E’ nata la Rete di 3volteGenitori per genitori credenti con figli e figlie LGBT
Presentazione della Rete 3VolteGenitori fatta da Corrado del Gruppo Davide di Parma all’Assemblea nazionale online della Rete 3VolteGenitori del 14 Febbraio 2021
Oggi (14 febbraio 2021) dobbiamo festeggiare un evento: nasce la Rete Nazionale di genitori credenti con figli e figlie LGBT che si chiamerà “3VolteGenitori”.
Una realtà già esistente di 127 genitori di 14 regioni diverse, molti raccolti in 10 gruppi nati in questi anni, tanti altri singoli genitori, che tuttavia si organizza e prende forma, avendo in comune due cose fondamentali: essere genitori di un figlio o una figlia omosessuale/transessuale e credere in un Dio che tutti ama e non fa distinzione tra i suoi figli raccolti in una Chiesa bella, amabile, madre che abbraccia tutti.
Mi è stato affidato il compito di iniziare a delineare la fisionomia, i tratti che caratterizzano questa Rete e volentieri ho accettato.
Per fare questo prendo spunto dal brano di Isaia che la prima domenica di Avvento ci ha presentato, seguendo l’intuizione che Michela, mia moglie, ha avuto in quella domenica: “questo sembra proprio il brano che parla di noi, della nostra esperienza, della nostra rete”. E allora ringrazio prima di tutto Michela, la parte migliore di me e ringrazio anticipatamente voi che avrete la pazienza di ascoltarmi.
Il brano di Isaia dice:
“Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù… Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie in Sion; alza la voce con forza, tu che rechi liete notizie in Gerusalemme”. (Is 40,1,2,9)
Ho evidenziati le frasi che andrò a commentare.
“Consolate, consolate il mio popolo”
Nella realtà che abbiamo vissuto, in tanti ci siamo chiesti: “Ma cosa ci capita? Perché proprio a noi? Cosa diranno gli altri, gli amici, i parenti, la nostra comunità? Cosa abbiamo sbagliato?” E moltissimi, se non tutti, abbiamo pianto. Tuttavia il nostro sguardo “purificato dalle lacrime” come dice papa Francesco, ci ha permesso di entrare in empatia con i nostri figli e figlie LGBT, di riscoprirli e accettarli nella loro totalità, nella loro interezza.
Queste lacrime ci hanno fatto scoprire o riscoprire un Padre dei cieli che accoglie tutti, che tutti desidera e aspetta, che tutti consola. Si, siamo stati consolati!
Moltissimi di noi hanno intrapreso un cammino di esodo, di esilio, di deserto: siamo usciti dalle terre che conoscevamo, dagli amici, dai gruppi, dalle comunità di appartenenza per entrare in una terra sconosciuta, ricca di ostacoli, dove anche noi abbiamo patito la sete e la fame, fidandoci unicamente di una Parola: “Va dove io ti mostrerò. Io sarò con te, al tuo fianco”.
Allora in questo cammino spesso è capitato di sperimentare l’amore misericordioso e provvidente del Padre proprio attraverso l’incontro spesso misterioso con altri genitori e figli che prima di noi si erano inoltrati su questo cammino e che ci hanno rinfrancato e sostenuto. Abbiamo trovato delle oasi in cui ristorarci.
Con l’amore con cui siamo stati consolati possiamo consolare altri, dobbiamo consolare altri.
Da qui, da questa esperienza così profonda così intima, che ha cambiato le nostre vite, trova il suo perché “3VolteGenitori”. Abbiamo amato i nostri figli mettendoli al mondo e poi la seconda volta accogliendoli nel loro diverso modo d’amare. Infine siamo diventati genitori la terza volta quando siamo usciti dall’armadio per aiutare altri figli LGBT e altri genitori in questo cammino. E in modo particolare abbiamo a cuore i genitori con figli e figlie in un cammino di transizione, in un cammino che noi possiamo solo lontanamente immaginare quanto sia complesso, lungo, doloroso: voi siete i primi nel cuore di tutti noi!!
