La Chiesa cattolica e l’omosessualità, tante certezze per nascondere vecchie paure
Articolo di Piergiovanni Palminota tratto dal bollettino de Il Guado, n.67 del gennaio 1999
Ai nostri giorni, in Occidente, il fenomeno religioso è ben lungi dall’avere quella importanza totalizzante che aveva nei secoli passati, ma è tutt’altro che trascurabile. I fatti hanno clamorosamente smentito le presuntuose previsioni da molti, in altri tempi, formulate, (da razionalisti, positivisti e marxisti), che davano la religione come soggetta a prossima estinzione, quanto meno tra gli uomini civili e istruiti.
Ci riferiamo, in particolare, al cristianesimo, in tutte le sue varie, ben note, articolazioni (Cattolici, Ortodossi e Protestanti, tanto per esemplificare molto all’ingrosso e in maniera non esaustiva): religione, questa, senz’altro dominante in Occidente, oggi come ieri.
Più particolarmente, in Italia, è sempre prevalsa la religione cattolica e, sebbene molti italiani non siano praticanti e nemmeno credenti, è innegabile l’elevatezza delle cifre, sia assolute che in percentuale (rispetto, cioè, al totale della popolazione), di coloro che, nel nostro paese, si professano cattolici.
La cosa, del resto, è attestata dalla notevole affluenza alla messa domenicale e, ancor più, dal considerevole numero dei matrimoni celebrati in chiesa [1] e massimamente dal numero dei battesimi amministrati ai neonati. Diversa è, ad esempio, la situazione in Francia, sebbene anche lì la minoranza cattolica sia tutt’altro che trascurabile.
E’ altrettanto innegabile il fatto che molti omosessuali, in Italia, sono cattolici e praticanti. Poiché nel nostro paese (come, del resto, in tutto il mondo) la stragrande maggioranza dei gay si guarda bene dal palesarsi come tale, è impossibile stabilire quanti gay siano praticanti o, comunque, credenti, e quanti no; così come è impossibile stabilire quanti, tra coloro che vanno abitualmente a messa la domenica, siano gay, e quanti no.
Ma sembra essere esperienza comune degli omosessuali che si conoscono tra loro l’esistenza, tra di essi, di molti che frequentano la chiesa e di molti altri che, pur non frequentandola più, si considerano ancora cattolici (o quanto meno cristiani) e, comunque, si guardano bene dal ripudiare il battesimo ricevuto da piccoli, o dal desiderare, per se stessi, quando sarà il momento, un funerale diverso da quello cattolico.
Poiché, peraltro, come tutti sanno, la posizione ufficiale della Chiesa cattolica era ed è fermamente contraria ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso (che essa condanna come peccato mortale) e poiché, d’altra parte, pochi gay hanno intenzione, o comunque ottengono, di vivere in castità perfetta, il cattolico gay, soprattutto se convinto e praticante, viene a trovarsi immediatamente in un drammatico conflitto di coscienza, che molti non riescono a risolvere in maniera soddisfacente e che, quindi, è fonte perenne di intima e acuta sofferenza.
Pur tuttavia la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica in materia di omosessualità, che tanto preoccupa i gay credenti, è stata autorevolmente contestata, negli ultimi trenta anni, con solidi argomenti, da diversi autori cattolici (teologi moralisti nonché biblisti ed esperti di pastorale) i quali hanno esposto diffusamente le loro tesi in numerosi libri nonché in articoli di giornali e di riviste (specialistiche e non), gli uni e gli altri pubblicati in varie lingue e in vari paesi, compresa l’Italia (inoltre alcune opere straniere sono state tradotte in italiano, tra le quali quella fondamentale di John Mc Neill [2]).
Molte di queste pubblicazioni sono avvenute ad opera di case editrici cattoliche (o di riferimento cattolico). E solo in rari casi l’autorità ecclesiastica è intervenuta per condannare alcune di queste pubblicazioni [3], o anche solo per esprimere riserve, preferendo invece, quasi sempre, ignorarle.
