L’incontro online del Progetto Rùah è stato vittima di un ennesimo attacco omofobo
Comunicato a cura di Progetto Rùah, associazione di cristiani LGBT di Trieste
Martedì 9 marzo 2021, il Progetto Rùah (associazione di cristiani LGBT) è stato vittima di un attacco omofobo di “zoombombing”, un fenomeno che è diventato dilagante di pari passo con l’incremento esponenziale dell’uso delle piattaforme virtuali durante la pandemia di COVID-19.
Si trattava di uno degli incontri denominati “Martedì sera a Casa Rùah” che l’associazione organizza da ottobre 2020 per sopperire all’impossibilità di ritrovarsi dal vivo. L’incontro, dal titolo “LGBT nella Chiesa: quale dono siamo per il mondo”, era un’occasione per i partecipanti per confrontarsi sull’invito di Papa Francesco alla Chiesa italiana ad aprire un cammino sinodale.
Subito dopo l’introduzione al tema dell’incontro è arrivato l’attacco da parte di un gruppo di persone con centinaia di minacce e ingiurie a sfondo sessuale indirizzate ai partecipanti, bestemmie, frasi di stampo nazi-fascista. Hanno modificato il loro nome, copiando quello di altri partecipanti e rendendo difficile la loro identificazione e blocco. Il tutto è durato per una interminabile mezz’ora, prima che si riuscisse a circoscrivere i responsabili e ‘bannarli’.
Non è la prima volta che un incontro di cristiani LGBT viene disturbato da attacchi simili: a dicembre scorso era stata la volta di un appuntamento sul tema: “Omofobia, transfobia e Chiese – Esperienze a confronto”organizzato dal Cipax (Centro Interconfessionale per la Pace). Nel mirino di questi attacchi ci sono solitamente eventi per la tutela delle minoranze, appuntamenti pubblici sull’antidiscriminazione, ma anche incontri dedicati ai bambini.
Proprio in questi giorni un articolo sull’edizione milanese de La Repubblica ha riportato un episodio relativo a un’attività per i bambini milanesi con storie della buonanotte. Il professor Giovanni Ziccardi, docente di Informatica giuridica alla Statale di Milano, ha commentato: “Di fondo c’è la volontà di far saltare un evento e di veicolare contenuti d’odio, specialmente in contesti dove la discussione è su temi sociali. La chiave sta nella ricerca della visibilità, proprio come gli odiatori che prendono di mira cantanti o personaggi famosi pubblicamente. È come se fossero un veicolo.”
Durante l’attacco molti dei partecipanti hanno abbandonato il collegamento, scossi dall’accaduto. Tutti si sono sentiti violati e chi ha continuato ad essere presente ha impiegato del tempo prima di ri-connettersi mentalmente ed emotivamente al tema dell’incontro. Tuttavia, non abbiamo perso la calma e, collaborando, siamo riusciti a portare a termine la riunione.
Uno dei partecipanti la mattina seguente all’accaduto ha commentato: “Stanotte quando ho spento la luce ho avuto un po’ di paura, come se qualcuno di quelli che ci hanno attaccato potesse intrufolarsi in casa. Poi ho pensato a noi, alle condivisioni di ieri e mi sono rasserenato”.
Infatti, il prosieguo dell’incontro è stata un’occasione di confronto e scambio profondo. Non solo i soci, ma anche altri partecipanti – alcuni per la prima volta – hanno condiviso le loro esperienze sul ruolo dei cristiani LGBT nella Chiesa e nella costruzione di un cammino sinodale. Tra tutte, la voce di un giovane omoaffettivo e quella della mamma di un ragazzo che ha da poco fatto coming out in famiglia.
Il Progetto Rùah segnalerà l’accaduto alle autorità competenti e si munirà degli strumenti necessari per difendersi da ulteriori attacchi, ma continuerà coi suoi appuntamenti settimanali, tenendo aperta la porta a chi vorrà unirsi. Il nostro messaggio, per chi organizza meeting online, è quello di resistere, documentarsi su come tenere al sicuro gli incontri e denunciare alle autorità queste forme di violenza.