L’omosessualità e la Bibbia
Riflessioni bibliche tratte dal sito ninure.com (Stati Uniti), liberamente tradotto da Adriano C.
Nel suo libro, “Living in Sin: A Bishop Rethinks Human Sexuality” (Vivere nel peccato: un Vescovo ripensa alla sessualità umana), John Shelby Spong parla di un pastore del Sud (degli Stati Uniti) che gli scrisse in opposizione al suo sostegno per la benedizione ai gay e alle lesbiche impegnati in una relazione di coppia.
Egli racconta che il pastore gli scrisse insistendo sul fatto che “Io sono in costrizione e ho dolore per la posizione antievangelica che avete abbracciato circa la sessualità. L’idea di benedire le stesse perversioni che sono state evangelicamente assicurate come peccaminose è ripugnante alla mente stessa di Cristo”1.
La posizione del pastore non è insolita, ovviamente. L’idea che la Bibbia (e quindi Dio) è inalterabilmente opposta a qualsiasi forma di espressione sessuale tra persone dello stesso sesso è profondamente radicata in molti Cristiani. Questa è la prima e più radicata barriera che i gay e le lesbiche incontrano, nel momento in cui cercano di affermare la propria autostima e il loro Cristianesimo nella nostra cultura.
Comincio col farvi notare che la mia tendenza è a favore di Spong.
Conosco da fonti sicure, dalla mia esperienza e da quella di molti altri, il dolore e la sofferenza che causa il punto di vista di questo sconosciuto Pastore del Sud. Le vite sono rovinate, le persone vengono separate dalle loro famiglie, e (peggio ancora) alla gente viene a mancare la certezza di essere amati da Dio.
Molti di coloro che ora sostengono tali opinioni non sono aperti al dialogo, ma alcuni lo sono. Penso che sia importante per i cristiani il rendersi conto che la famosa posizione della Bibbia contro l’espressione fisica dell’amore tra due persone dello stesso sesso, in particolare tra quelli in relazioni impegnate, non è poi così netta come potrebbe essere stato insegnato.
VERSO LA COMPRENSIONE DELLA POSIZIONE BIBLICA RIGUARDO ALL’OMOSESSUALITA’
Prima di tutto, dobbiamo chiarire qualcosa a proposito dei termini. Come sottolinea Furnish “omosessualità” è un termine abbastanza moderno e non ci sono equivalenti antichi in Ebraico o in Greco. La parola non venne coniata fino alla seconda metà del XIX secolo. Inoltre fu coniata da uno scrittore Ungherese e non è entrata in uso, nella lingua inglese, se non verso la fine di quel secolo.
“In effetti, il primo utilizzo del termine «omosessuali» in una Bibbia Inglese non è avvenuto fino al 1946, con la pubblicazione della Versione Ufficiale Rivisitata del Nuovo Testamento”2.
Certamente non c’era la comprensione del termine nel senso moderno, ragguagliato da un attento studio scientifico, quello cioè di una persona il cui orientamento sessuale innato è verso un’altro individuo del proprio stesso sesso. Molti degli scrittori che hanno affrontato il tema “omosessualità” e la Bibbia usano il termine impropriamente, in alcuni contesti, per indicare l’attività dello stesso sesso genitale. Molte citazioni nel presente documento devono essere intese in quella luce. In alcuni punti, ho anche usato tale termine, in questo senso, per una questione di convenienza.
All’inizio è anche importante mettere in prospettiva l’argomento. Victor Paul Furnish, Professore di Nuovo Testamento alla Scuola Teologica Perkins, racconta di aver ricevuto una telefonata urgente da un presentatore televisivo per organizzare un’intervista ad un “leader dei diritti omosessuali”. L’ospite desiderava confrontare il leader con i comandamenti bibilici contro l’omosessualità, ma non era riuscito a trovarne nessuno. Furnish afferma che “quel giornalista aveva già scoperto una cosa molto importante anche se non era riuscito a focalizzarla: l’omosessualità non è una preoccupazione biblica preminente”4.
Analogamente un altro autore dice: “Il primo punto che deve essere chiarito… è che l’attuale forte interesse sul tema dell’omosessualità e la Bibbia è di nostro interesse, ma non riflette le priorità bibliche”5.
Tra le migliaia di passi della Bibbia, solo una manciata di questi viene di solito utilizzata da coloro che sposano la condanna biblica all’omosessualità. I profeti, il cui compito spesso comportava la catalogazione dei peccati, non condannano le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. Persino Gesù, almeno nelle Scritture registrate, non dice nulla a questo proposito. Non c’è nessuna citazione sulle relazioni omosessuali in nessuno dei Vangeli.