Esplicite critiche alla dottrina ufficiale ecclesiastica, nella materia che qui interessa, da parte di vescovi sono state, sino ad ora, estremamente rare, ma vi sono pur state. Basti ricordare i pronunciamenti in proposito del vescovo di Evreux (in Francia), monsignor Jacques Gaillot, causa non ultima della sua destituzione.
Alcune conferenze episcopali nazionali (in Gran Bretagna e in Germania particolarmente) hanno emanato documenti ufficiali di natura pastorale nei quali, pur riaffermandosi la dottrina tradizionale, si parla di una più che doverosa accettazione delle persone omosessuali da parte della comunità ecclesiale, nonché del valore positivo delle loro relazioni amicali, in termini tali da far capire, almeno a chi sappia leggere tra le righe, come i vescovi, autori del documento, non fossero poi del tutto d’accordo sulla assoluta illiceità dei rapporti sessuali tra gay.
Se poi si passa ai discorsi privati o semi pubblici, il comportamento è molto più vario, soprattutto all’estero (ma anche in Italia). È noto che alcuni vescovi (e molti preti, tra i quali anche alcuni investiti di importanti incarichi) non hanno esitato a dire (o a lasciar chiaramente intendere) che non condividevano la condanna dei rapporti sessuali tra persone irreversibilmente omosessuali, pur dandosi cura di precisare che esprimevano una loro opinione personale, da non divulgare (almeno finché i tempi non fossero maturi).
Affermazioni simili alcuni gay hanno avuto la ventura di udire, anche se non di frequente, dalla bocca di confessori, di altri sacerdoti, di suore, nel corso di colloqui confidenziali. E non è detto che chi si esprimeva in tal senso fosse necessariamente omosessuale. La situazione, come si vede, è alquanto contraddittoria.
Né, forse, potrebbe essere altrimenti oggi, in quanto che la condanna (assoluta e senza appello) della sodomia, da parte di tutte le Chiese cristiane (non solo di quella cattolica), non sono del Concilio di Trento (o giù di lì, come qualcuno pensa), e neppure di qualche Concilio medioevale, bensì è dottrina comune e costante, ossia universale, della Chiesa addirittura sin dall’epoca apostolica! E solo da pochi decenni a questa parte, dopo circa mille e novecento anni in senso contrario, questa dottrina ha incontrato i primi detrattori.
Questo punto è davvero capitale e va tenuto sempre presente: ammettere la liceità dei rapporti sessuali tra uomini (o tra donne) rappresenterebbe, per la Chiesa cattolica, rinnegare una tradizione millenaria e, in qualche modo, apostolica, nonché riconoscere di aver creduto, insegnato e addirittura imposto (mandando al rogo chi non si adeguava) l’errore! Una vera e propria rivoluzione copernicana! Anzi, molto di più.
In fondo la Chiesa cattolica, quando fu costretta, alla fine e di fronte all’evidenza delle prove scientifiche sperimentali (pendolo di Foucault e altro), a riconoscere l’erroneità della dottrina tolemaica, cui essa aveva aderito per secoli (e per aver negato la quale Galileo era stato condannato come eretico), ebbe buon gioco nel far notare che, a ben vedere, essa Chiesa aveva ben potuto sbagliarsi su quel punto, in quanto trattavasi di materia estranea al campo della fede e della morale [4] (anche se, a dire il vero, la sentenza che aveva condannato Galileo aveva presupposto il contrario, e cioè la pertinenza della dottrina geocentrica o tolemaica all’ambito della fede, quando aveva affermato che la dottrina opposta, ossia quella copernicana, sostenuta da Galileo, era contraria alla Sacra Scrittura e, quindi, alla Parola di Dio rivelata).
Ora sarebbe ben difficile sostenere che la dottrina contraria ai rapporti sessuali tra gay non rientri nel campo della morale! Rinnegare tale dottrina significherebbe dunque, senza possibilità di scappatoie, riconoscere un errore madornale e secolare, proprio in materia di insegnamento morale. Da ciò l’enorme, estrema difficoltà di una inversione di rotta sul punto.
