Credenti LGBT. Il Guado compie 40 anni di cammino
Intervista di Giusi D’Urso intervista a Gianni Geraci pubblicata su Adista Segni Nuovi n°1 del 9 gennaio 2021, pp.6-7
Gianni Geraci è un attivista dei diritti della comunita LGBT. Ha dedicato molta della sua attivita a un confronto e a creare un ponte fra fede e omosessualita, operando nel contesto di Milano e all’interno dell’associazione Il Guado che quest’anno compie 40 anni.
Associazione allo stesso tempo memoria e testimonianza del percorso che i credenti omosessuali hanno compiuto dall’inizio degli anni ‘80 del XX secolo a oggi entro la società e la Chiesa, e in relazione con altre realtà omosessuali quali “Agape”. L’intervista ripercorre alcune tappe della storia de Il Guado.
Da quali esigenze nasce Il Guado?
La fine degli anni ‘70 era un periodo di grande vitalità nel mondo del dissenso cattolico e nel mondo LGBT, che cominciava a darsi una struttura grazie a quei personaggi che avrebbero fondato il movimento omosessuale. Nel 1979 Giovanni Dall’Orto pose nella rivista progressista cattolica Rocca il problema di come la Chiesa cattolica non facesse nulla per aiutare le persone omosessuali. Ricevette due risposte, una da parte di Ferruccio Castellano, impiegato Sip delle valli valdesi di Pinerolo.
Ferruccio rispose a Giovanni Dall’Orto affermando di essere credente e omosessuale, e che le due cose potevano andare insieme. La seconda risposta venne da don Domenico Pezzini che da Lodi si trasferì a Milano per frequentare la Cattolica. Anch’egli rispose che era possibile conciliare fede e omosessualità. Giovanni Dall’Orto mise in contatto queste due persone e Ferruccio molto motivato invito don Domenico a un campo che stava organizzando insieme a don Franco Barbero, sacerdote di Pinerolo, su fede e omosessualità.
Nell’estate del 1980 trovarono un luogo per il campo nel centro ecumenico di Agape gestito dai valdesi, che con autonomia organizzavano campi legati alla fede e all’impegno. Don Pezzini non vi andò. Ferruccio insistette, e nell’autunno del 1980 decise di mettere in contatto don Domenico con alcune persone di Milano. Si incontrarono il 20 dicembre 1980, data di nascita de Il Guado.
Da subito si fronteggiarono due anime, la prima legata al mondo del dissenso cattolico che desiderava lavorare affinché entro la Chiesa il discorso sull’omosessualità fosse previsto. La seconda formata da cattolici provenienti da vari movimenti (focolarini, lefebvriani, ecc.) che cercavano un luogo dove essere accolti e un prete che li assolvesse su un’omosessualita tenuta nascosta. Comunque più in generale Il Guado nacque dal bisogno di approfondire un tema fino ad allora considerato tabù. Un’esigenza sentita un po’ in tutta l’Italia Settentrionale, infatti nel Gennaio 1981 a Torino grazie a Ferruccio Castellano nacque presso il Gruppo Abele un gruppo che sarebbe poi divenuto “Davide e Gionata”, e successivamente a Padova sorse un terzo gruppo chiamato L’Incontro (non esiste più) per iniziativa di una persona valdese. Infatti ogni gruppo faceva riferimento a un cristianesimo progressista trasversale alle varie Chiese, in quanto in quel periodo l’omosessualità veniva vissuta come problema anche presso tutte le Chiese protestanti, a differenza di oggi.
Subito i gruppi fecero rete fra di loro, perché derivanti dalla medesima esperienza di Agape. I campi di Agape dal 1980 iniziarono a susseguirsi con cadenza annuale divenendo un’assemblea generale dei credenti omosessuali italiani che nel 1982 favori anche il sorgere di un gruppo a Bologna. E nello stesso 1982 si aggiunse ad Agape la Cittadella di Assisi come luogo dove organizzare Convegni di Studio. Tuttavia terminati nel 1985, perché l’anno successivo uscì la Lettera ai vescovi Homosexualitatis Problema della Congregazione per la Dottrina della Fede che vietò di ospitare omosessuali credenti che non aderissero a priori alla dottrina cattolica sugli atti omosessuali.
Si è pensato a una relazione tra la nascita del Guado e la nomina due mesi prima a vescovo di Milano del cardinal Martini. Ipotesi che non regge perché i rapporti con la Chiesa ambrosiana sono rimasti tenui fino agli anni ‘90. Gli unici preti del Guado non appartenevano alla diocesi milanese, infatti don Domenico Pezzini, rimasto fino al 1985, proveniva da Lodi e don Goffredo Crema, rimasto fino alla meta degli anni ‘90, veniva da Cremona.
Le due anime iniziali arrivarono allo scontro nel 1985. Quella contestatrice legata al dissenso, più interessata a entrare in contatto con il movimento omosessuale che partiva in quegli anni (Babilonia iniziò a pubblicare nel 1982) chiese di darsi una struttura con degli organi eletti rappresentativi e decisioni prese da un’assemblea. L’altra invece tese ad affidarsi al prete.
