Noi cristiani LGBT a quale speranza siamo chiamati? A essere noi stessi
Riflessioni di Daniele del Progetto Giovani Cristiani LGBT, parte terza*
Per guarire da questa “patologia”, la persona con tendenza omosessuale deve combattere gli stimoli omofili, con l’ausilio di tre elementi fondamentali: buona volontà, desiderio di cambiare e psicoterapia. Si può vivere un “cambiamento radicale” anche di tipo religioso, con un “miracolo psicologico”.
Ma la via maestra indicata rimane quella di uscire dall’autocommiserazione con ottimismo e la volontà ferma di eliminare l’omosessualità e la masturbazione.
Questa ricetta medica ha lo scopo di condurre alla guarigione per Aardweg, come lo scopo di una ricetta culinaria è quella di dar vita ad una ciambella (anche se non tutte escono col buco).
La guarigione si ottiene usando lo strumento dell’ironia contro l’io infantile e lamentoso che abita nell’omosessuale, come un inquilino abusivo da mettere alla porta.
L’autore afferma che si tratta di un percorso da compiere a piccoli passi, lungo anni, che deve fare i conti con la perdita della speranza ma che può portare alla scomparsa della componente omoerotica e al risveglio di una eterosessualità assopita, anche con l’ausilio dello sport e il recupero del contatto con i coetanei dello stesso sesso.
Infine, come per ogni patologia che si rispetti, l’autore prevede una forma di prevenzione. Qual è il vaccino per l’omosessualità? Essere dei buoni genitori per i propri figli, considerare il ragazzo come maschio, la ragazza come femmina e come educatori non dire mai che l’omosessualità sia innata, perché questa idea potrebbe indirizzare il giovane verso una “direzione funesta”.
Quella che secondo me viene fornita alla persona da questo libro (“Homosexality and Hope. A psycologist talks about treatment and change” di G.V.D. Aardweg, psicologo e psicoterapeuta olandese), è una falsa speranza, una mera illusione a cui aggrapparsi, che aumenta l’odio verso se stessi e questa sfera che fa parte della propria vita.
Induce il soggetto ad avere false aspettative che se non verranno rispettate potranno davvero portare a terribili conseguenze.
Fortunatamente le scienze umane oggigiorno sono arrivate a dire con chiarezza che l’omosessualità è una variante naturale dell’orientamento sessuale umano. Il vero problema non è dunque scoprire il motivo eziologico quanto aiutare la persona a vivere con serenità questo aspetto della vita, serenità che libri come questo, così come le teorie riparative di altri autori tra cui Joseph Nicolosi, distruggono.
La speranza che nutro è che sempre più persone prendano consapevolezza della dannosità di certe visioni delle cose, e che si discostino il più possibile da ciò che può nuocere alla propria interiorità, come questi metodi riparatori che ho sperimentato con sofferenza sulla mia pelle e che non auguro a nessuno di rivivere.
* “Sono cresciuto sin da piccolo in un ambiente profondamente cristiano, la mia parrocchia è stata la mia seconda casa, il grembo materno nel quale potermi rifugiare dai problemi che vivevo nel focolare domestico. … Per il semplice fatto di sentire delle pulsioni verso alcuni compagni di classe o addirittura di provare dei sentimenti che sono propri dell’essere umano, mi sentivo sbagliato. Così una volta terminato il liceo e lasciato il seminario, per via di questa profonda dicotomia interiore tra fede e orientamento sessuale, ho cercato in internet una soluzione a quello che credevo essere “un problema”. … Mi sono imbattuto negli scritti di autori accomunati dal medesimo comune denominatore: l’omosessualità è un problema, una patologia della mente in cui tutti possono incappare ma dalla quale, con impegno e forza di volontà si può uscire. … Spero che queste riflessioni possano aiutare tanti ragazzi e ragazze che stanno soffrendo come ho sofferto io, a rifuggire dalle “teorie riparative” che sono solo un’illusione distruttiva, capace di togliere pace e forze spendibili invece nell’amare se stessi, Dio e gli altri così come si è, unici e originali! A tutti auguro, a me in primis, un viaggio entusiasmante al “centro di se stessi”. Qui trovate la storia di Daniele.