Monsignor D’Ercole, pazienza per le mancate benedizioni ma le maledizioni no!
Riflessioni di Massimo Battaglio
Pazienza per il trattamento disumano riservatoci dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. In fondo, niente di nuovo, anzi: si sono dati la zappa sui piedi. Migliaia di preti e vescovi, sentito che, secondo il Vaticano, valiamo meno delle bestie nel giorno di Sant’Antonio, hanno giustamente e finalmente levato la voce. Ultimo ma strepitoso, il parroco di Bonassola, ha approfittato della mancata benedizione delle palme per rivolgerci belle parole di sostegno:
“[La benedizione degli ulivi] è collegata alla processione in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Non potendo fare tale processione, a motivo delle norme anti-Covid, personalmente ritengo non abbia allora senso benedire le Palme. Ma sono poi estremamente contento – ha aggiunto – che questa mia decisione di non benedire le palme e gli ulivi avvenga a pochi giorni dalla pubblicazione del documento della Congregazione per la dottrina della fede”.
Grazie don Giulio Mignani. Hai mostrato un coraggio che pochi preti hanno, in un’Italia ancora troppo memore di don Abbondio.
Quando però le dichiarazioni dell’ex Sant’Uffizio diventano invece la scusa per lanciare addirittura delle maledizioni, la pazienza finisce.
Il post sulla pagina facebook di monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo emerito di Ascoli, contro la legge contro l’omofobia (e cioè a favore dell’omofobia) è veramente troppo. Qui entriamo nel campo del paradosso, oltre che, evidentemente, in quello degli psicologi “Dietro la rigidità c’è una doppia vita, o una malattia” (Papa Francesco). Val la pena riportare il suo discorso, per quanto assurdo sia:
“Vi chiedo di pregare per una intenzione particolare. Domani pomeriggio l’ufficio di presidenza della commissione giustizia del Senato è chiamato a decidere se incardinare o meno il DDL Zan sull’omofobia.
Preghiamo perché al nostro Paese sia risparmiata questa legge sulla quale la conferenza episcopale italiana si è già pronunciata in modo molto chiaro il 10 giugno dello scorso anno. Rileggiamo insieme quello che la CEI ha detto: “non si riscontra alcun vuoto normativo ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni” (…).
Pur rispettando le opinioni di tutti ci si chiede se, in questo tempo di Covid, sia proprio urgente spaccare l’armonia del popolo italiano, già tanto sofferente, con un argomento così divisivo. Come cittadini lavoriamo perché non prevalga la visione della vita che veicola questa legge. Come cristiani preghiamo perché il Signore illumini la mente e il cuore dei politici chiamati a decidere su questa legge che una parte considerevole degli italiani considera per lo meno non necessaria e taluni pericolosa.
Siamo nella Settimana Santa, la settimana più importante dell’anno per i cristiani. Penso che non pochi deputati e senatori d’ispirazione cristiana lavoreranno perché un argomento così delicato sia rimandato a tempi di più attenta e pacato confronto. Noi carissimi non facciamo polemiche ma preghiamo, liberi di manifestare la nostra opinione e pronti al confronto con tutti”.
Pregare a favore dell’omofobia, cara la mia Eccellenza, è veramente troppo! Non c’è “libertà di manifestazione” che tenga, non c’è confronto, non c’è nemmeno carità cristiana. Anzi: nelle sue parole, di cristiano, non c’è proprio nulla. Hanno solo un carico di omofobia vergognoso.
Reverendissimo padre: mi chiedo in quale Dio lei creda (posto che creda in qualcosa al di sopra di lei stesso). E le comunico che non prego più per la sua conversione. Sarebbe bello che, ora che lei ha avuto il dono della pensione anticipata, il Signore le concedesse anche quello della fede.
Ma ormai non ci spero più. Lei mi ha stufato. Mi ha fatto perdere la pazienza. Prego solo che il Signore le dia il carisma del silenzio, visto che sembra ormai impossibile che lei riceva quello della decenza.