Icontroversy. Perchè l’amore non è un crimine
Dialogo di Lidia Borghi con Antonio Prisco, autore del cortometraggio Icontroversy (2012) del 7 novembre 2012
Antonio Prisco è un giovane filmaker campano. Armato di iphone, ha dato vita ad un cortometraggio dalle scene alquanto crude che intende denunciare il pesante clima omofobico che, nel nostro Paese, è oramai diventato emergenza sociale. In soli quattro minuti e ventun secondi l’autore ha messo insieme, grazie ad un sapiente montaggio, un video di forte impatto capace di inchiodare chi guarda di fronte allo schermo. E alle proprie responsabilità. Volentieri Prisco ha accettato di rispondere ad alcune domande, tra un festival cinematografico e l’altro.
Antonio, a nome delle persone che frequentano il portale del Progetto Gionata su fede e omosessualità ti do il benvenuto. Comincio dal titolo del tuo cortometraggio: perché Icontroversy?
R.: Quando ho cominciato a girare Icontroversy sapevo che avrei affrontato un tema abbastanza delicato. Sapevo che avrebbe causato critiche perché era mia intenzione pormi e porre domande con un linguaggio senza censure, volevo mostrare la mia verità sul tema “discriminazioni”.
Però è un titolo provocatorio solo in apparenza, direi più ironico che provocatorio perché alla fine è controversa non la diversità ma la discriminazione contro la diversità, in ogni forma.
Guardando la tua opera breve non si può non rimanere colpite/i dalla crudezza delle immagini; davvero un video di forte impatto. Quale il suo scopo?
R.: E’ il mio piccolo contributo per i diritti di ogni essere umano. Sono sempre stato molto attento al mondo degli outsider, ho sempre avuto un’attrazione per le minoranze. Il mondo “fuori” da ciò che è standard o omologato è sempre ricco di contraddizioni forti e a volte di storie cruente. La sua crudezza è anche il suo fascino perché è reale, non preconfezionato.
Il controverso tema dell’omosessualità cristiana viene fuori in modo prepotente dal tuo cortometraggio, come a dire che l’omofobia è legata a doppia mandata con l’atteggiamento di netta chiusura di certo mondo cattolico (e non solo) nei confronti delle persone LGBT. Quanto c’è di vero in tutto ciò?
R.: Non possiamo essere ipocriti di fronte a un dato di fatto: il mondo cattolico è nella stragrande maggioranza assolutamente contro l’omosessualità, la famiglia non convenzionale, l’adozione da parte di coppie non legate al matrimonio. Tutto questo mi sembra già abbastanza ridicolo. Però è tristemente vero!
Guardando il tuo corto ho avvertito la tua stessa rabbia nei confronti di tutte quelle mani – il più delle volte ignote – che si sono alzate per colpire le vittime dell’odio omo-transfobico. Alla protagonista di Icontroversy fai dire, ad un certo punto: «L’amore non è un crimine». Invece, mentre producevi il tuo cortometraggio, nel mondo continuavano a consumarsi innumerevoli crimini contro l’umanità altra come torture, pestaggi ed impiccagioni. Davvero siamo di fronte ad un nuovo Medioevo?
R.: Questa è una definizione che ha scritto qualcuno su un articolo dedicato al mio short-movie e mi è piaciuta molto. E’ vero comunque, mentre parliamo io e te, in parecchie parti del mondo ci sono persone che vengono perseguitate, torturate ed uccise semplicemente per “un modo di amare”. Tu come lo chiameresti tutto questo, Rinascimento?
All’interno della nutrita rassegna stampa su Icontroversy che gira per il web si legge, fra le altre cose, in inglese: “We are all guilty of today’s Homophobia”. Perché è importante che l’intera umanità cambi atteggiamento nei confronti del mondo LGBT?
R.: Non riesco ad accettare che nel 2012 ci siano ancora discriminazioni di tipo sessuale. Siamo colpevoli tutti anche quando non denunciamo, quando preferiamo stare zitti, quando non facciamo “politica”, quando non abbiamo coscienza, quando non abbiamo coraggio. L’intera umanità deve cambiare atteggiamento perché avremmo già dovuto imparare la lezione dalla storia. C’è stato il nazismo, l’inquisizione, l’olocausto, l’apartheid, il KKK, tutte forme di repressione di tipo diverse ma con un unico denominatore: la stupida convinzione che un uomo sia migliore di un altro e omologabile come una macchina. L’umanità fatta di gente uguale resta nell’ignoranza, non fiorirà mai, non si evolverà.
Quanto la tua educazione “estremamente cattolica” – come tu stesso l’hai definita – ha influito sulla genesi di Icontroversy?
R.: Credo che l’educazione cattolica abbia influito non solo su Icontroversy ma su tutta la mia vita. Da bambino mi hanno insegnato che l’amore è solo tra uomo e donna e che il sesso è peccato. Se non avessi avuto amor proprio e spirito critico adesso sarei in una clinica psichiatrica o a fare i conti con i miei sensi di colpa. Con Icontroversy ho esorcizzato i miei demoni dell’adolescenza che, devo ammettere, mi hanno permesso di essere un ribelle, uno spirito combattivo.
Mentre il tuo cortometraggio sta facendo il giro di tanti festival cinematografici LGBT del mondo, ti chiedo un piccolo tributo alla splendida protagonista di Icontroversy, Lia Zeta. Dicci qualcosa di lei.
R.: Lia Zeta è una sorta di mia grande madre adottiva. Oltre ad essere una mia carissima amica è una persona alla quale devo molto. Ci conosciamo da molti anni e mi ha fatto “vedere” una parte di vita prima inesplorata.
Credo sia una delle persone più brillanti ed intelligenti che mi siano capitate lungo la strada, dotata di enorme coraggio, grande fascino, bellezza interiore. La conobbi una sera di molti anni fa tramite un amico comune e ne rimasi folgorato. Ha una cultura da strada che farebbe gola a uno scienziato o un ricercatore ma ciò di cui le sarò per sempre grato è l’avermi insegnato ad amare le persone guardando solo al loro cuore.
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