Anche se bisogna essere cauti sul fatto che non ne sia parlato, sono d’accordo con Spong che ciò “suggerisce a coloro che lo considerano come ‘il peccato più atroce’ è tremendamente in disaccordo con il fatto che nostro Signore sembra lo abbia ignorato completamente o che abbia detto così poco su questo tema, dato che da nessuna parte viene ricordato o registrato”6
Ci sono parecchi libri degni di considerazione che trattano questi passaggi nel particolare, alcuni dei quali vengono citati in questo documento. Il mio intento qui è quello di evidenziare alcuni di quelli che giocano un ruolo preminente nei dibattiti moderni e toccare alcune questioni esegetiche importanti che essi sollevano.
SODOMA E GOMORRA
Il primo passaggio è la distruzione di Sodoma e Gomorra nella Genesi. La storia inizia proprio in Genesi 18. Per riassumere, all’inizio tre uomini appaiono ad Abramo alle Querce di Mamre; a quanto pare Dio e due angeli. Abramo li accoglie con un elaborato rituale Medio Orientale. Gli uomini promettono ad Abramo e a Sara, sua moglie, di avere un figlio in età avanzata.
Gli uomini si preparano per la partenza e Abramo li accompagna per un pezzo del loro cammino. Dopo una breve argomentazione con “se stesso”, Dio decide di entrare in confidenza con Adamo. Dio rivela che si è alzato un grande grido contro Sodoma e Gomorra e che Dio desidera indagare per vedere se le accuse sono effettivamente fondate. Gli angeli procedono verso Sodoma, mentre Abramo rimane indietro e inizia un rimarchevole “mercato delle vacche” con Dio. Egli infine ottiene l’intesa da Dio che Sodoma non venga distrutta nel caso un cui vi fossero almeno 10 persone giuste.
Nel frattempo, i due angeli arrivano a Sodoma e vengono invitati da Lot, nipote di Abramo, a rimanere per la notte nella sua casa. Tutti gli abitanti di Sodoma, “fino all’ultimo uomo”7 circondano la casa e chiedono che gli angeli vengano fuori in modo che essi li possano “conoscere”8. Nonostante l’offerta di Lot di consegnare le sue due figlie vergini (cosa che dà una pausa alla mentalità moderna e che potrebbe di per sè mettere in guardia contro l’uso di questa storia come un paradigma dell’etica sessuale), essi persistono e vengono accecati dagli angeli. Lot e la sua famiglia fuggono, sebbene la moglie di Lot venga trasformata in una statua di sale per essersi girata, contrariamente alle istruzioni degli angeli. Le città vengono infine distrutte dallo zolfo e dal fuoco caduto dal cielo.
Senza dubbio la gente di Sodoma era cattiva, ma sarebbe una grave alterazione della verità attribuire (come fanno molti senza pensare) la loro malvagità come fondata sull’orientamento omosessuale. Ci viene esplicitamente detto in Ezechiele: “Ecco, questa fu l’iniquità di tua sorella Sòdoma: essa e le sue figlie avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all’indigente: insuperbirono e commisero ciò che è abominevole dinanzi a me: io le vidi e le eliminai”9
Anche nel conservativo Dizionario Ebreo, Strong ci fa notare che il termine ebraico interpretato qui come “cose abominevoli” è associato con il culto degli idoli. 10
Analogamente Lance precisa: La parola Ebraica usata qui è ‘ebah. Gli Ebrei usano questa parola primariamente per riferirsi alla idolatria o alle contaminazioni religiose o a sacrifici impuri o per azioni che violano la natura di Dio, o di un culto o di un senso etico.
Nel vocabolario di Ezechiele, la parola significa in genere idolatria, come in 7, 20 “Della bellezza dei loro gioielli fecero oggetto d’orgoglio e fabbricarono con essi le abominevoli statue (da ‘ebah) dei loro idoli: per questo li tratterò come immondizia”. Così la conclusione più probabile è che accusando gli uomini di Sodoma di fare ‘ebah, in Ezechiele 16, 50 li accusa di adorare gli idoli o di seguire falsi dei11.
In Giuda si afferma che: “… gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno. Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all’impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.” 12
England afferma che questo fa riferimento ad una leggenda nella quale si narra che le donne di Sodoma abbiamo avuto rapporti con gli angeli13. Questo sembrerebbe plausibile, dato l’utilizzo della frase “allo stesso modo”. Anche se la lettura non è corretta, tuttavia vale la pena di osservare che nella migliore delle ipotesti quello che stava succedendo in Sodoma, per quanto riguarda gli aspetti sessuali in questa storia della Genesi, è stato un tentativo di stupro.
