Come fare “coming out” con i genitori
Riflessioni di Richard Niolon tratto da psychpage.com (USA), liberamente tradotto da Tommaso
Il coming out con genitori e familiari è un processo arduo e complesso. In parte, il coming out riguarda te. Stai condividendo una parte di te molto personale con le persone che ami. Ciò lo rende un momento di possibile avvicinamento e di maggior legame, ma comporta anche il rischio di rifiuto e sofferenza.
D’altra parte, il coming out ricade su altre persone. In questo frangente la famiglia, che può aver “riconosciuto i sintomi”, ma tentava di ignorarli, deve ammetterlo con se stessa. Nel seguito sono riportati alcuni suggerimenti che possono aiutare a rendere il processo più semplice.
Scegli un buon momento
Non fare coming out durante una discussione, in momenti di rabbia o di risentimento. Il messaggio arriverà alla tua famiglia in un contesto ostile e trasmetterà le stesse impressioni negative. Questo renderà, a lungo termine, il cammino più difficile per te e per i tuoi familiari.
Concedi loro il tempo di abituarsi alla nuova situazione, prima di presentare il tuo ragazzo (o la tua ragazza) come tale. I tuoi possono essere propensi ad accettare il tuo “amico” (o la tua “amica”) più rapidamente e volentieri se la natura sessuale del tuo rapporto con lui (o con lei) non è sempre esplicitamente visibile. Lascia che vedano che il tuo “amico” (o “amica”) si prende cura di te e ti conosce a fondo, ti tratta bene e vuole che tu sia felice, proprio come desiderano i tuoi genitori. Questo elemento è, in fondo, quello che vuoi che sappiano del tuo partner e non il fatto che sia sessualmente attivo.
Ci vuole tempo
Sii consapevole che occorre tempo prima che la tua famiglia accetti questa parte di te, proprio come ne è servito a te. I tuoi familiari attraverseranno periodi di rifiuto, di accettazione e ancora di rifiuto, prima di accoglierti definitivamente per quello che sei e di comprendere, a grandi linee, che cosa significa essere gay o lesbica. Se hai scelto di fare coming out, hai avuto più tempo per affrontare questo aspetto, rispetto a quello che loro hanno adesso.
Invita i tuoi genitori a fare coming out
Suggerisci loro di parlarne con amici: tu hai avuto bisogno del supporto di altri durante la tua accettazione e anche loro avranno bisogno di un aiuto simile. Avere una lista di numeri di telefono, ad esempio quello dell’AGEDO, Associazione GEnitori Di Omosessuali, può essere utile.
Si valuti anche la possibilità di una persona che funga da “contatto familiare”. A volte un genitore resterà male per non essere stato il primo a saperlo. Tuttavia, sia tu sia i tuoi genitori potete beneficiare di qualcuno in famiglia con cui parlare non solo del coming out in generale, ma anche del suo andamento nel tuo caso e dei suoi sviluppi. Una zia o uno zio, un fratello, un nonno possono aiutare enormemente.
Sii preparato e paziente
Sii pronto a risposte negative, a paure religiose e a suggerimenti di terapie. Spesso, di fronte a un fattore stressante che non si gestisce agevolmente, speriamo solamente che cambi.
Questa speranza potrebbe essere stata anche la tua: puoi avere “desiderato” solo di essere etero. È normale che i tuoi genitori, di fronte alla scomparsa del figlio che pensavano di avere, allo svanire delle possibilità di avere i nipoti che avevano sognato e di altre speranze che avevano in serbo su di te, abbiano un certo shock e che si augurino che le cose semplicemente cambino, tornando “com’erano prima”.
Si consideri l’eventualità del caso peggiore e delle sue conseguenze. Fare coming out è un processo difficile già in condizioni ottimali. Se necessiti del sostegno finanziario ed emotivo dei tuoi genitori e temi seriamente che “ti diserederebbero” appena ti rivelassi, allora pazienta finché puoi parlarne con loro con meno paura e ansia. Questa decisione può sembrare “nascondersi”, ma non lo è.
Non vi è alcun motivo per non costruirsi una cerchia di amici e altri familiari, che possano essere un supporto emozionale “alternativo” in caso di difficile coming out in famiglia.
Sii pronto ad istruire
Spiega che il tuo orientamento sessuale è determinato biologicamente e che non puoi controllarlo, allo stesso modo in cui i tuoi genitori non sono in grado di modificare il loro. Essere gay o lesbica non è “colpa” loro e non è la conseguenza di qualcosa che “è andato storto”.
Alcuni genitori suggeriscono la terapia. Ci sono molti “esperti” che pretendono di impartire una “terapia riparativa” e alcuni improbabili personaggi nei media, ad esempio la famigerata “Dottoressa Laura”, sostengono che questa sia efficace e indispensabile per raggiungere la serenità. Questo metodo non ottiene alcun risultato e nessun dato scientificamente provato è stato mai raccolto e confermato per legittimare questo tipo di “cura”.
L’American Psychological Association ha comunicato che trattamenti mirati a “forzare” l’orientamento sessuale di qualcuno sono contrari alla deontologia. Spesso questi gruppi di gay e lesbiche “guariti” sono solo enormemente colpevolizzati per le proprie esigenze sessuali e d’intimità.
