Matrimonio gay. Una riforma legittima, necessaria e progressista
Editoriale tratto dal sito de Le Monde (Francia) del 17 novembre 2012, tradotto da finesettimana.org
Fin d’ora, una cosa è certa: nel gennaio 2013, quando arriverà in discussione davanti al Parlamento, il progetto di legge che allarga a “due persone dello stesso sesso” il diritto di sposarsi, sarà stato oggetto di un dibattito pubblico molto approfondito. È una cosa positiva. Infatti, al di là del codice civile, questa riforma riguarda ciascuno in ciò che ha di più intimo: la sua concezione dell’amore, della coppia, della genitorialità e della famiglia; ma anche le sue convinzioni filosofiche, morali e religiose. Di fatto, fin dall’estate, dibattiti e scontri sono incessanti.
I rappresentanti delle religioni, a cominciare dall’episcopato francese, hanno espresso con molto vigore la loro opposizione a questa riforma, che minaccerebbe, poco o tanto, i fondamenti stessi della famiglia e della società. Altri, soprattutto psicanalisti, hanno contestato, nel diritto all’adozione, la cancellazione simbolica del padre e un “diritto al figlio” che dimenticherebbe pericolosamente i diritti del figlio.
La destra, infine, non ha mancato di infiammare la polemica, nella speranza di mettere in difficoltà il governo, se non addirittura di costringerlo a rinunciare, come è successo nel 1984 per la scuola privata. Mentre i contrari al progetto si mobilitano in questo fine settimana in tutta la Francia, è venuto il momento di ripeterlo: questa riforma – tutta questa riforma e, a questo stadio, solo questa riforma – è legittima, necessaria e progressista. Essa obbedisce, innanzitutto, ad una logica storica.
Da una trentina d’anni, gli omosessuali sono passati dall’ostracismo (essendo l’omosessualità considerata nei casi migliori una malattia, nei peggiore un crimine) alla tolleranza, poi al riconoscimento, quasi all’indifferenza. In tutti i paesi occidentali, l’evoluzione dei costumi e delle mentalità è stata spettacolare. Aggiungiamo che la famiglia non si conforma più ad un modello unico o dominante.
Meno della metà delle coppie francesi sono “legali”, sposate o unite dal “pacs”. Il matrimonio stesso non obbedisce più ai motivi tradizionali di lignaggio o di religione, ma piuttosto alle esigenze e alle scelte della vita affettiva, che sono simili tra persone dello stesso sesso o di sessi diversi.
La riforma risponde poi ad una necessità democratica: quella dell’uguaglianza dei diritti. L’instaurazione dei pacs, nel 1999, ha riconosciuto legalmente la coppia omosessuale, ma l’ha esclusa dal diritto all’adozione e alla famiglia.
Il progetto di legge del governo mette fine a questa discriminazione e assicura, inoltre, una migliore sicurezza per il coniuge. Come già accade in paesi diversi tra loro come la Svezia, la Spagna, la Norvegia, i Paesi-Bassi o il Belgio. Infine, aprendo alle coppie omosessuali il diritto all’adozione (in particolare del figlio di uno dei coniugi), il progetto di legge permetterà di regolarizzare molte situazioni, raffazzonate ed incerte, che già esistono.
Permetterà ai figli che hanno un solo genitore biologico ed un genitore “sociale” di avere una doppia filiazione, come gli altri bambini. Questo dibattito è tutt’altro che anodino. È opportuno, anche per il governo, che sia portato avanti con convinzione e serenità.
Testo originale: Une réforme légitime, nécessaire et progressiste