Il racconto di Purim. La forza di Ester per tutti coloro che vivono nascosti nell’armadio
Riflessioni della rabbina Sara Y. Sapadin* pubblicate sul sito Reform Judaism (Stati Uniti), liberamente tradotte da Vanessa Guadagnini
La storia del nostro Purim viene dal Libro di Ester (Megillat Esther), che si trova nella sezione degli Scritti (Ketuvim) (1) della nostra Bibbia ebraica o Tanach.
Molto tempo fa, in una terra molto, molto lontana, in un luogo chiamato Susa, nel famoso impero di Persia, vivevano un re, il cui nome era Assuero, e la sua regina, Vashti. Il re Assuero era un uomo borioso, a cui piaceva mostrare le sue ricchezze con grandi feste e celebrazioni, e in una di queste occasioni volle persino mettere in mostra la sua stessa moglie. Chiamò Vashti e le chiese di danzare davanti a tutti gli ospiti, ma la regina rifiutò e disse al re “No!”. Questo fece infuriare il re Assuero, che quindi cacciò la regina Vashti.
Dopo la partenza della regina Vashti, il re Assuero doveva trovare un’altra regina. Indisse un concorso di bellezza, e tutte le donne del regno si presentarono davanti a lui per vedere chi sarebbe stata scelta. Il re vide molte belle fanciulle, ma lui aveva occhi solo per una, una giovane donna di nome Ester.
Ester era una ragazza coraggiosa e bella, ed era anche, e soprattutto, ebrea. Ma il cugino di Ester, Mardocheo, la avvertì di non raccontare mai ad anima viva delle sue origini. La sua identità ebraica sarebbe stata il suo segreto.
Il re Assuero amava Ester più di qualsiasi altra donna, ed Ester vedeva solo favore e affetto negli occhi del re. Anche il cugino di Ester, Mardocheo, era tenuto in grande considerazione, perché aveva salvato il re da una congiura tramata da due guardie del palazzo che lo volevano uccidere.
Il funzionario del re Assuero con la carica più alta era invece un uomo molto cattivo, di nome Aman. Camminando per la strada, Aman diceva ad ogni persona che incontrava di inchinarsi. La maggior parte delle persone aveva paura di lui, quindi lo accontentava. Ma quando Mardocheo passava vicino ad Aman, non si inchinava! Mardocheo rivelò di essere ebreo, e che, in quanto ebreo, si inchinava solo a Dio. Il rifiuto di Mardocheo di inchinarsi fece infuriare Aman.
Aman decise di mandare via tutti gli ebrei. Quando Aman comunicò al re Assuero la sua idea di cacciare gli ebrei, il re acconsentì. Disse ad Aman di fare come meglio credeva. Gli ebrei di Susa erano in grande pericolo!
Quando Mardocheo scoprì questo piano diabolico, ne fu devastato, così come tutta la comunità ebraica. Mardocheo sapeva che la regina Ester era la loro unica speranza. Le disse: “Ora è il momento di rivelare il tuo segreto! Devi dire al re Assuero che sei ebrea. Devi farti portavoce del tuo popolo! Devi chiedergli di annullare il decreto di Aman!”.
La regina Ester era spaventata. Nessuno poteva avvicinarsi al re senza prima essere convocato! Ester però fece appello a tutto il suo coraggio, e andò nella stanza del re. Con tutta le forze che poté raccogliere, Ester invitò Assuero e Aman a un fastoso banchetto.
Quando arrivò l’ora del banchetto, Ester sapeva cosa doveva fare. Fece un respiro profondo, si alzò in piedi di fronte al re e ad Aman e disse loro di essere ebrea. Implorò il re di salvare lei e il suo popolo dal diabolico piano di Aman. Fu un momento di autentico coraggio. Ester rischiò tutto quello che aveva per salvare gli ebrei di Susa. Poiché il re Assuero l’amava così tanto, fece tutto quello che lei gli chiese. Gli ebrei si sarebbero salvati! (Aman, nel frattempo, era in grossi guai.)
La notizia si sparse velocemente. La comunità ebraica esultò, e dichiarò il quattordicesimo giorno del mese ebraico di Adar giorno di festa. Ancora oggi celebriamo Purim il quattordici di Adar, con feste, musica e grandi celebrazioni.
Durante Purim ci riuniamo per rallegrarci dell’eroismo di Ester e della miracolosa sopravvivenza del popolo ebraico. Come la coraggiosa Ester, che per molto tempo ha tenuto nascosta la sua vera identità, indossiamo costumi, maschere colorate e parrucche buffe. Ci ospitiamo a vicenda e mangiamo ottimo cibo. Cantiamo, e poi scherziamo e ridiamo fino a quando non riusciamo più a ridere. Purim è chiassoso e festoso, e vogliamo godercelo in tutta la sua allegria!
La storia di Purim viene raccontata più volte, e in modi diversi, per tutta la durata della festa. Tradizionalmente ascoltiamo la Megillat Esther, il Libro di Ester, due volte: la prima all’Erev Purim [Vigilia di Purim, n.d.t.] e la seconda il giorno di Purim. Mentre ascoltiamo la storia, che viene cantata, urliamo e acclamiamo (per Ester e Mardocheo), fischiamo e facciamo buu (per Aman), battiamo le mani e i piedi. La storia rivive attraverso noi e le nostre voci! Guardiamo anche i Purimspiels (si pronuncia “Purim shpiels”): si tratta di rievocazioni della storia di Purim, nelle quali spesso personaggi, ambientazioni e situazioni vengono esasperati all’ennesima potenza.
Ci sono molti modi per entrare nello spirito di Purim. Primo, si può gustare la leccornia più famosa di Purim: gli hamantaschen. Gli hamantaschen sono dei biscotti triangolari con ripieno, per esempio, di frutta, cioccolato o semi di papavero, che, si dice, assomigliano al cappello a tre punte di Aman. (La parola “hamantaschen” in realtà significa “le tasche di Aman” o “le orecchie di Aman”). Si possono anche mandare mishloach manot (cesti di cibo, cose carine e regali) alla famiglia e agli amici. È anche tradizione inviare matanot l’evyonim (doni per i bisognosi), cosicché tutti, a prescindere dalla condizione di ciascuno, possano celebrare questa festa. La nostra “Guida alla giustizia sociale di Purim” offre ulteriori idee per entrare nello spirito di Purim e, allo stesso tempo, migliorare il mondo.
Dato che il mese di Adar sta arrivando, possiamo tutti noi accrescere la nostra gioia (marbim b’simcha) e passare un Chag Purim Sameach – un felicissimo Purim!
* Sara Y. Sapadin è rabbina e madre di quattro figli. Ordinata all’Hebrew Union College-Jewish Institute of Religion (HUC-JIR), attualmente Sara presta servizio nella Sinagoga Emanu-El di New York come rabbina associata. Ha scritto per alcune case editrici ebraiche e ha anche collaborato orgogliosamente a The Sacred Calling: Four Decades of Women in the Rabbinate (CCAR Press) (La sacra vocazione: Quattro decenni di donne nel rabbinato). Vive con il marito Danny e i figli a New York, dove crescono il loro cane come ebreo.
Testo originale: Purim Story for Families
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