Alla scoperta di tutti i generi del mondo con Giorgia Vezzoli
Dialogo di Katya Parente con la scrittrice e poetessa Giorgia Vezzoli
Lei è Giorgia Vezzoli, scrittrice e poetessa che con i suoi libri educa i ragazzi in età (pre)scolare. Attraverso le sue storie insegna che a una bambina possono piacere i supereroi, e che le gonne non sono solo vestiti da femmine. Un lavoro importante il suo, di cui purtroppo c’è ancora bisogno.
Cosa sono gli stereotipi di genere, e come nascono?
Gli stereotipi di genere penso si possano definire, in modo semplice, come tutte quelle caratteristiche che attribuiamo alle persone semplicemente sulla base del loro genere di appartenenza. Sono come una sorta di pregiudizi in base ai quali giudichiamo, per esempio, l’uomo più portato alla leadership e la donna più portata alla cura…
Gli stereotipi di genere sono diversi, e sono lo specchio di una mentalità dura a morire, che ha conseguenze purtroppo concrete. Una di queste è quella di mantenere un contesto sociale di disparità di genere.
Qual è il target di età delle lettrici (e lettori) dei tuoi libri?
Finora ogni mia storia ha avuto un target differente. “Mi piace Spiderman…e allora?” è dai 4 anni, “Period Girl” dai 10 anni, “Ti amo in tutti i generi del mondo” per new adults e adulti. Tutti, comunque, sono sempre libri godibilissimi anche per gli adulti, perché hanno differenti livelli di lettura e tendenzialmente aiutano a superare dei pregiudizi. Poi ci sono le poesie, ma quella è un’altra storia…
Dove trovi l’ispirazione per le tue storie?
L’ispirazione ha per me qualcosa di insondabile, e al contempo di magico. Nel mio caso, credo che provenga soprattutto dal mio essere poeta. È come avere una sorta di mondo altro, a cui attingere per tirarne fuori delle idee e delle storie. A questa, spesso si aggiunge l’indignazione per le ingiustizie, che trasformo in energia creativa e che mi dà molta motivazione.
La protagonista del tuo ultimo lavoro, “Period girl”, è una ragazzina alle prese con il menarca. Che differenza c’è tra gli stereotipi di genere femminili e quelli maschili?
Li ritengo speculari, e in sostanza dannosi per entrambi: sia in un caso che nell’altro, infatti, possono limitare o ingabbiare la libera espressione di sé. Per le donne questo si traduce, per esempio, in una grande difficoltà a emergere nella società, o ad avere un rapporto paritario e basato sul rispetto con gli uomini. Ma anche per gli uomini, altro esempio, la pressione ad aderire a un concetto di maschilità tossica può negare loro la possibilità di esprimere emozioni come la sensibilità o la tenerezza… Insomma, superare gli stereotipi non è solo una questione di emancipazione femminile. Dovrebbe essere interesse di tuttə.
Come decostruirli e neutralizzarli?
Gli stereotipi di genere sono, soprattutto, nella nostra testa: non è facile decostruirli perché appartengono a una cultura nella quale siamo tuttə, chi più chi meno, cresciutə. Va fatto quindi un lavoro costante su sé stessə. Credo che il primo passo sia innanzitutto quello di imparare a riconoscerli informandosi e approfondendo il tema. Sicuramente l’educazione alla parità, al rispetto e alle differenze è fondamentale per creare una società non discriminante. Io in particolare credo poi anche molto nel potere delle storie che sono in grado di decostruire gli stereotipi in modo semplice, attraverso la rappresentazione di un modo diverso di vivere e di pensare.
Nuove prospettive dunque. E un pizzico di spirito critico. Sembra facile, e forse lo è, se per primi noi adulti iniziamo a pensarci più come persone, e un po’ meno come entità da incasellare a tutti i costi.
Ringraziamo Giorgia e rimandiamo i lettori al suo coloratissimo sito, dove potrete approfondire la conoscenza sua e dei suoi libri.