Ma la maggior parte delle persone aderenti al Guado volle che si arrivasse all’elezione di un consiglio e pur senza l’approvazione di don Domenico, si decise di procedere. Don Domenico risultò il più votato, ma non accettò la nomina. Il consiglio venne fatto lo stesso, escludendo don Pezzini e giungendo quindi alla separazione formale. Da questa nacque un altro gruppo a Milano, La Fonte, formato da coloro andati via perché al Guado, non essendoci più un prete, pensavano che il gruppo si sarebbe sciolto. Cosa che non avvenne.
Qual è l’organizzazione dei momenti d’incontro?
Inizialmente si faceva un incontro mensile su tematiche inerenti a fede e omosessualità. Oggi se ne fanno due. Erano privilegiati argomenti religiosi, preparati da don Pezzini o da qualcuno del gruppo. Ma il fatto che si volessero mantenere rapporti con il movimento omosessuale fece in modo che si finisse per invitare rappresentanti di tale movimento.
Fra l’aspetto omosessuale e quello di fede cosa prevalse maggiormente?
Io sono giunto nel 1989. In quel momento Il Guado era una sorta di parrocchia: incontri per lo più su temi religiosi e a seguire la messa celebrata da don Goffredo Crema, nel frattempo giunto al gruppo. Dopo si andava a mangiare una pizza. Dal 1989 nel momento in cui il Guado trovò una sede, si iniziò a mangiare in sede.
Nel 1994 don Goffredo andò via per fondare un gruppo a Cremona. La perdita della messa fu vissuta come un trauma che allontanò molti. Ma il fatto di trovarsi per celebrare una messa era una cosa poco ecclesiale e molto clericale. Io divenni presidente in questo periodo e misi subito in chiaro che non avrei fatto riprendere la messa del sabato, prima di tutto perché per essere ecclesiali bisognava andare in parrocchia alle 18.30, secondo perché dovevamo imparare a fare senza preti (in occasione dei 30 anni del Guado scrissi che in quel lasso di tempo avevamo imparato a diventare dei cattolici adulti non bisognosi della balia di un prete, anche se nel mentre i cattolici adulti avevano iniziato a passare di moda intruppati nel 2010 dalla rigida centralizzazione della CEI che tagliava i fondi dell’8 per mille a chi non ne seguiva le indicazioni).
Constatati tali problemi verso il ‘95 contattammo la diocesi di Milano, instaurando un rapporto di liberta che fece emergere l’impronta del cardinal Martini attento al rispetto dei ruoli. Ci venne detto che la messa in sede era da escludersi, e che era possibile chiedere sedi per ritiri. Un rapporto molto maturo sia da parte nostra che della Chiesa ambrosiana.
Cos’è adesso il Guado?
Intorno al 2000 cambiammo denominazione definendoci un gruppo di confronto su “fede e omosessualità”: erano arrivati omosessuali non credenti e credenti non omosessuali interessati a una Chiesa più inclusiva in un momento invece di chiusura della stessa Chiesa. Divenimmo un’associazione di volontariato riconosciuta dalla Provincia di Milano, e in seguito ad alcuni casi interni contattammo i servizi sociali di Milano partecipando a un progetto “omosessualità e terza età” che mirava a ricostruire la memoria delle persone anziane.
Da quel periodo Il Guado ha iniziato a offrire tre strade diverse: 1. Centro culturale non riservato solo ai soci (per l’attuale presidente Luciano Ragusa il Guado e l’unica realtà che faccia cultura LGBT a Milano). 2. Formazione religiosa; fino al Covid avevamo un momento di Lectio divina. 3. Spazio di aggregazione per chi non ha altri luoghi dove socializzare.
Esisteva un problema generazionale, poi risolto due anni fa grazie alla struttura stessa del Guado: il gruppo non e solo un luogo di confronto tra fede e omosessualità ma anche un posto di ospitalità per esperienze di umanizzazione. Abbiamo iniziato a ospitare realtà LGBT non riferentesi al Guado, un gruppo di autoaiuto per persone transessuali, un gruppo di autoaiuto per persone con difficoltà affettive e per un po’ il coro LGBT “Checcoro” di Milano.
Nel 2017 siamo entrati in contatto con alcuni giovani cristiani LGBT interessati a creare, a Milano, una realtà che fosse attenta al loro vissuto specifico. Da quell’incontro è nato, nel 2018, il Gruppo giovani cristiani LGBT del Guado, una realtà che si muove in completa autonomia rispetto al Guado, ma che con Il Guado interagisce e collabora creando momenti comuni. Due dei coordinatori di questa realtà fanno parte del nostro attuale consiglio e fanno un po’ da trait d’union tra il gruppo storico e il gruppo giovani.
A causa del Covid, non potendo più vedersi in presenza, sono partite diverse iniziative online, ed è partita un’esperienza di preghiera, quella della Liturgia delle Ore in rete: persone che si ritrovano a pregare tutti i giorni dall’8 di marzo la mattina le Lodi e la sera, anche con 40-50 partecipanti da ogni dove, la Compieta. Un’esperienza profetica.
* Giusi D’Urso è laureata in filosofia e si occupa di tematiche di genere nella Chiesa e nella teologia cattolica.