“Parlate al cuore”
Questa esperienza ci sta insegnando e ci ha insegnato a parlare innanzitutto al nostro cuore, a rientrare in noi stessi, a riflettere sul senso profondo della vita e della fede. A parlare anche al nostro sposo e alla nostra sposa con libertà e fiducia. Talora con conflitti, sofferenze e abbandoni ma sempre con verità: da persona a persona.
Stiamo imparando ad ascoltare anche il cuore dei nostri figli e figlie LGBT e la prima cosa che ci sentiamo di dire loro è: GRAZIE. Grazie per averci aperto il cuore con il vostro coming out, grazie per averci rivelato/donato la parte più intima e segreta di voi.
Questa esperienza ci sta insegnando ad ascoltare con verità il cuore di Dio che è Padre e Madre, fatto di misericordia immeritata e di tenerezza per ciascuno e per tutti.
Le lacrime, come abbiamo detto, hanno cambiato il nostro sguardo facendoci cercare e vedere il bene che c’è e che prima non vedevamo e ci hanno allargato il cuore anche verso altre realtà di emarginazione, di periferia.
Per tutto questo osiamo definirci: “Genitori Fortunati”.
Parlare al cuore ma essendo “pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è noi” come ci ricorda l’apostolo Pietro. Per fare questo siamo chiamati ad approfondire, a formarci, a studiare per capire con sempre maggiore chiarezza come calare la Parola di Dio in questa realtà così complessa che stiamo vivendo, con tutti i suoi risvolti antropologici, psicologici, sociali, politici nonché ecclesiali, che porta con sé.
Ci impegniamo anche a parlare in modo franco, perché l’amore non parla mai il linguaggio della paura, anche al cuore della Chiesa e dei nostri pastori, parlando loro non di idee o di teorie ma di persone, dei nostri figli, del loro cuore e della loro vita che ben conosciamo. Parlare al cuore della Chiesa perché diventi “la Chiesa del cuore”.
“È finita la schiavitù”
Anche noi eravamo schiavi di una cultura, di una ideologia, di un processo storico, di una visione distorta della Parola di Dio che ci lasciava imprigionati e chiusi nel nostro armadio. Finalmente siamo stati liberati sia dagli studi delle scienze umane che di esegesi biblica e di teologia, nonché incontrando altri genitori e figli.
Finalmente possiamo vedere anche questi nostri figli LGBT, come tutti gli altri, belli come sono, con la loro diversità che diventa ricchezza, con il loro diritto all’amore e alla felicità e di essere amati per quello che sono, con la capacità di essere dono l’uno per l’altro. Molti di questi figli hanno abbandonato la Chiesa ma molti hanno continuato a sperare contro ogni speranza in tutti questi decenni mantenendo viva la fede e questo è uno dei doni più grandi che possono fare alla Chiesa.
“Sali su un alto monte”
Chi ama ha il dovere di raccontare al mondo la presenza dell’amore e questo versetto ci ricorda che la nostra scelta di visibilità, di coming out, è una scelta giusta, è una scelta per il bene di tanti che verranno anche se faticosa e a volte dolorosa. È una scelta di servizio ad altri. Questo versetto ci richiama il Vangelo di Gesù quando ci ricorda che la lampada non deve essere nascosta, ma deve essere messa sopra il moggio per rischiarare tutti quelli che ancora cercano.
“Tu che rechi liete notizie”
Quali sono le notizie liete che possiamo raccontare? Non quelle riportate da altri ma quelle che abbiamo visto, quelle che abbiamo toccato, quelle che abbiamo udito. Noi parliamo delle vite e dei cuori di questi nostri figli e figlie “ritrovati”.
Allora possiamo rendere testimonianza al fatto che essi sono capaci di una fede profonda quale difficilmente abbiamo incontrato. Un giorno padre Pino Piva, gesuita, in un ritiro di Quaresima per genitori e figli LGBT ci ha detto: “La gloria del Signore si è manifestata nel vostro modo di vivere e di testimoniare la fede e il deserto della vostra condizione si è trasformato in una strada dove il Signore viene per incontrarvi personalmente”.