Si dedicano meramente a tentare di rinunciare a tutti i loro aspetti sessuali e di conformarsi a stili e aspettative di vita eterosessuali, evitando “ricadute” attraverso incontri settimanali con“gruppi di sostegno” religiosi. Nei quali, in realtà, dopo alcune ore si consuma una consistente attività sessuale, da tenere al nascosto di tutto e tutti.
Quando i tuoi genitori hanno letto suggerimenti su come parlarti di questioni delicate, quali l’uso del vasino, il sesso e il matrimonio, gli è stato consigliato di adottare gli stessi termini che volevano che tu utilizzassi.
Sii quindi paziente mentre i tuoi genitori imparano a usare la lingua che tu insegni loro.
Spiega la differenza tra i termini “gay” e “lesbica” rispetto a “omosessuale” e “frocio”. Concedi loro di riferirsi al tuo partner come ad un “amico” o ad un’“amica” per un po’ di tempo, finché non saranno a loro agio a chiamarlo il tuo “ragazzo” (o la tua “ragazza”).
Sii pronto a parlare di AIDS. Mentre, da un canto, i tuoi genitori possono non esser preparati a dettagli concreti e non chiederti nulla per paura di confrontarsi con informazioni che non pensano di poter gestire, al contempo hanno certamente bisogno della conferma che sei sano e sieronegativo. Naturalmente, se sai di essere sieropositivo, mentire alla tua famiglia proprio all’inizio non è indicato. Sii pronto a discutere l’argomento quanto approfonditamente o sommariamente la tua famiglia desidera.
Alcuni si procurano un libro o del materiale da leggere, pronto da dare ai genitori. È un bel modo per ricordare loro con delicatezza un argomento sul quale hanno ancora da imparare e per permettere loro di leggere a riguardo, riflettendovi quando si sentono pronti.
Spiega perché stai facendo coming out
Spiega loro che ne stai parlando perché li ami e non vuoi essere falso con loro. Dì loro che non sei solo in questo percorso e che hai amici gay e lesbiche che ti sostengono. A volte i genitori reagiscono con preoccupazione per i loro figli: sanno che vi è un mondo ingiusto ad aspettarli.
Assicura loro che, pur sapendo che esiste discriminazione, ti difenderai e saprai gestire le conseguenze della decisione di essere quello che sei. A volte, aiutare i genitori a comprendere il peso stressante di non essere dichiarato pubblicamente e la separazione definitiva dalla famiglia che molti gay e lesbiche finiscono per accettare o subire, facilita l’avvicinamento.
Urvashi Vaid, una dei portavoce per i diritti di gay e lesbiche, una volta riferì che la madre le chiese perché dovesse essere così esplicita riguardo alla sua sessualità e perché non potesse essere, al contrario, un tema solo privato. Vaid chiarì che il coming out era un atto tanto politico quanto personale.
Il coming out informa le persone che gay e lesbiche esistono intorno a loro; noi siamo, in larga misura, una “minoranza invisibile”. Il coming out ci rende riconoscibili: offre l’occasione agli altri di rendersi conto dei propri pregiudizi e di superarli, di constatare la discriminazione nel mondo e di considerare questi problemi per conto proprio, prima di esser chiamati in causa a riguardo da qualcun altro, in un’occasione successiva magari meno serena.
Infine, alcune accortezze devono essere suggerite riguardo al coming out. Per molti versi, l’affermazione di te stesso agli altri e il sostegno e incoraggiamento che ne derivano sono liberatori. Ricorda, tuttavia, che al mondo vi sono molte persone vittime di pregiudizi: qualcuno potrebbe farti del male, insultarti, o in generale far di tutto pur di renderti infelice, alla notizia che sei gay o lesbica.
Perché lo fanno? Per molte ragioni.
Verosimilmente la ragione principale è un disagio personale. Le persone che non si sentono bene con se stesse hanno spesso bisogno di un Noi e di un Loro per organizzare il loro mondo. Il Noi è popolato da persone sempre buone, corrette, intelligenti, sagge, di bell’aspetto: in generale, la spina dorsale della società. Il Loro vede all’attivo solo gente cattiva, immorale, repellente, stupida: la rovina della collettività. In poche parole, essere così sicuro che tu sia “malato” e immorale mi fa sentire sano e nel giusto.
Questo può condurre alla violenza, o al “fag bashing”, ossia il “bullismo contro i froci”. Alcuni si sentono enormemente minacciati dal loro attaccamento emotivo, che presenta aspetti forse anche sessuali, verso persone del loro stesso sesso. Vederti così a tuo agio nell’esprimere questi sentimenti, spesso li fa rendere improvvisamente conto di impulsi che non vorrebbero ammettere di avere. “Mettere a tacere” te, mette a tacere i pensieri che loro stessi non vogliono prendere in considerazione.
Nel complesso, il coming out è un processo normale, che ricopre un ruolo fondamentale per accettare chi sei e per farti sentire bene con te stesso. Puoi essere più “out” in alcuni ambienti che in altri, fare coming out in modi diversi secondo le persone e aspettarti che a volte vada bene e altre meno.
Questa fase è una parte rilevante del tuo percorso di identificazione e di avvicinamento agli amici e alle persone care.
Testo originale: How to Come out to Parents