È ben vero che, come alcune accurate ricerche storiche hanno, di recente, dimostrato (vedasi soprattutto il libro di John Boswell [5]), in alcuni periodi, nel Medio Evo in particolare, la prassi ecclesiastica nei confronti dell’omosessualità, anche nel clero, fu più tollerante (e sorprendente) di quanto ci si potesse aspettare dall’affermarsi di una dottrina, rimasta sempre inalterata, che la condannava in modo assoluto.
Ma ciò non aiuta molto a uscire dall’impasse, perché anche nel Medio Evo la dottrina era quella ed è stata sempre quella. E una prassi contraria, peraltro limitata nel tempo, e mai da nessuno apertamente invocata a giustificazione della propria condotta, non è certo ragione sufficiente per affermare, oggi, che quella dottrina era ed è sbagliata e che dunque bisogna cambiare registro.
Lo scandalo sarebbe in ogni caso enorme, la figuraccia (tanto per usare un eufemismo) addirittura catastrofica, il papa, dopo l’ammissione di un errore così macroscopico (peraltro non suo, ma dell’istituzione), rischierebbe di non essere più creduto, o meglio, l’istituzione Chiesa, di non essere più creduta né credibile. Ecco perché pare davvero impossibile che l’istituzione ecclesiastica modifichi il suo tradizionale insegnamento sull’omosessualità.
L’infallibilità della Chiesa?
Lasciando per il momento da parte ogni considerazione su quello che potrà dire e fare il papa (e la Chiesa in genere) in un futuro più o meno prossimo, in ordine all’omosessualità, è bene vedere subito se gli argomenti, che alcuni scrittori cattolici hanno opposto alla dottrina tradizionale che condanna i rapporti sessuali tra gay, siano validi o meno: in altre parole, se la dottrina tradizionale sul punto sia, o meno, vera.
Alcuni ritengono questa investigazione addirittura offensiva e vi oppongono un fin de non recevoir. E cioè sostengono (il papa in testa) che la Chiesa universale non può errare per secoli in materia di insegnamento morale, e che il consensus universalis ecclesiae garantisce, da solo, la verità assoluta e incontrovertibile della dottrina in tal modo professata, senza che sia d’uopo, per confermarla, di alcuna solenne definizione (da ritenersi inutile e superflua) del magistero straordinario e infallibile della Chiesa (Concilio ecumenico oppure papa docente ex cathedra).
La Chiesa stessa (si argomenta), nel suo complesso, sarebbe infallibile, quando, in materia di fede e di morale, insegna e crede qualcosa, col pieno consenso di tutti i suoi membri, per secoli. Coloro che oppongono agli autori dissenzienti, in materia di omosessualità, questa obiezione preliminare, fondata sul consenso universale della Chiesa, ritengono senz’altro in errore chi nega o mette in dubbio la peccaminosità di ogni rapporto sessuale tra gay.
Per costoro è inutile prendere in esame gli argomenti addotti dagli autori dissenzienti. Questi argomenti, secondo loro, sono infondati per la “contraddizion che nol consente”: se la dottrina tradizionale è incontrovertibilmente vera, perché la Chiesa universale non può sbagliare (prima ancora che per le ragioni addotte a sostegno), l’opinione contraria non può essere che falsa, quali che siano gli argomenti presentati in suo favore.
Questa obiezione preliminare meriterebbe più lungo discorso, che non è qui possibile fare. Basti dire comunque che oggi alcuni scrittori cattolici (diversi da quelli che hanno trattato il tema dell’omosessualità, e quindi esprimendosi in termini generali) [6] sostengono che, per un certo tempo della sua storia, la Chiesa intera possa ben trovarsi ad insegnare e credere qualcosa di sbagliato in materia morale; e che, nella stessa materia, neppure la dottrina degli apostoli e della primitiva comunità cristiana, quale ci viene tramandata negli scritti del Nuovo Testamento, possa ritenersi, sempre e in ogni caso, assolutamente immune da errore.
In altre parole, lo Spirito Santo assicurerebbe alla Chiesa una indefettibilità di fondo (attenzione al termine: non “infallibilità”, bensì “indefettibilità”) da valutarsi in rapporto a tutta la durata della sua storia (dalla Pentecoste sino alla Parusia, ossia alla fine del mondo); ma non la esimerebbe da singole défaillances (o errori) nel corso della sua storia medesima.