Questa non è assolutamente una storia di relazioni affettive. Lo stupro non deve essere perdonato, sia quello eterosessuale che quello omosessuale. Lance osserva che il racconto di Genesi 19 è una storia in qualche modo simile a Giudici 19, in cui una folla si soddisfa ad assalire sessualmente e ad uccidere una concubina di un Levita, quando gli viene negata l’opportunità di assalire il Levita stesso, “non c’è nulla di istruttivo circa l’omosessualità di per sé. Ogni stupro è violento e da condannare. Queste storie quindi sono sostanzialmente irrilevanti per il problema più grande”14.
E’ anche utile notare che tutti gli uomini di Sodoma furono coinvolti nella vicenda. Avendo ora chiarito il termine, è perciò altamente improbabile che tutti, o anche solo la maggioranza, delle persone coinvolte fossero omosessuali. Una buona parte erano eterosessuali che probabilmente sono stati effettivamente tentati di fare qualcosa di “innaturale” per loro, cioè maltrattare o umiliare gli stranieri in mezzo a loro, angeli compresi. Lance ci aiuta a comprendere anche questo passo.
Nel suo importante studio sull’omosessualità nel mondo greco, Kenneth Dover osserva “I dati antropologici indicano che le società umane in parecchie epoche e in molte regioni hanno sottoposto gli stranieri, i nuovi arrivati e i trasgressori, alla violazione anale omosessuale come un modo per ricordare loro il proprio status di subordinato”15.
Infine, è importante notare che, in considerazione alla caratteristiche circa la contrattazione che avvenne tra Dio e Abramo, Dio, apparentemente aveva in mente la distruzione delle due città prima che l’incidente con gli angeli fosse accaduta16.
“SODOMITI/SODOMIA”
Furnish fa notare che Sodoma non è diventata simbolo inequivocabile di rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso fino al II sec. d.C., che poi veniva applicato allo sfruttamento di un giovane o di un uomo da parte di un maschio più vecchio, e che anche se ci sono alcune traduzioni che utilizzano il termine ‘sodomita’, nessuna parola Ebrea o Greca etimologicamente costruita sul termine ‘Sodoma’ compare mai sui manoscritti biblici su cui si basano tali versioni. In ogni caso nella versione di Re Giacomo, dove viene utilizzato il termine ‘sodomita’, il riferimento è fatto a uomini che si prostituivano in luoghi di culto”. 17 “E’ molto importante notare che i nostri testi dell’Antico Testamento non attaccavano i prostituti maschi perchè si impegnavano in rapporti sessuali con altri maschi; anche loro, come le prostitute femminili, vengono attaccati perché servivano idoli stranieri”18.
I precedenti spiegano anche le traduzioni fuorvianti come nella versione di Re Giacomo che ci viene presentata in Deuteronomio 23, 18 “Non vi sarà alcuna meretrice tra le figlie d’Israele, né vi sarà alcun sodomita tra i figli d’Israele”, così come gli errori di traduzioni simili in 1Re 14, 24 – 15, 12 – 22, 46 e in 2Re 23, 0719.
Come un autore evidenzia, è difficile capire come qualcuno possa fare questo tipo di errore, dal momento che le parole del Deuteronomio 23,17 tradotto come ‘meretrice’ e ‘sodomita’ sono forme maschili e femminili esattamente della stessa parola ebraica20.
La nuova Edizione Standard Riveduta usa in questi passaggi la più corretta versione di ‘prostituta sacra’. Scroggs suggerisce inoltre che molto probabilmente si intenda l’attività di prostitute donne che servivano altre donne, piuttosto che di maschi21.
IL CODICE DI SANTITA’
Ci soni due passaggi nel “Codice di Santità” del Levitico, ai passi 18, 22 e 20, 13-14, che sembrano essere piuttosto chiari nel condannare i rapporti sessuali tra maschi. I rapporti sessuali tra donne qui non vengono menzionati come d’altronde in nessun’altra parte del Testamento ebraico.
Il “Codice di Santità”, è una serie completa di leggi etiche e di rituali che si trovano in Levitico ai capitoli da 17 a 26. La santità è un termine in ebraico “che probabilmente ha un significato diverso da quello ordinario e profano” 22 .
