Cosa succede quando un figlio fa coming out in una famiglia ebrea ortodossa?
Articolo di Cathryn J. Prince pubblicato sul giornale online The Times of Israel (Israele) il 4 maggio 2017, liberamente tradotto da Alyssa Nocco
Mindy Sager Dickler è rimasta senza parole quando suo figlio minore, di nome Ely, ha fatto coming out:
“Non riuscivo a parlare. Mio marito gli disse ‘Noi ti amiamo, sei nostro figlio e perciò non cambia nulla’, allora mi sono avvicinata a lui e l’ho abbracciato forte” racconta rievocando quel weekend di Rosh Hashanah [il Capodanno ebraico, n.d.t.] di cinque anni fa.
Ricorda di essere andata a dormire con molte domande: “Era una nuova realtà. Ricordo di essermi resa conto che tutto quello che avevo sempre pensato, che tutti i miei figli sarebbero cresciuti e si sarebbero sposati con qualcuno del sesso opposto, era un dato di fatto presente solo in fondo alla mia mente. E poi puff! non c’era più, e non avevo un’immagine nuova con cui sostituirla” ricorda.
Trascorsa qualche settimana dall’accaduto, Mindy ebbe un’illuminazione: “Ricordo di aver pensato che era stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Non ci poteva essere nulla di sbagliato in lui. È stato un pensiero molto confortante”.
Da quel momento ebbe inizio il viaggio di Mindy nel riconoscersi come la madre di un figlio omosessuale; un viaggio che molti genitori intraprendono, viaggio che può essere particolarmente complicato per i membri delle comunità ortodosse e haredi [comunità ebraiche particolarmente tradizionaliste, n.d.r.].
In questi ambienti il conformismo è la regola, e spesso i giovani LGBT e le loro famiglie si sentono stigmatizzati ed esclusi, afferma Miryam Kabakov, condirettrice dell’organizzazione Eshel con sede a New York, che sostiene gli ebrei e le ebree lesbiche, gay, bisessuali, transgender e le loro famiglie nelle comunità ortodosse.
La maggior parte dei genitori che cercano il supporto di Eshel non si espongono apertamente, a causa dei discorsi omofobici dei rabbini e di altri leader della comunità, o a causa delle posizioni ricoperte all’interno delle istituzioni della comunità dai membri della famiglia.
Infatti, i rabbini sono gli ultimi a cui molti genitori ortodossi di bambini LGBT andrebbero a chiedere aiuto, continua Kabakov: “Le comunità LGBT sono sempre più accettate nella società americana, ma il loro riconoscimento nel mondo ebraico ortodosso rimane ancora una questione molto delicata. Si stanno facendo grandi passi avanti, lenti e costanti, ma c’è ancora molto lavoro da fare”.
Inizialmente Mindy non sapeva a chi rivolgersi, fino a quando non sentì parlare del National Federation of Parents and Friends of Lesbian and Gays (PFLAG, Federazione Nazionale di Genitori e Amici di Lesbiche e Gay). Tuttavia, dopo aver partecipato a diversi incontri/riunioni/sessioni di gruppi laici, Mindy sentì che mancava qualcosa: essendo ebrea ortodossa, cercava qualcosa di più spirituale.
Grazie all’organizzazione Eshel, Mindy afferma di aver trovato il supporto di cui aveva bisogno, in particolar modo durante il ritiro annuale: “È stato un grande cambiamento per me. Non ci sono molti posti dove puoi andare ed essere completamente te stessa. Qui sei la benvenuta, è bellissimo”.
Il ritiro di quest’anno, dal 5 al 7 maggio [2017], sarà incentrato sul tema “Felici, in salute e santi”. Come negli anni passati, il ritiro aiuterà a rispondere alle domande che i genitori ebrei ortodossi si pongono quando il/la proprio/a figlio/a fa coming out. Un gruppo di rabbini ed esperti laici condurrà seminari e approfondimenti sui testi sacri.
“Quando un figlio o una figlia fa coming out, sorgono molte domande. Per loro significa lasciarsi andare. È liberatorio. Nel momento in cui parlano con i propri genitori, generalmente significa che hanno acquisito consapevolezza. Ma alcuni genitori si chiedono: ‘Cosa devo fare a riguardo?’” dice Kabakov.
I genitori si chiedono come tenere al sicuro i loro figli, o a chi, nella comunità ortodossa, possano rivolgersi per avere sostegno e una guida. Alcuni hanno domande sulle conseguenze mediche ed emotive di un/a figlio/a transgender. Altri vogliono sapere cosa dice la Halacha [il codice di diritto ebraico, n.d.t.] in merito all’omosessualità. Infine, alcuni genitori vogliono sapere come l’omosessualità di un/a figlio/a possa influire sulle possibilità di trovare una persona compatibile all’interno della comunità ortodossa.
Questa rimane una questione delicata nel mondo ebraico ortodosso, come dimostra un sondaggio riservato condotto da Eshel lo scorso febbraio, a cui hanno partecipato circa 300 genitori ebrei ortodossi e tradizionalisti con figli LGBT.
La priorità, per i genitori di figli LGBT, è l’accettazione e la felicità, spiega Kabakov: “Far capire ai genitori la lotta che i figli devono affrontare. La più grande prevenzione del suicidio è l’accettazione dei genitori. L’uso di droghe, la depressione e altri comportamenti pericolosi diminuiscono quando si è accettati. Il genitore può scegliere di accettare o rifiutare. Il nostro lavoro consiste nel far sì che i genitori accettino i figli per quello che sono, e per quello che dicono di essere”.
Secondo il Family Acceptance Project di San Francisco, l’accettazione e il sostegno delle famiglie aiutano a prevenire e ridurre i rischi per la salute mentale dei bambini e dei giovani LGBT, compresi il suicido, i casi di senzatetto e di HIV.
Solitamente, coloro che partecipano al ritiro sono persone provenienti dagli Stati Uniti, da Israele, dal Regno Unito e dall’Australia. Nel corso del tempo i genitori diventano molto legati fra loro, invitandosi a vicenda a matrimoni, bar mitzvah [la cerimonia di accettazione nella comunità ebraica, n.d.r.] e altre celebrazioni.
Significa rendersi conto di non essere soli, di trovare una comunità e di mettere a tacere le voci negative dei membri della sinagoga, della scuola e della società: “Il mio coming out, come madre di un figlio omosessuale, è stato lento e costante. All’inizio bisogna testare il terreno, e me lo immagino come un cerchio concentrico. Si inizia da coloro che ti sono più vicini, di cui ti puoi fidare, e da lì si va avanti” conclude Mindy.
Testo originale: Support group helps Orthodox parents of gay children out of the closet