Allora possiamo affermare che essi sono capaci di lealtà, di altruismo, di fedeltà come pure di allegria e di ironia e anche il loro diverso modo di amare porta ad una crescita personale, alla realizzazione di sé per farsi dono agli altri. Questa crescita personale porta anche per loro ad una fecondità spirituale che si chiama Armonia, con sé stessi e con la società che sta attorno.
Questi figli e figlie ci stanno insegnando ad amare l’altro, tutti gli altri così come sono, senza “se” e senza “ma”, ci stano aiutando a trasformare il nostro cuore di pietra in un cuore di carne.
Ecco allora lo scopo di questa Rete: fare in modo che il bene che c’è nelle varie esperienze e le belle notizie vengano condivise. Fare in modo che la speranza cresca, che nessuno si senta escluso, che nessuno si senta solo o angosciato.
Siamo in Rete rispettando il passo degli ultimi, per aiutarci gli uni gli altri, per essere a servizio e far circolare il bene che abbiamo ricevuto.
“Alza la voce con forza”
Ci è chiesto di parlare a voce alta, a volte anche sforzandoci di parlare quando preferiremmo tacere e di farlo per i nostri figli e per noi stessi, ma anche e soprattutto per gli altri che verranno dopo di noi. Non abbiamo nulla da nascondere, nulla di cui vergognarci e, come dice Gesù, “ciò che avete udito nel segreto gridatelo sui tetti “.
Oltre ai contatti personali dovremo sfruttare tutti i mezzi tecnologici per fare arrivare la nostra voce, le nostre testimonianze anche agli orecchi dei sordi, di chi non vuol sentire.
“In Gerusalemme”
Noi stiamo nella Chiesa, noi siamo Chiesa e ci siamo e ci restiamo, consapevoli della dignità e della Grazia che ci derivano sia dal nostro Battesimo che dal nostro ministero di sposi e di genitori. Ci siamo e ci restiamo da cristiani adulti.
Parliamo nella Chiesa e alla Chiesa con la nostra presenza e con le nostre azioni: vogliamo costruire ponti e non alzare muri.
Nella Chiesa ci sentiamo senza falsa modestia come profeti: ci è toccato il ruolo della profezia cioè testimoniare e rendere evidenti segni e doni che lo Spirito compie nelle persone LGBT e che sono già presenti ma che pochi ancora vedono. Sappiamo anche che come profeti dovremo pagare per questo.
Ci impegniamo con tutte le nostre forze a tenere stretti con una mano i nostri figli e le nostre figlie LGBT e a non lasciarli assolutamente e con l’altra la madre Chiesa consapevoli che è in essa che siamo stati generati alla fede in Gesù. Essa ci è madre nella fede. Può essere a volte brutta o malata, ma è sempre nostra madre. Noi ci sforziamo di dipingere una Chiesa nuova, fatta di relazioni personali, da cuore a cuore tra noi e col Signore ed invitiamo altri ad entraci.
Allora camminiamo con coraggio, perché la forza che abbiamo non viene da noi ma è un dono che ci è stato dato ed è un coraggio che serve anche per altri.
Camminiamo con la fiducia che trova nello Spirito Santo, che parla alla nostra coscienza, il suo fondamento e con la libertà che ci dona il fatto di sentirci tutti figli amati e desiderati dal Padre.
Vi ringrazio e vi abbraccio tutti e tutte con forza e tenerezza. Avanti tutti. Avanti insieme!!
I Gruppi di Genitori Cristiani con figli LGBT si presentano (file pdf)
Bologna, Gruppo Famiglie In Cammino
Civitavecchia, Gruppo di accompagnamento per i genitori con figli LGBT della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia
Firenze, gruppo Kairos Genitori
Puglia, gruppo L’Ulivo della Vita
Parma, gruppo Davide
Pescara, gruppo Siamo Tutti Pezzi Unici
Roma, gruppo Parola e Parole
Venezia- Mestre, gruppo Tutti Figli di iDio