Ho imparato da te. Lettera di una madre al figlio gay
Lettera di Chiquinquirá Caldera* a suo figlio Carlos Rosales pubblicata sul sito della Fundación Reflejos de Venezuela (Venezuela) il 28 giugno 2020, liberamente tradotta da Gabriella Maria Cuccia
Finalmente, dopo un ricovero di otto mesi con una gravidanza ad alto rischio (colecistopatia intraepatica), è arrivato il 12 aprile 1985, quando ci siamo conosciuti. Quel giorno è stato meraviglioso, il giorno della tua nascita.
Quando arrivò la diagnosi, i medici mi raccomandarono di prendere in considerazione l’idea di abortire, perché la mia vita era in pericolo. Tuttavia, non ho mai esitato nel continuare la gravidanza, per averti con me e per stare insieme fino al momento giusto, indipendentemente da ciò che poteva succedere, specialmente dopo aver già avuto due gravidanze interrotte a causa di una toxoplasmosi, e aver saputo di non potere più avere figli.
Durante la tua infanzia e la tua adolescenza sei sempre stato circondato da tanto amore, in compagnia mia e di tuo padre, che eravamo e continuiamo a stare al tuo fianco in tutti i tuoi successi.
Quando ho saputo della tua omosessualità avevi vent’anni. Mi ricordo quando mi hai detto: “Mamma, devo parlarti”. Quel giorno è stato uno dei più tristi della mia vita, sentivo come se tutto si fosse fermato. L’amore che provavo per te cresceva, specialmente perché eri pieno di angoscia e paura che io e tuo padre potessimo rifiutare la tua omosessualità. Anche vivendo sotto lo stesso tetto non sapevamo, né ci rendevamo conto delle notti che hai passato a piangere, delle tue ansie e sofferenze per fare questo passo e fare coming out.
Si sentono molte cose di quando una madre scopre che il figlio è omosessuale. Confesso che mi ci è voluto molto tempo per pronunciare la parola “omosessuale” e accettarla, specialmente quando si trattava di te, figlio mio.
A ciò si aggiungeva il senso di colpa che mi invadeva nel pensare che non avevo fatto un buon lavoro come madre, nel chiedermi: dove sono stata, perché non me ne sono resa conto? Perché ci è successo questo? Pensavo al tuo futuro, e alla paura di essere discriminato per colpa dalla tua omosessualità.
Quando hai fatto coming out ho iniziato a vivere affrontando la tristezza, e a lottare per cercare risposte a tante domande sconosciute per me in quel momento. Ho imparato da sola, informandomi sui temi legati alla sessualità, e in particolare all’omosessualità. Ho cercato su Internet e in gruppi di supporto di genitori che stavano vivendo questa stessa esperienza nel mio paese (Venezuela), ma purtroppo non ne ho trovato nessuno.
Sono passati quattro anni dall’inizio di questo processo, un tempo che mi ha portato a conoscere e comprendere la diversità sessuale, a incontrare la comunità LGBTI. Quanto più scoprivo e imparavo, più cresceva il mio amore per te, e nel frattempo, con il mio sostegno e quello di tuo padre, insieme al resto della tua famiglia, sei andato avanti con la tua vita.
Con il tuo impegno, la tua sicurezza e la tua perseveranza, sei riuscito ad andare avanti. Figliolo, so che i primi anni non sono stati facili; tuttavia, sei stato in grado di laurearti come ingegnere, che era allora la tua più grande aspirazione. Hai iniziato il tuo processo di autoaccettazione con coraggio, dimostrando a tutti che la tua omosessualità non è l’unica cosa che ti definisce come persona, che ci sono altre qualità in te, come in qualsiasi persona eterosessuale, che ti hanno permesso di realizzare i tuoi progetti e i tuoi sogni.
Oggi, nel giorno del tuo trentacinquesimo compleanno, sono orgogliosa di aver preso la decisione migliore della mia vita: averti dato l’opportunità di venire al mondo per insegnarci a vedere la vita in modo diverso. Ci hai insegnato a vivere e accettare ogni persona con le sue differenze e somiglianze, perché alla fine siamo tutti uguali. Ci hai insegnato che come essere umano hai il diritto di amare ed essere amato, e di poter formare una famiglia.
Sei stata la nostra migliore motivazione. Insieme, io e tuo padre siamo riusciti a formare un gruppo di supporto in Venezuela come modo per farci vedere, aiutare e accompagnare altri genitori nel loro processo di accettazione di un figlio o una figlia con un orientamento diverso da quello eterosessuale, o con una diversa identità o espressione di genere.
Grazie a te, al tuo amore e in tuo onore, ho deciso di continuare a fare ricerche e prepararmi a sostenere un’altra mamma o papà nell’accettare i suoi figli. Perché quando hai un figlio, è come se tutti i figli sulla terra fossero anche tuoi.
* Faccio parte del Movimento Latinoamericano de Madres di Hijes LGBT (Movimento Latinoamericano di Madri di Figli e Figlie LGBT).
Testo originale: Me convertí en una autodidacta: carta de mamá a su hijo gay