Ora qui bisogna intendersi sul concetto di “storia della Chiesa” e sulla sua durata. Sappiamo per certo che la Chiesa ha oggi percorso quasi duemila anni della sua storia, ma non sappiamo quanti altri anni (migliaia? milioni?) dovranno ancora trascorrere prima che la storia della Chiesa abbia termine con la fine dì questo mondo (Parusia).
Potrebbe darsi che duemila anni si rivelino, alla fine, una frazione minuscola, quasi infinitesimale, della storia della Chiesa, e che quindi un errore in cui la Chiesa stessa abbia, in ipotesi, perseverato per duemila o tremila anni appaia, alla fine, di assai breve durata, a parte ciò, la storia della Chiesa sin qui sviluppatasi, ci fornisce alcuni esempi dì radicale modifica di alcuni punti della dottrina morale della Chiesa stessa, insegnati e creduti universalmente per secoli.
L’assoluta illiceità, ad esempio, del prestito a interessi fu insegnata e creduta da tutta la Chiesa per più dì mille anni; poi a un certo punto, l’insegnamento cambiò (nonostante l’autorità di San Tommaso in senso contrario). Altrettanto dicasi per Il divieto della dissezione dei cadaveri; nonché per la condanna di chi faceva teatro (commedianti e simili).
Non sembra quindi che ci si possa rifiutare a priori dal prendere in esame, con la dovuta attenzione, gli argomenti addotti (in maniera ragionata e approfondita) da quegli autori cattolici, pur minoritari, che ammettono la liceità dei rapporti omosessuali (il che non significa necessariamente accettare questi argomenti e la tesi che ne consegue).
A questo punto dobbiamo, per forza di cose, rinviare il lettore alla lettura di almeno uno dei libri di questi autori cattolici non conformisti [7].
E’ infatti impossibile, se si vuole essere seri, riassumere in poche righe, o comunque in un breve saggio, tutti i complessi e molteplici ragionamenti, sia di carattere biblico, sia di carattere razionale (teologico-scientifico), che portano questi autori a concludere, alla fine, in senso difforme dalla dottrina ufficiale.
A chi scrive questi argomenti sono apparsi del tutto convincenti e lo hanno indotto, da tempo e dopo matura riflessione, a mutare radicalmente la propria opinione sull’argomento che ora stiamo trattando. Ma, naturalmente, non si può pretendere di essere creduti sulla parola. Non resta quindi che invitare ad acquistare e a leggere i libri (o uno dei libri) in questione. Ognuno poi ne trarrà le conclusioni secondo la propria scienza e coscienza.
Chi non si pone alcun problema morale nell’avere rapporti sessuali con persone del suo stesso sesso (o perché non se lo é mai posto, magari perché non è credente, o perché lo ha già risolto per proprio conto, magari allontanandosi dalla religione), e sono molti a trovarsi in questa situazione, non avrà probabilmente interesse a leggere quei libri e forse nemmeno a leggere questo saggio, ma chi, e sono anche questi molti, è travagliato da sensi di colpa per quello che fa come gay (e che non gli pare di poter evitare di fare), in quanto ritiene di offendere Dio con la propria condotta, così come la Chiesa (cattolica) a cui appartiene gli insegna, ebbene costui, per piacere, acquisti e legga attentamente almeno uno di quei libri a cui abbiamo fatto cenno; e non si limiti soltanto a consultare questo o quel confessore. Non è detto che la lettura di uno di tali libri lo convinca della fondatezza delle tesi ivi esposte; ma, in ogni caso, questa lettura contribuirà a illuminarlo.
Le strade del Signore sono infinite. Nella vita, a qualunque età, vi é sempre qualcosa da imparare. Convinzioni incrollabili hanno talvolta ceduto il passo a soluzioni impensabili. Se ogni uomo è certo di quello che lui è stato sino ad oggi, nessuno é certo di quello che lui stesso sarà domani (anche spiritualmente parlando).