Spong nota che la chiamata d’Istraele doveva essere diversa. Dovevevano essere un popolo diverso rispetto ai Cananei tra i quali si stabilirono. Questa unicità li ha conservati nel corso dei secoli nei periodi di prova e di esilio e li ha preservati dall’assorbimento da parte dei popoli che li circondavano. E’ in questa scelta di necessità di rendersi diversi da quelli intorno a loro che l’attività con persone dello stesso sesso viene condannata, insieme ad altre attività tra cui quella di avere rapporti sessuali durante le mestruazioni 23 .
Inoltre il Levitico è stato scritto durante l’esilio babilonese, un periodo in cui vi era il desiderio di riprodursi per garantire il futuro della nazione. Spong sottolinea inoltre quanto questi passaggi riflettano conoscenze e pregiudizi pre-moderni. Ad esempio, alcuni passaggi del Codice di Santità in Levitico 21 proibiscono le persone con un fisico “deforme” di servire come sacerdote, riflettendo la mentalità che ogni anormalità fisica era segno del giudizio di Dio e del suo rifiuto 24 .
England sostiene che i divieti dovrebbero essere visti come diretti alle pratiche sessuali legate al culto della fertilità. Come nella precedente riflessione, Strong osserva che la parola ‘abominio’ viene qui usata come correlata agli idolatri e alle pratiche di idolatria segnalate in tutto il Testamento ebraico 25 .
Edwards propone una simile versione, osservando che “il contesto delle due proibizioni in Levitico 18, 22 e 20, 13 suggerisce che ciò che si oppone non è l’attività sessuale di persone dello stesso sesso, come nel senso laico moderno, ma nel culto identificato come Cananeo” 26. England sottolinea le implicazioni di una società patriarcale per l’identificazione dei maschi solo con il divieto: “poiché i maschi incarnano l’immagine di Dio, il sesso maschile è stato promosso ad avere una dignità assoluta e inviolabile.
Trattare un uomo come si tratterebbe una donna, poi, sarebbe stato come violare l’immagine di Dio ad un umano stato di proprietà. Questo getta una nuova luce sulla frase ‘mentire ad uomo come con una donna’ o ‘ a interagito con un uomo come con una donna’, (Viene specialmente fatto notare come alcune culture che vogliono enfatizzare lo status di conquistatori di nemici come proprietà, li sottopongono alla penetrazione anale. Per quanto ne sappiamo, questa non era una pratica degli Israeliti)”27 .
Si potrebbe anche mettere in discussione il motivo per il quale ad alcuni passaggi arcaici del Levitico è stata data particolare enfasi da alcuni, che altri invece abitualmente ignorano. Ad esempio la raccomandata “cura” contro la muffa o marciume sui muri della casa (“una lebbra in una casa”) che deve essere fatta raschiando tutto l’interno della casa e buttando i calcinacci raschiati fuor di città, in luogo immondo. Prese nuove pietre le si metteranno al posto delle prime e si intonacherà la casa con altra calce. Se ciò non dovesse funzionare la casa dovrà essere abbattuta28 .
Se dovessimo seguire letteralmente la Bibbia in ogni suo passaggio, un buon numero di bagni sarebbero in serio pericolo. Potremmo anche chiedere ad una persona il numero di abiti moderni confezionati con fibre miste che hanno nel loro guardaroba e richiamare la loro attenzione sul fatto che esiste un’ingiunzione in Levitico 19, 19 contro il fatto di indossare un indumento realizzato con due materiali diversi.
Molto più importante è però richiamare l’attenzione, come fa England, alla libertà dei Cristiani di cui in Rm 7, 6 “Ora però siamo stati liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva prigionieri, per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera.” e all’ammonimento in Gal 5.4 “Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia.” 29 .
IL NUOVO TESTAMENTO
Infine, vediamo tre passaggi del Nuovo Testamento, Rm 1, 26-27 – 1Cor 6, 9 e 1Tm 1, 10.
ROMANI 1: Nel brano (Rm 1, 26-27) leggiamo quanto segue: ” Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento”. 30
Questo è l’unico versetto della intera Bibbia in cui venga menzionato il sesso tra donne. Scroggs osserva che questo è il più importante accenno sul nostro argomento che troviamo nel Nuovo Testamento “(tutto in soli due versi!)”31 .
Il poco spazio non ci permette di fare una analisi dettagliata del brano e del suo contenuto, ma possiamo segnare questi punti: lo scopo primario di Paolo non è quello di creare delle regole, bensì è teologico. Il suo scopo è quello di “descrivere la caduta dell’umanità nella realtà fasulla che sta vivendo, ovvero una finta realtà che implica una falsa espressione dell’individuo: sebbene sconosciuto all’umanità, tale caduta rappresenta il giudizio divino escatologico dovuto al rifiuto di riconoscere ed obbedire al vero Dio.
