La discussione su “Cristianesimo, tolleranza e omosessualità” e John Boswell
Articolo di Natasha Frost* pubblicato sul sito Atlas Obscura (Stati Uniti) il 2 marzo 2018, liberamente tradotto da Silvia Lanzi, parte seconda
“Cristianesimo, tolleranza, omosessualità: la Chiesa e gli omosessuali dalle origini al XIV secolo” (il libro di John Boswell) , comunque, fu attaccato da diverse parti. Nel contesto della comunità accademica, storici come R. W. Southern dell’università di Oxford non credevano che la “storia gay” fosse una parte interessante e/o importante della ricerca storica. (Southern, fa notare O’Brien, venne largamente influenzato dall’essere cresciuto in “un’epoca in cui gli omosessuali erano criminali [un termine che usava quando parlava di omosessualità.]”).
Gli studiosi di teologia avevano scartato la tesi di Boswell, trovandola minata dal desiderio molto profondo di avere ragione. Nella rivista cattolica Commonweal, dopo l’uscita del libro, Louis Crompton scrisse: “È un peccato che [il libro] sia […] viziato dalla determinazione di difendere, con l’aiuto di tutte le numerose prove addotte, una idea portante indifendibile”. Alcune delle critiche più feroci vennero dai membri della comunità gay, che accusarono Boswell di apologia delle crudeltà perpetrate dalla Chiesa a danno dei gay. Nel Gay Books Bulletin Wayne Dyne scrisse: “Il cristianesimo, nella nostra civiltà, è senza dubbio colpevole della stigmatizzazione e della persecuzione delle relazioni omosessuali. È stata una roccaforte per ogni tipo di bigottismo, e finché coloro che si dicono cristiani non saranno così umili da accorgersene, avranno la coscienza sporca”.
Sembra che Boswell, da parte sua, l’avesse presa bene. Ai molti critici che sostenevano che categorie come “gay” ed “etero” fossero concezioni moderne, rispondeva: “Se le categorie ‘omosessuale/eterosessuale’ e ‘gay/etero’ fossero invenzioni di società particolari, piuttosto che aspetti reali della psiche umana, non esisterebbe una storia gay”. Se il libro causò controversie, vinse anche numerosi premi e aprì una strada importante per lo sviluppo del territorio largamente inesplorato degli studi gay.
Oggi Boswell è ricordato per due cose: da chi non l’ha conosciuto per i contributi al campo degli studi gay; e da chi l’ha conosciuto, per le sue immutabili gentilezza e generosità. Un video del 1986 di una conferenza di Boswell mostra un uomo insieme incredibilmente solare e brillantemente carismatico. Era piacevole, gentile, e spesso molto divertente. Era adorato nel campus e fuori, dagli studenti che facevano carte false per seguire i suoi corsi, e da quelli già laureati; dai membri gay della facoltà come da quelli etero; e da molti membri della comunità cattolica.
Ad Harvard, dove aveva completato il suo PhD, contava tra i suoi amici più cari John Spencer, rettore dei gesuiti di Boston, e Peter J. Gomes, titolare della cattedra Plummer di morale cristiana, che nel 1991 fece pubblicamente coming out: “In un periodo per me pubblicamente molto traumatico, di punto in bianco mi scrisse una lettera di sostegno” ha dichiarato Gomes all’Harvard Crimson, poco dopo la morte di Boswell: “Mi diede molto coraggio”.
Quando morì, nel dicembre 1994, Boswell era ricoverato nell’infermeria di Yale da alcuni mesi. Lo storico della musica Geoffrey Block ricorda una visita che gli fece nella sua camera d’ospedale, dove, nonostante si fosse appena svegliato dal coma, stava “brillantemente e miracolosamente tfacendo conversazione”, citando battute di film e cantando la canzone Cause I’m a Blonde del musical Le ragazze della Terra sono facili.
Ammiratori ed amici entravano e uscivano dall’infermeria: amici che aveva aiutato durante le loro crisi; un suo laureato; suo padre; il rettore di Yale appena nominato, Richard Levin, che pianse senza ritegno: “Un giovane barbiere che tagliò i capelli a Jeb in ospedale, ci commosse fino alle lacrime quando rifiutò di essere pagato”.
Boswell morì la vigilia di Natale, circondato dalla famiglia, dagli amici e da Jerry Hart, suo compagno per molti anni. Nei mesi che portarono alla sua morte Same-Sex Unions in Premodern Europe, che era stato presentato in anteprima su Doonesbury, fomentò controversie simili a quelle di Cristianesimo, tolleranza, omosessualità. Frutto dello studio di più di sessanta manoscritti databili dall’VIII al XVI secolo, il libro è un’indagine completa della storia delle unioni omosessuali, descritte come relazioni che erano “senza possibilità di fraintendimento, l’unione emotiva volontaria di due persone” ed erano “correlate da vicino” al matrimonio eterosessuale, “non importa quanto lo ritengano scomodo i lettori”.
Di nuovo, i critici pensavano che cercasse semplicemente qualcosa che desiderava ardentemente. Block, nel suo memoriale del 2013, scrive quanto Boswell sarebbe stato deliziato ed emozionato se avesse potuto sposare legalmente Hart: “Mi sono imbattuto in un cartello in mezzo ad un prato che avrebbe reso il devoto cattolico Jeb estremamente felice, forse paradossalmente, considerando l’importanza che per questa istituzione aveva la sua identità sessuale. Diceva semplicemente ‘Approvate l’R-74 [il referendum del 2012 sul matrimonio omosessuale tenutosi nel 2012 nello Stato di Washington, n.d.r.]. La mia Chiesa è a favore del matrimonio egualitario’”.
* Sono un’ex autrice di Atlas Obscura, e oggi ne sono una fan. Cercatemi su Twitter e sul mio sito personale.
Testo originale: A Modern Controversy Over Ancient Homosexuality