Solo la morte chiude definitivamente l’esperienza umana. Quale che sia l’età di ciascuno, lo Spirito di Dio, che soffia dove, quando e come vuole, chiama ogni uomo, cattolici e sacerdoti compresi, a una continua riforma. Nessuna certezza può mai darsi irrevocabilmente acquisita, se non quella (della fede) di credere che Cristo, risorgendo, ha vinto la morte e che la nostra salvezza é in Lui e, per Lui, in Dio. Posti questi principi, il problema morale dell’omosessualità può e deve essere affrontato da chi è credente in maniera del tutto serena e scevra da preconcetti.
Libero esercizio della sessualità in una Chiesa nuova?
Abbiamo visto come la dottrina cattolica, che condanna in modo assoluto ogni rapporto tra persone dello stesso sesso e che risale all’epoca apostolica, sia stata, negli ultimi trent’anni, contestata da alcuni scrittori cattolici, con argomenti che ci sembrano convincenti (e per convincersene anche in proprio, il lettore dovrebbe leggere uno dei libri in questione).
Abbiamo visto pure come non sia un ostacolo insuperabile, dal punto di vista teologico, ammettere che questi autori, pur minoritari possano avere ragione, nonostante che la Chiesa universale insegni e creda il contrario, sul punto, da circa duemila anni a questa parte. Certo è, però, (notavamo pure) che appare impossibile che il papa modifichi la dottrina tradizionale in materia di omosessualità, ammettendo così un errore secolare della Chiesa.
In realtà questo papa (ndr l’autore si riferisce a Giovanni Paolo II) ci sta abituando a revirements inauditi e impensabili. Ha chiesto scusa a ebrei, protestanti, ortodossi, indios e altri ancora per le persecuzioni e gli eccidi di cui queste categorie furono vittime, nei secoli passati, per colpa, diretta o indiretta, della Chiesa cattolica.
Sembra che solenni deplorazioni stiano per essere pronunziate (e in parte già lo sono state) dal papa, anche con riferimento all’inquisizione e alle condanne da quest’ultima emanate (Galileo Galilei e Giordano Bruno).
Stando così le cose, c’è forse da sperare che, se non da questo papa, almeno da un suo successore, venga revocata la condanna morale dei rapporti sessuali tra gay? La questione è molto più spinosa delle precedenti cui abbiamo ora accennato.
Riconoscere la buona fede di chi è in errore (ebreo, eretico o simile), ammettere quindi che costui non è meritevole del rogo né di altre angherie, non impedisce di continuare ad affermare che pur sempre di errore di tratta.
Quindi, nonostante che i passi revisionisti recentemente compiuti dal papa, e gli altri che, prevedibilmente, seguiranno, appaiano enormi rispetto all’atteggiamento ecclesiastico di un passato ancora recente, pur tuttavia essi sono, in realtà, molto meno impegnativi di quello che sembrano. Ben diverso (e forse impossibile) sarebbe ammettere di aver sbagliato, insegnando per secoli una dottrina morale erronea.
Pensiamo comunque che, se mai ci sarà, un cambiamento radicale della dottrina cattolica sul tema dell’omosessualità, non sarà mai disgiunto da un cambiamento altrettanto radicale (e altamente auspicabile) della teoria e della prassi della Chiesa in relazione a tutta la sessualità nel suo complesso e nel senso più ampio.
La dottrina tradizionale in materia di omosessualità non è che una parte di tutto un corpus compatto e coerente di idee e di norme sulla sessualità umana che, ereditato nei germi dal neoplatonismo e dallo stoicismo, la Chiesa cattolica, dopo averlo elaborato, conserva gelosamente inalterato da Agostino (e anche da prima) sino ai nostri giorni.
Recenti pronunciamenti papali, che esaltano il valore della sessualità matrimoniale, come segno dell’amore dei coniugi e non solo in vista della procreazione (purché questa – attenzione – comunque non sia esclusa!), correggono solo molto parzialmente la linea tradizionale.
Basti dire che, oggi come ieri, peccato grave non è solo il rapporto sessuale tra gay, ma anche qualunque rapporto sessuale tra un uomo e una donna che non siano marito e moglie (tali – si noti bene – in virtù di un matrimonio riconosciuto, come valido, dalla Chiesa [8]).