“I versi che attaccano l’omosessialità sembrano dipendere dalla propaganda dell’Ebraismo Ellenico contro i Gentili”33 . “E’ probabile che Paolo stesse pensando solo alla pedofilia…” 34 “L’uso dell’argomento “natura” è un abituale metodo di attacco Greco-Romano alla pederastia e non ha nulla a che vedere con le teorie della legge naturale o all’interpretazione delle memorie della creazione nella Genesi” 35 .
“Dato che l’intenzione di Paolo è teologica, non etica, e poichè i due versi in ultima analisi derivano dalla tradizione ebraica, non si può ragionevolmente dire che Paolo sia particolarmente irritato contro l’omosessualità. Che si opponga, d’altronde, non vuol dire che la condanni”36.
Furnish rileva anche che la condanna di Paolo al comportamento omosessuale è simile a quello dei non-cristiani contemporanei, gli ebrei ellenistici in particolare, e che essa porta con sè un presupposto del momento in cui si scelga di essere omosessuale. Le parole “cambiare” e “accendersi” implicano una decisione cosciente che Paolo associa alla lussuria insaziabile. Spong ne fa una lettura simile. Egli osserva che per Paolo, il peccato è l’infedeltà. L’omosessualità non era il peccato, ma la punizione.
Se gli esseri umani non fossero stati in grado di riconoscere il vero Dio, sarebbero stati puniti con menti sprovvedute che non avrebbero riconosciuto neppure altre distinzioni umane. Fu un atto innaturale per una persona eterosessuale quella di impegnarsi in comportamenti omosessuali, sosteneva. Non poteva o forse non avrebbe potuto immaginare una vita nella quale l’affetto di un maschio fosse naturalmente indirizzato ad un altro uomo.37
Queste idee sono contrarie alla mia esperienza e ai risultati di recenti ricerche, di grande attualità, con le quali cominciamo a scoprire le possibili basi biologiche dell’orientamento omosessuale. Una delle migliori espressioni che ho trovato è la seguente: “L’omosessualità è un fenomeno naturale, che si verifica in ogni specie animale, compreso gli esseri umani, in ogni parte del mondo. La maggior parte dei gay e delle lesbiche sostiene che, guardandosi indietro, erano a conoscenza del proprio orientamento sessuale abbastanza presto durante l’infanzia, anche se non avevano una parola per descrivere queste sensazioni.
L’orientamento gay/lesbico (o altro orientamento) di una persona, non è scelto ma scoperto. La nostra scelta dunque non è se essere eterosessuale, bisessuale oppure omosessuale, ma come essere chi siamo. Prendiamo decisione sul come comportarci, la domanda è se si sceglierà di comportarsi in modi che sono di sfruttamento o di valorizzazione, egoistici o altruistici, violenti o amorevoli”38.
Lance dice così: “infine, un aspetto del concetto di Paolo sulle relazioni omosessuali è stato ampiamente rifiutato dallo studio sessuologico moderno, ossia, l’idea che tutte le persone siano naturalmente eterosessuali e che le persone omosessuali abbiano consapevolmente scelto di lasciare l’eterosessualità per l’omosessualità (Rm 1, 26).
