Affrontare il 2021 con realismo
Riflessioni di Pierre-Olivier Léchot* pubblicate sul mensile protestante liberale Evangile et Liberté (Francia), n° 345, gennaio 2021, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
No, il 2021 non sarà migliore del 2020. Possiamo certo augurarcelo e sperarlo, ma non inganniamoci: ciò che è successo nel 2020 lascerà delle tracce. Non tanto la crisi sanitaria e le sue disastrose conseguenze sociali, quanto le ferite inferte alla nostra libertà in nome del sacrosanto principio della sicurezza.
Ovviamente non contestiamo la necessità di certe decisioni prese per rispondere a una situazione fuori dalla norma, ma ci interroghiamo sul fatto che misure come il confino, l’autocertificazione per uscire di casa e la chiusura degli esercizi commerciali siano entrati così rapidamente nelle nostre abitudini. E non parliamo di certe proposte di legge, come quelle sulla ricerca e la sicurezza, che possono costituire i prodromi di una società futura in cui la libertà potrà cedere il passo all’ordine e alla sicurezza.
Montesquieu l’aveva previsto fin dal XVIII, quando scriveva profeticamente che “ogni volta che vedremo tutti tranquilli sotto uno Stato che si dà il nome di Repubblica, potremo essere sicuri che lì la libertà non c’è”. No, il desiderio di sicurezza e tranquillità, che pure è legittimo, non dovrà mai avere la meglio sull’imperativo della libertà.
Sì, il 2020 rimarrà nella storia come l’anno che ci ha visti andare, delicatamente come una rana che appena appena freme immersa nell’acqua, verso la società della precauzione, della sicurezza e della sorveglianza, una società che gli amanti della libertà non possono che rifiutare con decisione.
Con il nuovo anno possano quindi levarsi le voci della protesta, e proclamino assieme a Paolo che “è per la libertà che Cristo ci ha liberati. Resistete dunque, e non lasciatevi mettere di nuovo sotto il giogo della servitù”.
* Pierre-Olivier Léchot è dottore in teologia e professore di storia moderna all’Istituto Protestante di Teologia (facoltà di Parigi). È membro associato del Centro Studi sui Monoteismi (CNRS EPHE) e del comitato della Società per la Storia del Protestantesimo Francese (SHPF). È presidente di Evangile et Liberté, l’associazione del protestantesimo liberale di lingua francese.