Più precisamente è peccato mortale qualunque attività cosciente e volontaria che, in qualsiasi maniera, coinvolga gli organi genitali, con la sola eccezione di quell’atto classico e specifico (che è inutile descrivere) da cui può nascere un figlio, e con l’ulteriore limitazione di consentire questo atto solo ai coniugi (ai quali, comunque, si vieta di renderlo infecondo mediante preservativo, pillola e simili).
Ancora: la Chiesa cattolica, pur senza farne un dogma, vieta ai preti di sposarsi da circa mille anni a questa parte e vieta alle donne (e ciò da sempre) di essere ordinate preti; quest’ultimo divieto, almeno secondo un recente pronunciamento della Congregazione per la dottrina della Fede, sembra doversi considerare addirittura un dogma (alcuni autori cattolici dubitano però dell’esattezza di questa nota teologica).
L’unica cosa riformabile sarebbe la legge del celibato obbligatorio dei preti, perché pacificamente di istituzione ecclesiastica e per giunta tardiva. Ma il papa ha più volte ribadito che non intende assolutamente modificare questa legge, perché la ritiene sommamente saggia e conveniente [9]. Figuriamoci se pensa a riformare il resto!
Il celibato obbligatorio dei preti, il divieto dell’ordinazione presbiterale delle donne, l’indissolubilità del matrimonio, salvo che per morte di uno dei coniugi (e quindi il divieto assoluto del divorzio), il divieto (anche per i coniugi) di usare preservativo, pillola o simili, la condanna dell’aborto, anche terapeutico (bollato come omicidio dell’innocente), sono tutte cose strettamente legate tra loro e legate altresì al divieto assoluto di ogni attività genitale (omosessualità compresa) fuori dal matrimonio.
Tutte queste cose devono cadere tutte insieme, nell’ambito della Chiesa cattolica, o non ne cadrà neppure una. E’ probabile che si debba cominciare dal passo più facile, ossia dall’abolizione del celibato obbligatorio dei preti (l’unico punto dove non si incontrano ostacoli di natura dogmatica).
La Chiesa cattolica, deve, comunque, rivedere totalmente il proprio atteggiamento, dottrinale e pratico, nei confronti della sessualità umana. La cosa è enorme, perché nessuna istituzione umana (e la Chiesa è anche una istituzione umana, sebbene non sia tutta istituzione umana) può reggere a una simile rivoluzione culturale.
Una Chiesa che la avesse compiuta non potrebbe più essere quella Chiesa che oggi (e da secoli) abbiamo davanti agli occhi, ossia una Chiesa gerarchicamente ordinata (a somiglianza dell’Impero romano), con il papa sovrano assoluto a capo di essa, al quale tutti devono incondizionata ubbidienza e il quale nomina (e all’occorrenza revoca) ogni vescovo.
La rivoluzione culturale, in materia sessuale, della Chiesa cattolica, se mai ci sarà, comporterà necessariamente una rivoluzione (incruenta, speriamo) della sua struttura e, in primis, la caduta del Papato come vertice autocratico del potere all’interno della Chiesa stessa. Tutto ciò oggi è forse meno utopistico di ieri.
Per la prima volta nella sua storia, la Chiesa cattolica si trova di fronte, non già a movimenti ereticali più o meno vasti, ma pur sempre circoscritti, bensì all’intero mondo occidentale, di cultura e tradizione cristiana, che, almeno al novanta per cento, pensa e agisce (anche se non sempre lo dice) in maniera antitetica rispetto alla dottrina ufficiale, e ciò in forma aperta e pubblica.
In breve: in Occidente la libertà sessuale e la democrazia sono ormai considerate conquiste di civiltà e di progresso, che ben pochi mettono in discussione. Tutto il contrario di quello che la Chiesa ufficiale proclama da sempre (essa ha ammesso a fatica e da appena un secolo la democrazia nella società politica; al suo interno assolutamente no).
Oggi, poi, il potere dei mass-media è tale che le idee (e le prassi ad esse corrispondenti) si propaghino con estrema rapidità e diffusione, prima impensabili, in tutti gli ambienti sociali.
