C’è voluto il lockdown per ritrovare il mio tempo della preghiera
Testimonianza inviataci da Giovanni sulla preghiera online
Quando ero giovane recitavo la liturgia delle ore tutti i giorni. Non avevo ancora capito bene dove Dio mi chiedesse di andare e, complice anche l’influenza che un amico monaco di grande santità ha avuto su di me, l’idea di entrare in un monastero e di cadenzare la mia giornata sul ritmo della preghiera dell’ufficio, non era poi così remota.
Per prepararmi a quella esperienza, mi ero dato una “regola di vita”, cadenzata, come la regola dei monaci, dai ritmi della loro preghiera: la sveglia presto per recitare l’ufficio delle letture e le lodi mattutine, una breve pausa prima di pranzo per recitare l’ora sesta, una sosta in chiesa dopo essere uscito dal lavoro per recitare i vespri e la compieta prima di coricarmi la sera.
Un ritmo che spesso mi pesava, ma che dava ordine alla mia vita.
Un ordine che alla lunga non sono più riuscito a darmi anche perché la prospettiva di entrare in un monastero era stata messa da parte anche a causa della mia omosesualità.
Poi ci sono stati gli anni del disordine, della vita senza orari, delle notti troppo corte, perché schiacciate tra qualche attività serale troppo intrigante e troppo divertente per essere interrotta e l’immancabile sveglia che, alle sette del mattino mi diceva che era arrivato il momento di alzarmi per andare al lavoro.
Anni in cui ho pregato in maniera molto diversa, riscoprendo il rosario e tutte quelle forme di preghiera semplice che chi non può darsi una regola di vita, deve usare se vuole mantenere un po’ di intimità con Dio.
Eppure mi ricordo ancora quando dicevo, durante la mia gioventù, che anche per un laico era importante avere una “regola di vita” cadenzata da alcuni momenti di preghiera (anche pochi), capaci di dare un ritmo alla giornata.
C’è voluto questo lockdown, c’è voluto l’incontro casuale con questi amici che si incontravano per recitare la liturgia delle ore, per riscoprire un modo di pregare che avevo amato così tanto quando ero giovane perché, come ha detto il papa: «Nei salmi troviamo tutti i sentimenti umani: le gioie, i dolori, i dubbi, le speranze, le amarezze che colorano la nostra vita.
Leggendo e rileggendo i salmi, noi impariamo il linguaggio della preghiera. Dio Padre, infatti, con il suo Spirito li ha ispirati nel cuore del re Davide e di altri oranti, per insegnare ad ogni uomo e donna come lodarlo, come ringraziarlo e supplicarlo, come invocarlo nella gioia e nel dolore, come raccontare le meraviglie delle sue opere e della sua Legge. In sintesi, i salmi sono la parola di Dio che noi umani usiamo per parlare con Lui».
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