Le cause dell’omosessualità non sono certo più chiare di quelle dell’eterosessualità, ma le attuali teorie guardano a fattori genetici o di condizioni durante la gravidanza o di influenze nella primissima infanzia o ad una combinazione di fattori. Ogni prova oggettiva punta a determinare l’orientamento sessuale (un termine più appropriato di ‘preferenza sessuale’) che accade molto presto, alcuni dicono nel periodo in cui il bambino impara a parlare, in ogni caso ben prima dell’età responsabile. Come interpreti biblici non siamo più esentati dall’ignorare questi dati, così come non possiamo ignorare i dati relativi alla Terra quando interpretiamo Genesi 1. Se l’orientamento sessuale è in effetti un dato prestabilito per gli individui, allora non si può sostenere di avere cambiato da un orientamento verso l’altro; quello che sembra per gli altri un cambiamento è, nella testimonianza di omosessuali-Cristiani e non-Cristiani, il riuscire infine a riconoscere ciò che era sempre stato presente per tutto il tempo. O, per porre il problema teologicamente: Che senso ha continuare a dire come Paolo che l’orientamente sessuale di una persona è il risultato della sua incredulità in Dio?”39
‘I CORINZI 6:9’ E ‘I TIMOTEO 1:10’
Possiamo trattare insieme gli altri due versetti del Nuovo Testamento, 1Cor 6, 9 e 1Tm 1, 10, perchè il problema in entrambi i casi sembra essere principalmente legato alla traduzione di uno stesso, o di simili termini. Entrambi i testi sono in forma di elenchi. Scroggs indica che la forma è quella che gli studiosi hanno soprannominato “catalogo dei vizi”. Era un tipo di letteratura greco-romana molto popolare a quel tempo. 40
Ciò che è chiaro è che il fruitore o i creatori di questi elenchi non selezionano con attenzione gli elementi individuali per adattarli al contesto in cui vengono a trovarsi. Le liste erano spesso, apparentemente, una forma tradizionale. La cosa importante era la lista in sè stessa, e forse la sua lunghezza. Più vizi venivano inclusi, maggiore era l’impressione sul lettore. La lista, cioè, era una clava utilizzata per colpire un avversario sulla testa o per avvertire la comunità dello scrittore stesso circa i castighi di una vita malvagia. Qualsiasi rapporto tra un singolo elemento in un elenco e la situazione, quasi sempre, era di conseguenza inesistente. Inoltre, gli stessi potevano essere facilmente memorizzati, almeno in parte, da un inventario di mali tradizionale.
Le implicazioni per ogni elemento particolare, in relazione all’autore e al contesto, sono duplici. La prima è che non si può sapere quale peso ogni singolo autore abbia dato a qualsiasi vizio specifico elencato. La seconda, è che non si può sapere se ogni elemento specifico realmente si adatti al contesto per il quale viene utilizzato l’elenco. Così, ciò che Paolo cita in 1Cor 6, 9-10 è una forma letteraria stereotipata, che può non riflettere il proprio senso delle priorità, sia in generale che per quanto riguarda la situazione specifica della chiesa di Corinto. 41
Quanto al contesto, Scroggs sottolinea che lo specifico intento di Paolo è quello di attaccare le pratiche che ha sentito si stiano svolgendo nella chiesa di Corinto e che si identifica nei capitoli 5 e 6. Nessuno di questi ha a che vedere con l’omosessualità. Sono uomini che vivono con la ex moglie del proprio padre, membri della chiesa che vanno in tribunale diffamandosi l’un l’altro e membri della chiesa che vanno con le prostitute.
La traduzione della Nuova Versione Rivisitata di 1Cor 6, 9-10 è: “Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né prostituti maschili [malakoi], né sodomiti [arsenokoitai], né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”.
Il passaggio della lettera a Timoteo fa parte di un’unità che va dal versetto 8 al versetto 11: “Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori [pornoi], i pervertiti [arsenokoitai], i trafficanti di uomini [andrapodistai], i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina, secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato”.
Le parole in questione sono principalmente le forme delle parole greche “arsenokoites” e “malakos.” England osserva che “un modo per i traduttori di ipotizzare il significato della parola nasce dal contesto della frase. Una serie di parole in una lista, tuttavia, non si presta bene a questo tipo di supposizione plausibile”. 42
Ci segnala anche che “ I traduttori sono insicuri sulle reali definizioni di un certo numero di parole nell’elenco di 1Cor perchè le parole sono aggettivi utilizzati in forma nominale e non appaiono in questa forma da nessuna altra parte.”43
Il risultato in questi casi è un’ampia varietà di traduzioni. Quasi tutte le traduzioni sono uguali e, come hanno fatto notare sia England che Furnish, la confusione è aggravata perché vengono tradotte due parole di Paolo con un unico sostantivo. Lance, letteralmente mette il tutto in grafica.
Non sarebbe affatto un’esagerazione dire che la competenza del significato delle due parole malakoi e arsenokoita è nel caos. Possiamo verificare qualcosa in merito a questo problema, confrontando verticalmente una serie di recenti traduzioni moderne di malakoi e arsenokoitai (quelle che combinano più parole in una sola espressione sono segnate con *):
Jerusalem (Inglese, 1966) efebi, sodomiti
Jerusalem (ed. Francese) Persone depravate, dalla morale sordida
Jerusalem (ed. Tedesca) Femminucce, molestatori di bambini
Jerusalem, New (Inghilterra 1985) auto-indulgenti, sodomiti
New American Catholic (1970) omosessuali, sodomiti perversi
New American Catholic (1987) ragazzi prostituti, che praticano gli omosessuali
New American Standard – effemminati, omosessuali
New English – * colpevoli di perversione omosessuale
New International Vers. – prostitute maschili, omosessuali colpevoli
Revised Standard Vers. (1952) * omosessuali
Revised Standard Vers. (1971) * pervertiti sessuali
Versione inglese aggiornata – * omosessuali pervertiti 45
England riferisce che “malakee” è una forma sostantiva dalla radice dell’aggettivo “malakos” che letteralmente significa “molle”. In Matteo 11, 18, viene usato come aggettivo per descrivere le vesti. Un significato complementare è divenuto “effemminato”. Questa è la traduzione nella versione di Re Giacomo. In Greco non implica una persona omosessuale. Gli scritti dei “Padri della Chiesa”, secondo England, non utilizzano questa parola per “effemminato”.