Quanto tempo ancora la Chiesa cattolica potrà resistere? Vero è che molti fedeli vivono in maniera contraddittoria e che, per oscure ragioni psicologiche (la libertà fa paura), applaudono il papa, pur facendo in privato (e neppure tanto di nascosto) tutto il contrario di quello che lui insegna. Non mancano però movimenti e correnti che apertamente propugnano, all’interno stesso della Chiesa cattolica, radicali cambiamenti [10]. Fino a quando durerà questa situazione contraddittoria?
I regimi assoluti durano finché durano e poi, a un certo momento, quando uno meno se lo aspetta, cadono, dopo che per lungo tempo, le loro fondamenta sono state minate dalle idee nuove, più o meno sotterranee.
E’ probabile che qualcosa del genere accadrà anche nella Chiesa cattolica; e che un giorno una Chiesa nuova vedrà la sua alba tra fedeli liberi e maturi in tutti i sensi: sia nell’esercizio della loro sessualità, sia nel partecipare democraticamente alla vita della Chiesa stessa; il tutto pur nei limiti, ineliminabili, della finitezza e della debolezza umana.
Quando sarà tutto ciò? Lo vedremo noi che ora qui scriviamo? Lo vedrete voi (i più giovani) che ora qui leggete? L’avvenire è nelle mani di Dio; e a chi crede in Lui, che ha promesso cieli nuovi e terra nuova [11], non resta che attendere e sperare.
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1 Questi sarebbero ancor di più se ai cattolici divorziati venisse consentito di risposarsi in chiesa.
2 John Mc Neill, The Church and the Homosexual, IV edizione, Bacon Press, Boston (U.S.A.), 1993; della prima edizione fu fatta una traduzione italiana: Omosessualità e fede cristiana, Mondadori, Milano, 1979, ormai da tempo esaurita e, praticamente, introvabile.
3 Ciò è avvenuto per il libro di Mc Neill appena citato.
4 Secondo l’insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica, il campo della fede abbraccia tutte le verità soprannaturali, rivelate da Dio agli uomini, mentre il campo della morale riguarda i comportamenti umani, distinti in buoni e cattivi (peccati): tutto ciò viene qui detto molto all’ingrosso e tanto per dare un’idea, poiché ben più lungo discorso sarebbe necessario e poiché, anche all’interno della Chiesa cattolica molte classificazioni tradizionali vengono oggi sottoposte a critica.
5 John Boswell, Christianity, Social Tolerance and Homosexuality, The University of Chicago Press, London (U.K.), 1985
6 Vedasi, tra gli altri, Hans Küng, Unfehlbar? Eine Anfrage, Bezinger Verlag, Einsiedeln (Svizzera), 1970; trad. it. Infallibile? Una domanda, Anteo, Bologna, 1970.
7 Ad esempio: Autori Vari, Homosexualidad: ciencia y conciencia, Editorial Sal Terrae, Santander (Spagna), 1981; trad. it. Omosessualità: scienza e coscienza, Cittadella, Assisi, 1983; John Mc Neill, The Church and the Homosexual, IV edizione, Bacon Press, Boston (U.S.A.), 1993; della prima edizione fu fatta una traduzione italiana: Omosessualità e fede cristiana, Mondadori, Milano, 1979, ormai da tempo esaurita; John Mc Neill, Taking a Chance on God, Bacon Press, Boston, (U.S.A.), 1988; traduzione italiana: Scommettere su Dio, Sonda, Torino, 1994.
8 Ad esempio non è riconosciuto vero matrimonio quello contratto dal divorziato che si risposa, vivente il primo coniuge.
9 Peraltro, la legge del celibato ecclesiastico obbligatorio non è e non è mai stata in vigore per i cristiani d’oriente (cattolici compresi).
10 Tra gli altri, il movimento ‘Noi siamo Chiesa’, sorto tre anni fa in Germania ed estesosi anche in altri paesi europei, compresa l’Italia, con raccolte massicce di firme su un ‘Appello del Popolo di Dio’.
11 Apocalisse 21,1