Trenta denari. Il prezzo del tradimento
Riflessioni bibliche di Giacomo Bandini
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. (Mt 26, 14-16)
«Quanto volete darmi perché io ve lo consegni? Perché io lo tradisca?»
Giuda chiedi la valutazione di Colui che non ha prezzo. Da una parte hai il coraggio di rischiare la vendita più importante che sia mai stata portata a termine. Il commercio più disumano, quello di esseri umani; l’affare irripetibile, la vendita del Figlio dell’uomo. Eppure non sembri un astuto mercante: non stabilisci tu il prezzo da contrattare, chiedi a loro quanto vogliono darti e per di più non chiedi di valutare Colui che non ha prezzo, ma chiedi di valutare il tuo gesto, la tua consegna, il tuo tradimento.
Concludi un’offerta di poco conto e ti accontenti così. Qui è l’inganno nel quale sei caduto. Non hai consegnato il Maestro ai capi dei sacerdoti, ma hai consegnato te stesso in cambio di trenta monete d’argento. Ti sei tradito consegnandoti nelle mani di coloro che hanno voluto valutarti sulla base di quello che avresti fatto e non a partire da chi sei. Giuda, ti hanno per caso guardato come faceva il Maestro?
Cerchi l’occasione propizia per consegnarlo eppure il tradimento è già compiuto: sei tu che ti sei consegnato ai capi dei sacerdoti. Il Maestro non ha bisogno di un’occasione propizia per essere consegnato, perché è Lui che si consegna a noi. Lui ha deciso di tradirsi e di lasciarsi tradire fin da quando ha umiliato se stesso incarnandosi, Verbo Benedicente, in un storia di uomini e donne incapaci da soli di benedire la vita, anche la loro stessa vita. Perché quando ci svendiamo per trenta monete d’argento, come hai fatto tu fratello Giuda, sminuiamo il valore inestimabile di chi siamo, incapaci di vedere il mistero luminoso custodito nella storia di ognuno.
Cerchi l’occasione propizia, senza renderti conto che è proprio ora, nel tempo presente, che stai vivendo la tua occasione, il tuo tradimento. In quei gesti che hai già compiuto, nell’andare a parlare ai capi dei sacerdoti, nel contrattare miseramente il valore di ciò che avresti dovuto fare. E adesso vaghi pensieroso, rimuginando su quella domanda traditrice: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni? Quanto volete darmi perché io mi consegni?». Le parole si confondono nella tua testa. Quante volte anche io mi sono svenduto a qualcun altro, quante volte insoddisfatto ho continuato a vagare in cerca di un’altra occasione.
Il Maestro non cerca l’occasione propizia, perché nella consapevolezza della sua vocazione, vive ogni istante della sua vita come l’occasione irripetibile per realizzare il suo disegno d’amore. Non solo vive ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma vive ogni singolo istante consapevole sia unico. Lui è il solo capace di tradirsi senza continuare a vagare insoddisfatto: lui è il Tradimento di Dio.
Ti hanno dato trenta monete d’argento. Così è stato valutato il tuo lavoro e, in fondo, è questo il prezzo che i capi dei sacerdoti hanno dato per comprare non tanto il Maestro, ma te. Ti sei venduto per trenta monete d’argento, la somma che veniva pagata come indennizzo per la morte accidentale di uno schiavo (Es 21,32).
E forse in fondo non si sono tanto sbagliati nel valutarti in questo modo: non sei forse schiavo anche te Giuda? Non sono forse schiavo anche io? A guardarci bene siamo schiavi del nostro egoismo, della nostra presunzione e del nostro desiderio di realizzazione. Siamo schiavi della nostra stessa idea di Dio. Proprio te, che incontri ogni giorno il Maestro, non sai riconoscere e probabilmente non vuoi accogliere chi Lui è veramente, non vuoi accettare come Dio abbia deciso di manifestarsi.
Il Figlio dell’uomo obbedisce alla volontà del Padre e proprio l’ascolto attento (ob- audire) delle parole di Colui che lo ha mandato lo rende libero. Lui si mette al servizio dell’uomo perché è consapevole della sua missione e quindi vive questo suo servizio in piena libertà; non è schiavo di nessun padrone, neppure della volontà del Padre suo; Lui realizza il disegno d’amore del Padre inserendosi nella storia dell’uomo; non viene per abolire la Legge e i Profeti, ma per darne compimento (Mt 5, 17). Tu Giuda vivi la Legge e i Profeti, la cultura del tuo popolo, come una gabbia dalla quale cercare di scappare e liberarsi. Vivi in cattività e servi inconsapevole più padroni.
Quando siamo schiavi difficilmente possiamo provare ad amare veramente qualcuno perché l’amore è una relazione tra uomini e donne liberi. Per questo tradiamo chi crediamo di amare, per questo ci tradiamo, ci consegniamo, ci vendiamo come schiavi ad altri padroni. Tu Giuda amavi il tuo Maestro?
Sono certo che i tuoi sentimenti verso di Lui fossero sinceri e anche il Lui lo sapeva: non mangiavate forse nello stesso piatto? (Mt 26,23). Quanta intimità c’era tra di voi. Eppure Lui era libero di servirti, tu invece ti sei servito di Lui; ma Lui che era un uomo veramente libero non sarebbe mai potuto essere schiavo di nessuno, e così alla fine Giuda hai tradito te stesso.
Le trenta monete d’argento rimandano anche ai trenta sicli d’argento versati come salario al pastore nel racconto del profeta Zaccaria (Zc 11,12). Ti hanno dato trenta monete d’argento per compiere questo lavoro, per tradire il Maestro, consegnarlo. Ma come lo hai svolto? In cosa è consistito questo lavoro? Un bacio (Mt 26, 48). Hai venduto la tua intimità per trenta monete d’argento; hai svilito la profondità di un gesto erotico come quello di un bacio riducendolo a una prestazione con corrispettivo in denaro: ti sei prostituito fratello Giuda.
Quante volte come te anche io mi sono prostituito, ho tradito chi amo consegnandomi ad altri in cambio di un misero salario: un attimo di piacere, un istante di spensieratezza, qualche minuto di inebriante passione, un giorno di vana realizzazione. Quante volte come te anche io ho sminuito il valore dei gesti erotici dell’amore, proprio con chi amo: servendomi di lui, tradendolo, consegnandolo ai miei egoismi, escludendo l’incontro con l’intimità dell’altro e sfruttandolo per soddisfare unicamente i miei piaceri e i miei scopi.
Trenta monete d’argento è il prezzo che hai concordato per valutare il tuo amore; il Maestro ti ha amato così tanto da non ritenere merce di scambio il suo amore, se non attraverso il dono della sua stessa vita.