Omosessualità e vita cristiana. Spunti di riflessione
Articolo di Luciano Moia pubblicate sul quotidiano Avvenire il 25 febbraio 2021, pag.19
“Se l’accoglienza è distintiva del cristiano, essa non deve conoscere limitazioni, in quanto tutti figli dello stesso Padre“. Quindi «la partecipazione delle persone con tendenza omosessuale alla vita della comunità cristiana non dovrebbe sollevare problema».
Lo scrive don Fiorenzo Facchini, già docente di antropologia, in un agile sussidio con la prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi – Omosessualità e vita cristiana. Spunti di riflessione, Fondazione Ipsser, Istituto Veritatis Splendor – che in poco più di 50 pagine, di cui una ventina con stralci di documenti magisteriali, ha il pregio di sintetizzare gli spunti indispensabili per accostarsi a una questione complessa che non investe solo l’ordine morale, ma anche aspetti sociali, educativi, spirituali, pastorali.
Premessa fondamentale per addetrarsi in un arcipelago che, come scrive Facchini, «attraversa la storia dell’uomo fin dal- l’antichità legandosi al rapporto natura-cultura». Se la seconda non va assolutizzata «affrancandola da una base biologica», ma neppure ignorata «sottovalutando la dimensione culturale, familiare e sociale che accompagnano la crescita della persona», anche la scienza non aiuta a risolvere il grande quesito relativo alle cause e alle origini dell’orientamento omosessuale le cui espressioni non possono essere interpretate in modo univoco – scrive l’antropologo – a partire dagli studi e dalla casistica finora compiuti.
Sul fronte dell’accoglienza e dell’accompagnamento la sintonia con quanto sottolineato da papa Francesco in Amoris laetitia è profonda, ribadita anche da quanto scrive Zuppi nella presentazione, quando spiega che «nell’approccio al tema dell’omosessualità si è fatta più viva l’esigenza di rispettare ogni persona, nella dignità e nei diritti, perché ciascuno conosca e realizzi la volontà di Dio, si senta amato e accolto nella comune ricerca di corrispondere a quello che Dio chiede. Né discriminazione fra le persone, né giustificazioni di comportamenti che – precisa l’arcivescovo di Bologna – non corrispondono alla legge di Dio».
Ma, al di là di queste indicazioni di fondo, ormai ampiamente acquisite, qual è l’atteggiamento più opportuno da parte delle comunità cristiane? Facchini evidenzia la necessità di un impegno reciproco di chiarezza e di coerenza. Se le persone omosessuali «devono avere la possibilità di esprimersi nelle potenzialità della lo- ro persona, di offrire le proprie risorse nell’ambito sociale, civile ed ecclesiale», allo stesso tempo devono evitare «forme di ostentazione, quando queste possano pregiudicare i rap- porti di carità fraterna e di rispetto reciproco al- l’interno della comunità».
Altro aspetto che, secondo Facchini, va esaminato con attenzione è quella relativo al peso dell’ideologia nell’età evolutiva, in particolare quel cosiddetto gender che sostiene «il principio della fluidità del sesso e della scelta di ciò che si vuole essere». Affermazione che falsifica il dato naturale e, spiega ancora Facchini, «può far imboccare strade pericolose sul piano del comportamento realizzando una distorsione nello sviluppo della persona». Infine il piano morale, su cui l’autore si esprime con grande chiarezza: «La chiamata alla castità e al rispetto del proprio corpo è per tutti, a prescindere dall’orientamento sessuale», anche se una certa «complementarietà può esserci in forza di una certa intersessualità biologica e psicologica» e questo apre la strada a «qualche forma di arricchimento della persona nell’ambito della relazione omosessuale, non esclusa una condivisione di vita, anche senza parlare di vera complementarietà, andando oltre il piacere fisico, in cui si avrebbe un disordine oggettivo».
Quindi «si dovrebbe parlare di una relazione amicale singolare», profilando soluzioni «su un piano essenzialmente personale».