Mamma Schiavona e la “juta a Montevergine dei feminielli”
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Riflessioni di Stefano Izzo
Il 2 febbraio è la Festa della Presentazione al Tempio di Gesù e della purificazione di Maria. Essa è detta Candelora perché Simeone nel vangelo del giorno chiama Gesù luce delle genti. In questo giorno avviene la JUTA o pellegrinaggio dei Femminielli. Antesignana del Pride.
40 giorni dopo Natale gli eredi degli antichi eunuchi di Cibele che poi salvarono l’icona della Madonna bizantina portandola sul monte Partenio di Avellino, salgono con tammorre e strumenti vari per danzare la diversità e affidarsi a Mamma Schiavona. Chiamata così perché di colore.
Il pellegrinaggio dei Femminielli non è stato mai ostacolato dal Vaticano. Ci provo’ l’abate Nazario anni fa come custode del Santuario di MONTEVERGINE ma fu richiamato da Roma.
Negli ultimi anni diverse associazioni del movimento lgbt organizzano una serie di eventi. Non manca mai Luxuria ad esempio e il patrocinio dei comuni locali con delibera di giornata delle diversità.
Ultimamente la tradizione si è arricchita di una storia apocrifa. Due ragazzi nel medioevo, sorpresi in amplesso amoroso, furono esiliati sul monte Partenio al freddo ma protetti da mamma Schiavona.
Una volta si saliva a piedi sfidando la neve e le intemperie e cantando canti a fronne di limone, in falsetti stupendi. I monaci aprono la Chiesa, entrano le pellegrine chi in ginocchio, chi baciando la porta santa e chi cantando e alcune col capo coperto da una veletta. Altri in abiti variopinti ma sempre eleganti.
Inizia la Santa Messa, scorrono lacrime e poi nella cappella della Madonna di fronte al gigantesco quadro Marcello Colasurdo avvolto da uno scialle di altri tempi inizia un dialogo in canto con la Madre che vi consiglio di vedere su YouTube, seguono canti di altri ragazzi giovani. Se osservate i video ci sono ragazzini effemminati cantare come angeli. Coppie etero e una folla immensa.
Successivamente si esce cantando sullo scalone del Santuario. Si compra il torrone con la nocciole irpine care anche alla Ferrero. Inoltre si compra una candela da portare a casa, immagini e rosari. E le castagne del prete, ovvero i marroni dei monaci.
Si danzano tarantelle nello spiazzale al suono di canti storici e numerosi antropologi e giornalisti studiano il fenomeno. Si consuma il pranzo a sacco o nelle trattorie senza far mancare la frittata di maccheroni. Infine si può giocare alla Tombola scostumatissima con la smorfia napoletana, ogni numero è evocazione di realtà da parte di drag queen di altri tempi.
La Juta dei Femminielli è Storia da conoscere.
Per approfondire> “La juta dei femminielli” e la festa di “Mamma Schiavona”