Benedetti matrimoni gay. Cosa ne pensa il nuovo Arcivescovo di Canterbury?
Articolo di di Giuseppe Acconcia tratto da “il manifesto” del 10 novembre 2012
E’ Justin Welby, 56 anni, il 105esimo arcivescovo di Canterbury. Nominato vescovo di Durham da un anno appena, laureatosi nella prestigiosa Università di Eton, Welby è un uomo dalle tante vite. Suo padre è stato commerciante di whisky negli anni del proibizionismo negli Stati uniti, prima di diventare dirigente di una delle aziende produttrici di alcool sopravvissute alle chiusure.
Figlio della segretaria privata di Winston Churchill, come il padre, anche Welby ha completamente capovolto la sua vita. Ha iniziato a lavorare per la Elf in Francia ed è stato poi tesoriere per undici anni dell’Enterprise oil, compagnia petrolifera impegnata soprattutto in Nigeria. Ma nel 1987 è arrivata la vocazione.
Welby prima è diventato prete anglicano e poi si è laureato in teologia all’Università di Durham. Mentre molti suoi vecchi colleghi venivano arrestati per corruzione, Welby discuteva la sua tesi dal titolo: «Le aziende possono peccare?». Con la moglie Caroline è padre di sei figli, una delle quali, Johanna, è morta in un’incidente stradale nel 1983: l’episodio che ha segnato più duramente la sua vita.
Una volta diventato vescovo, Welby è stato per due anni direttore di un ospedale del Servizio sanitario nazionale (Nhs). Non solo, l’arcivescovo di Canterbury è uno degli esponenti della commissione parlamentare sui tassi interbancari, nominata dopo lo scandalo dell’estate scorsa sulla falsificazione del Libor, che ha portato alle dimissioni dei vertici della Barclays e coinvolto i maggiori istituti di credito britannici.
Il pragmatico vescovo di Canterbury salirà sul trono come guida della chiesa anglicana il 21 marzo prossimo, succedendo a Rowan Williams. «Essere nominato arcivescovo mi rende esterrefatto ed emozionato» – è stato il suo primo commento all’annuncio. «Sento il grande privilegio di essere responsabile della guida della chiesa in un momento cruciale e sono completamente ottimista sul suo futuro» – ha proseguito Welby.
L’arcivescovo ha poi incontrato la stampa nella residenza del palazzo Lambeth, periferia di Londra, circondato dagli affreschi dei suoi predecessori. Rivolto ai presenti, si è detto desideroso di usare per la prima volta Twitter per veicolare i messaggi dal trono che fu di Sant’Agostino (ndr.: di Canterbury).
Welby ha anche raccontato di aver aperto la lettera con l’annuncio del primo ministro, David Cameron, mentre si affrettava ad andare ad un appuntamento per strada e di aver esclamato «oh, no!». «Credo che avere come guida anglicana qualcuno che ha avuto una vita fuori dalla chiesa porterà un gran respiro di aria fresca» – è stato il primo commento di Cameron all’annuncio della nomina.
Una delle prime richieste del nuovo arcivescovo di Canterbury è che il Sinodo generale che si riunirà in questo mese approvi la legislazione che permetterà l’accesso all’episcopato per le donne. Se Welby, da una parte, ha sottolineato come ogni discriminazione in base al sesso non verrà permessa, dall’altra, ha confermato la sua opposizione contro i matrimoni tra omosessuali.
Ma i toni sono apparsi conciliatori. «È assolutamente giusto che lo stato definisca i diritti e lo status di persone che convivono in forme diverse di relazione, incluse le unioni civili. Non dobbiamo permettere che in nessuna parte della chiesa ci sia spazio per l’omofobia» – ha detto Welby.
Ma è andato anche oltre: «So di dover ascoltare attentamente le comunità Lgbt e esaminare le mie convinzioni personali». Welby si è poi espresso a favore dell’ordinazione di preti omosessuali se accettano il celibato.
In merito ai tagli allo stato sociale, imposti dalle misure di austerità volute dal governo conservatore, il nuovo arcivescovo di Canterbury non si è mai sbilanciato. «Credo che iniziative come Occupy Saint Paul riflettano il senso che qualcosa è sbagliato, ma dobbiamo chiederci cosa»- ha concluso Welby nel perfetto stile diplomatico della chiesa anglicana.
Nella gestione pastorale, per Welby sarà complesso mettere in atto il promesso episcopato femminile, che ancora trova una dura critica nelle gerarchie ecclesiastiche. Infine, dovrà riformare la carente gestione della chiesa di Canterbury nel mondo e mettere in discussione l’intero sistema di finanziamento della chiesa anglicana, su base di congregazioni.