte. Egli descrive la sessualità come un dono della creazione, che Dio ha fatto agli esseri umani. Agli esseri umani, che si completano in diversi modi e sono uguali nel loro bisogno e nel loro desiderio dell’Altro. E parla di due modi per intendere la morale sessuale della Chiesa: di un nuovo approccio, che va oltre la genitalità corporea e può significare anche essere reciprocamente attratti o flirtare. In secondo luogo, vi è un’accezione più ristretta che si riferisce solo alla sessualità meramente genitale.
Secondo l’interpretazione del Magistero della Chiesa la sessualità sarebbe permessa solo all’interno del matrimonio. Ogni attività sessuale che si verifica al di fuori del matrimonio costituirebbe un peccato grave. Di conseguenza, la Chiesa esclude l’amore omosessuale. Proprio a questo proposito, tuttavia, è cambiato molto negli ultimi 40 anni, per cui è necessario osservarlo in un modo nuovo.
“Credo che la Bibbia non sia sufficiente come fonte, per la Chiesa Cattolica, per prendere posizione su questo tema. In ogni caso è importante mantenere la tradizione cristiana. Bisogna tuttavia tenere conto delle scoperte delle odierne scienze umane ed ascoltare le esperienze, spesso dolorose, dei credenti. Posso capire molto bene che le persone omosessuali soffrono per il fatto che le celebrazioni di benedizione possano avvenire solo in segreto.
Per queste celebrazioni di benedizione c’è bisogno di un riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, e lo potrebbero dare diversi vescovi per le loro diocesi. Ciò sarebbe del tutto possibile in base alla vigente dottrina della Chiesa, poiché in queste relazioni si trova molto che sia degno di benedizione, come ad esempio fedeltà, rispetto per la reciproca libertà, parità, impegno reciproco. Per queste celebrazioni vi sono diverse proposte -fra cui dalla Chiesa della città di Francoforte- che dovrebbero costituire un’offerta per tutte quelle coppie che non sono ammesse al sacramento del matrimonio dalla Chiesa Cattolica. In tal modo le coppie omosessuali non verrebbero così isolate.
Questa offerta potrebbe allora riguardare per esempio le coppie che non sono ancora pronte per il matrimonio, ma ciononostante desiderano che la loro relazione sia benedetta. E poi non può essere che il sacramento del matrimonio possa santificare tutto. E se qualcuno patisce violenza nella vita matrimoniale? Un’attività sessuale che escluda la parità e la reciprocità è moralmente discutibile. Ecco perché per queste situazioni non vale come criterio assoluto il fatto di essere sposati. La Chiesa, attraverso la sua dottrina, deve fondare e stabilire valori, per le relazioni, che impegnano allo stesso modo le persone che si amano, omo o eterosessuali. È questa, secondo me, la sua responsabilità.
La Chiesa Cattolica dovrebbe anche accettare, una buona volta, che un matrimonio può naufragare e trovare soluzioni diverse, invece di dichiarare non valida quella unione. Per molte persone il cui matrimonio è naufragato la categoria “non valido” non va bene. La relazione vissuta può avere in sé, anche per il futuro, molto di importante, che può addirittura arricchire le persone, anche quando poi devono ammettere che non possono più continuare a stare insieme. la Chiesa, per simili situazioni, ha trovato la soluzione dell’annullamento, perché così può mantenere il principio dell’indissolubilità del matrimonio. Avrebbe più senso cercare altre soluzioni.
Vorrei anche ampliare il concetto della fecondità, con cui si può intendere molto più che la sola procreazione biologica. Se un omosessuale, nel mondo gay, si professa apertamente cattolico, ciò rappresenta un modo per vivere la fede con convinzione nella vita quotidiana. Anche questo è un segno di fecondità. So di persone omosessuali che vivono la fecondità prendendosi cura degli anziani o impegnandosi nel sociale.
La Chiesa Cattolica deve affrontare il grande divario che si apre oggi fra la sua legge e la sua morale da una parte e la realtà vissuta delle relazioni dall’altra -oppure diventerà una specie di nave spaziale Enterprise, distaccata da tutte le realtà terrene.
La diocesi di Essen intende esaminare e cambiare il sistema della Chiesa in molti ambiti. A questo progetto appartiene anche mettere sotto osservazione la morale sessuale cattolica. Si deve parlare apertamente di sessualità, relazioni, identità e orientamenti sessuali. Pregiudizi e riserve devono essere demoliti. Le testimonianze di vita devono trovare ascolto. Un gruppo di lavoro elabora in questo periodo un progetto con proposte concrete. Lo scopo è sviluppare un’idea di sessualità adeguata a molteplici modelli di vita. Info su bene.mg/sexualmoral
Testo originale: Gleiches recht für alle? Die sexualmoral der kirche