“Malakos” è stato utilizzato per indicare la generale debolezza morale, o, talvolta come riferimento alla masturbazione. Nei pìù recenti scritti dei “Padri della Chiesa”, “malakos” viene a significare il comportamento dissoluto e lascivo con una accezione sessuale, ma mai come omosessuale. England ritiene che questo è quello che sosteneva Paolo. 46
Scroggs concorda con il significato primario (molle) e con quello secondario (effemminato). Basandosi sull’utilizzo della parola in altri testi, ritiene che qui il termine si riferisca ad una forma particolarmente detestata della pedofilia che coinvolge i “ragazzi-squillo” che consapevolmente imitavano stili e modi femminili47 . Furnish giunge ad una simile conclusione. 48
“Arsenokoites” è più problematico. Si compone di due parole che significano “maschio” e “letto”. Più tardi, secondo Scroggs, venne a significare letto matrimoniale e poi un rapporto sessuale in generale49 .
Scroggs dice che, per quanto è in grado di determinare, il suo uso in 1Cor 6, 10 è il primo utilizzo di tale termine. Non c’è dunque modo di recuperare storicamente l’uso della parola prima dell’utilizzo di Paolo, onde confrontarlo come aiuto nella traduzione 50 .
Scroggs riporta che Boswell sostiene che la prima parola nel composto è il soggetto, piuttosto che l’oggetto, e la definizione è “un uomo sdraiato” cioè un fornicatore o un prostituto che è di servizio a donne e/o uomini. 51 Scroggs da parte sua ritiene che il termine può essere un tentativo di tradurre un termine quasi-legale rabbinico usato per descrivere l’omosessualità maschile in greco comprensibile e che in questo contesto si riferisce al partner attivo che mantiene o assume il “malakos”. Così l’elenco denuncia entrambi i partner per questa forma di pederastia. “Visto in questo contesto, la lista condivide la disapprovazione di questa forma di pederastia conformemente all’intera letteratura del mondo greco-romano sul tema!”52 . Anche in questo caso, Furnish è sostanzialmente d’accordo53 .
Scroggs allo stesso modo ritiene che non sia un caso che pornoi, arsenokoitai, e andrapodistai siano raggruppati tutti insieme nel testo della lettera a Timoteo. Egli asserisce che pornos significa “prostituta maschio” nel normale linguaggio Greco e che la sua funzione in relazione con arsenokoites sia la stessa di malakos in 1Cor. Andropodistes significa sia “sequestratore” che “mercante di schiavi”.
Egli ritiene che questa terza persona completi il quadro. Si tratta di un rapitore o un mercante di schiavi, che è coinvolto nella “professione sessuale”; la “responsabilità ultima per il pornos, che viene utilizzato da un arsenokoites. Le tre parole in tal modo si incastrano e potrebbe dunque tradursi: ‘prostituti maschili, uomini che giacciono[con loro] e i mercanti di schiavi che li acquistano.” 54 Spong è d’accordo con questa interpretazione 55 .
CONCLUSIONI
Spong conclude il suo capitolo su questo argomento in questo modo: “Questo è tutto ciò che la Scrittura ha da dire circa l’omosessualità. Anche se si è letterati della Bibbia, i riferimenti biblici non creano un’inviolabile caso di condanna. Se non si è dei letterati biblisti non esiste nessuna argomentazione; niente altro che l’onnipresente pregiudizio nato da una ignoranza diffusa che attacca le persone il cui solo crimine è quello di essere nati con una predisposizione sessuale immutabile verso quelli del proprio sesso.
