Dopo le parole del papa bisogna cominciare ad accogliere nella chiesa le coppie omosessuali
Articolo di Virginie Ballet pubblicato sul sito del quotidiano Libération (Francia) il 22 ottobre 2020, liberamente tradotto da Manuela Salipante
In un documentario presentato a Roma, papa Francesco si è detto favorevole alle unioni civili per le coppie omosessuali. Una svolta accolta con favore da Cyrille de Compiègne, portavoce dell’associazione cristiana LGBT+ David & Jonathan, per la quale, tuttavia, siamo ancora lontani dal riconoscere i matrimoni omosessuali.
Sarebbe, quella del Papa, una presa di posizione storica?
È la prima volta che un Papa pronuncia parole così forti e decise. Ricordiamo che all’inizio degli anni 2000, Joseph Ratzinger era fermamente contrario al riconoscimento delle unioni dello stesso sesso. Quindi, in questo senso, si tratta di qualcosa di storico, ma fa anche parte di una continuità che si può scorgere fin dall’inizio del pontificato di papa Francesco, che si trova ad intraprendere un percorso di apertura verso le persone LGBT, alle quali ha mostrato regolarmente sostegno e appoggio nel loro desiderio di accoglienza all’interno della Chiesa. Non si tratta più solo di accogliere le singole persone omosessuali, ma di riconoscere le coppie, che è ancora qualcosa di molto nuovo.
Francesco dice di essere favorevole alle unioni civili, il che non vuol dire riconoscere il matrimonio omosessuale. Non è forse una forma di discriminazione?
È anche vero che le precedenti posizioni assunte da papa Francesco a favore delle unioni civili, quando era arcivescovo di Buenos Aires, erano soprattutto volte ad evitare l’approvazione del matrimonio omosessuale in Argentina…
Noi chiaramente sosteniamo il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che sancirebbe la piena uguaglianza tra le coppie omosessuali e quelle eterosessuali. Molti dei nostri membri vorrebbero il riconoscimento religioso della loro unione, che certamente può essere celebrata civilmente in Francia, ma senza cerimonia religiosa o accompagnamento spirituale.
L’unione civile è responsabilità degli Stati, ma questo non smuove nulla a proposito dell’accompagnamento spirituale delle coppie nella Chiesa Cattolica.
A questo punto si tratta solo di una piccola frase estrapolata da un documentario. Quando cambierà la dottrina della Chiesa?
Noi la vediamo come una strategia di papa Francesco: è un argomento che cristallizza tantissime tensioni, e fa sorgere molti conflitti. Improvvisamente il cambiamento dottrinale è bloccato, ma ci sembra che il Papa cerchi di mostrare l’esempio di un processo di accoglienza e apertura, come modo di agire dal basso verso l’alto, aumentando il numero degli incontri con gli interessati.
Per questo permane una certa forma di ambiguità, che si potrebbe riassumere come segue: io rispetto, ma resto in disaccordo con questo modo di vivere. Nonostante tutto, nel corso del tempo si sono aperte alcune porte all’interno della Chiesa. Tale argomento è diventato più visibile. In alcune diocesi francesi sono emerse anche iniziative, come gruppi di discussione organizzati dalla pastorale familiare della diocesi, o periodi di ritiro e accompagnamento spirituale in strutture religiose specificamente destinate alle persone LGBT.
Il Papa ha anche dichiarato che “le persone omosessuali hanno diritto a una famiglia”. Questo apre la strada alla genitorialità LGBT?
Mi sembra che la famiglia a cui si riferisce sia piuttosto quella della Chiesa. Papa Francesco ha ricevuto un certo numero di persone LGBT, e penso che sosterrebbe qualcuno che venisse rifiutato dai suoi genitori, ma non interpreto questa affermazione come un’apertura alla convalida di un modello di famiglia LGBT, anche perché in precedenza aveva pronunciato parole, che mi sembrano ancora attuali, riguardo alla sua concezione del modello di famiglia, che resta quello di una coppia eterosessuale con figli concepiti biologicamente.
Ma affermare l’accoglienza all’interno della Chiesa rimane un gesto forte: alcuni dei nostri membri, impegnati nella loro parrocchia, subiscono ancora importanti discriminazioni, come il rifiuto del battesimo o del funerale.
A livello internazionale, ci sono ancora Paesi in cui la Chiesa Cattolica sostiene la penalizzazione dell’omosessualità, come è avvenuto a giugno in Gabon, quando l’arcivescovo di Libreville si è detto contrario alla depenalizzazione. Possiamo sperare che questo faccia davvero la differenza, soprattutto nel continente africano, dove la situazione delle persone LGBT è particolarmente complessa e il peso della Chiesa è molto forte.
Quale può essere l’impatto di queste affermazioni sulle discriminazioni che descrive?
Il Papa è una figura autorevole, che può fornire una forma di convalida alle persone LGBT che sentono il bisogno di aprirsi sull’argomento all’interno della propria parrocchia, ma la Chiesa Cattolica, in tutta la complessità della sua struttura istituzionale, continua ad essere molto divisa su questo. Per fare in modo che questa posizione prevalga, il Papa dovrebbe affermarla in modo davvero ufficiale.
Testo originale: «Affirmer l’accueil de ces couples au sein de l’Eglise reste un geste fort»