Comunione e Liberazione. Nei secoli fedele al dogma che fa male
Lettera aperta di Lidia Borghi alle/agli esponenti di Comunione e Liberazione scritta durante il Meeting di Riccione 2012 (19-25 agosto 2012)
Ci risiamo. Fatto salvo qualche rarissimo caso di voci fuori dal coro ecco far capolino, dalle pagine dei maggiori quotidiani italiani, le posizioni ufficiali del popolo di Comunione e liberazione (CL) in merito al matrimonio fra persone dello stesso sesso.
Mi riferisco a voi, donne e uomini cattolici di CL che, dalla fine degli anni ’70, durante il periodo agostano vi riunite a Rimini per discutere dello stato dell’arte del cattolicesimo all’interno della società italiana. Quale occasione migliore di quella del meeting di Rimini, quindi, per rispondere alla più spinosa domanda che aleggia nell’infuocata aria estiva di questo 2012 di crisi e recessione?
E così avete colto al volo l’occasione offertavi dal cronista di turno per dire la vostra, dando la stura al peggior repertorio di parole d’odio omofobico: “un male per l’umanità”, “un’assurdità”, “un rischio per l’avanzamento della specie”, “non si può andare contro natura”, ecc. giusto per citare le più eclatanti.
Mi chiedo quale sia l’origine della vostra protervia, unita alla poca accortezza con la quale, mentre mostrate la vostra imperitura fedeltà al Magistero della chiesa cattolica, vi permettete di offendere una parte tanto consistente di cittadine e cittadini italiani, indifferenti come siete alla necessità umana, prima ancora che civile, di garantire a tutte le persone, su questa terra, gli stessi diritti e gli stessi doveri di fronte a Dio e di fronte all’umanità intera.
A leggere le vostre parole intrise d’odio, mentre rabbrividisco, mi sovviene una domanda che giro a voi, donne e uomini in cammino – verrebbe da dir retrogrado – alla ricerca del senso cattolico delle vostre piccole vite: che cosa vi spinge ad un punto tale di cecità civile?
Vi dice forse qualcosa la Buona novella che Gesù ci lasciò in eredità al fine di liberarci e di non condannare il nostro prossimo, che dovrebbe essere il destinatario della nostra più alta forma d’amore, quello stesso che proviamo per Dio? Forse che Gesù ha chiesto a tutte e tutti noi di giudicare quel prossimo oppure di vivere nella speranza, mentre la suscitiamo in chi è altra/o da noi?
Come potete pretendere di mantenere accesa la fiamma del lucignolo se, attraverso dichiarazioni così taglienti, mostrate di prediligere una fede vacua, per nulla ardente di quell’amore che Gesù ci ha lasciato in eredità?
Che ne è stato delle vostre nobili aspirazioni di giovani cattoliche e cattolici, quando avete scelto di seguirLo e di mettere in pratica la vostra umanità, fatta di giustizia e di amore? È dunque questo il vostro modo di rimettere le vostre effimere esistenze nelle Sue mani? O non è forse vero che vi sentite donne ed uomini spenti, che hanno smarrito la via della Casa del Padre per seguire i falsi miti di un cattolicesimo svuotato di ogni intento spirituale?
Che cosa, davvero, vi fa paura nel matrimonio fra persone dello stesso sesso? Che cosa pensate di perdere, una volta che esso verrà esteso – perché questo accadrà, volenti o nolenti – ai tanti gay e alle tante lesbiche che potranno, infine, accedervi? Davvero vorreste farci credere che l’amore fra persone dello stesso sesso è contro natura? Davvero pensate che le coppie formate da donne che amano una femmina e da uomini che amano un maschio siano sterili? È questa la vostra idea di fede adulta e consapevole?
E, cosa ancor più importante: davvero volete far credere alla società italiana che nessuno dei vostri tanti amici gay (amiche lesbiche non ne avete?) vorrebbe sposarsi, poiché le unioni gay non durano, dal momento che esse si fonderebbero su ideali “estranei” a quelli delle coppie etero? Di quali valori state parlando, donne e uomini cattolici in cammino? Di quelli che hanno a che fare con la famiglia naturale, formata da un uomo e una donna che possano garantire la procreazione?
Qualunque persona sana di mente rifiuterebbe in modo categorico questa assurda presa di posizione e invece voi siete lì, in prima fila, al di là delle vostre assurde e viete barricate costruite sull’odio e sulla discriminazione, a continuare nella divulgazione di pensieri ostili dal chiaro intento discriminante.
E, a conclusione di tutto questo vostro intorbidamento di acque, non trovate di meglio da fare se non sottolineare quanto sia complessa la questione; mi domando che cosa ci sia di complesso nel voler accedere all’istituto del matrimonio, così com’è, da parte di gay e lesbiche. E a voi giro la domanda.
In conclusione vi chiedo di fare con me un piccolo esercizio di onestà intellettuale: che ne direste di lasciar da parte, almeno per 24 ore, la vostra ideologia cattolica per abbracciare, davvero, l’unico e solo valore che Gesù ha posto nelle nostre mani, così com’è scritto nei Vangeli? Volete voi, insieme a me e a migliaia di persone omoaffettive cristiane sparse per l’Italia, vestirvi dell’amore di Dio?
“Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.
Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.
La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;
nel suo nome spereranno le genti.”
(Mt., 12, 18-21)