Se ci trovassimo di fronte a nuove conoscenze sulle cause e sul significato dell’omosessualità, allora dobbiamo essere disposti a rinunciare al nostro pregiudizio e al pregiudizio sulla Sacra Scrittura e rivolgere la nostra attenzione ad amare i nostri fratelli gay e le nostre sorelle lesbiche, sostenerli, e considerarli come una parte della creazione buona di Dio. Questo include inevitabilmente l’accettazione, affermando e benedicendo quelle relazioni gay e lesbiche che, come tutte le relazioni sacre, producono frutti dello stesso spirito-amore, gioia, pace, pazienza e sacrificio e di farlo nella fiducia che se ciò può non essere in accordo con la parola letterale dei testi biblici, è in contatto con lo spirito datore della vita che rompe sempre la schiavitù della letteralità”56.
Vorrei aggiungere un sonoro “Amen!” Vorrei anche aggiungere che, impantanandosi in alcuni testi isolati si rischia di non essere in grado di vedere la foresta d’alberi. Troppi si curano delle “prova-testuale” e non vedono mai la Bibbia nel suo complesso.
Ci sono principi omnicomprensivi sull’amore di Dio e sulla grazia e sulla bontà della creazione di Dio che sono buone notizie per le lesbiche e per i gay, così come lo sono per il resto dei figli di Dio.
Direi che il Regno viene fatto avanzare attraverso la diffusione di questa buona notizia non usurpando il ruolo di Dio Giudice e non alienando il popolo di Dio dal proprio salvatore.
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1 John Shelby Spong, Living in Sin: A Bishop Rethinks Human Sexuality (San Francisco: Harper San Francisco, 1988), 135.
2 Victor Paul Furnish, The Moral Teaching of Paul: Selected Issues, 2d ed., (Nashville: Abingdon Press, 1985), 53-54.
3 Ibid., 54.
4 Ibid., 53. (Emphasis in original.)
5 H. Darrell Lance, “The Bible and Homosexuality,” American Baptist Quarterly 8 (1985): 140.
6 Spong, 135-36.
7 Genesis 19:4, NRSV (New Revised Standard Version).
8 Despite some arguments to the contrary, I agree with Furnish and Spong that “know” here means to have sexual relations. Furnish, 54; Spong 139.
9 Ezekiel 16:49-50 NRSV.
10 Strong’s Hebrew Dictionary (Austin, Texas: Bible Research Systems, 1992) Verse Search for Windows, s.v. “tow’ ebah.”
11 Lance, 143.
12 Jude 1:6-7, NRSV.
13 Michael E. England, The Bible and Homosexuality, 4th ed. (Gaithersburg, Maryland: Chi Rho Press, 1991), 37.
14 Lance, 144.
15 Lance, 143, citing Kenneth J. Dover, Greek Homosexuality (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1978), 105.
16 Sarà difficile sostenere che Dio sapeva dell’incidente in anticipo, dato questo contest
17 Furnish, 57.
18 Ibid.
19 See also: Spong, 143; England, 31-34.
20 England, 32.
21 Robin Scroggs, The New Testament and Homosexuality: Contextual Background for Contemporary Debate (Philadelphia: Fortress Press, 1983), 13.
22 Achtemeier, Paul J., ed. Harper’s Bible Dictionary (San Francisco: Harper San Francisco, 1985), s.v. “holiness,” by Anthony J. Saldarini, Ph.D.
23 Spong, 144.
24 Ibid., 143-47.
25 England, 39-40.
26 George R. Edwards, Gay/Lesbian Liberation: A Biblical Perspective (New York: The Pilgrim Press, 1984), 58.
27 England, 40.
28 Leviticus 14.
29 NRSV; England, 39.
30 NRSV.
31 Scroggs, 109.
32 Ibid., p.116.
33 Ibid.
34 Ibid.
35 Ibid., 114-15. England properly points out that theological concepts of natural law did not develop until centuries later. England, p.50.
36 Scroggs, 116.
37 Spong, 150.
38 Ann Thompson Cook, And God Loves Each One: A resource for Dialogue About the Church and Homosexuality (Washington: Task Force on Reconciliation, Dumbarton United Methodist Church, 1990), 6. 39 Lance, pp.148-149.
40 Scroggs, 101-2.
41 Ibid., 102.
42 England, 43.
43 Ibid.
44 England, 44; Furnish, 68.
45 Lance, 145-46.
46 England, 44-45.
47 Scroggs, 106.
48 Furnish, 68, 72.
49 Scroggs, 106.
50 Ibid., 107; ed anche Lance, 146.
51 Scroggs, 107; ed anche John Boswell, Christianity, Social Tolerance and Homosexuality (Chicago: University of Chicago Press, 1980), 341-53.
52 Scroggs, 108.
53 Furnish, 68-69.
54 Scroggs, 118-121.
55 Spong, 153.
56 Ibid., 154.
Testo originale: Homosexuality and the Bible