L’amore di Dio per Rut e Noemi
Riflessioni bibliche di Antonio Luis Pelegrin Pradas tratte dal sito Lupa Protestante (Spagna) del 9 novembre 2012, liberamente tradotte da Dino
Dalle persone emarginate arriva una fortissima testimonianza di fede. Osserva e ascolta Dio nelle vite di chi vive in diverse espressioni di famiglia e di genitorialità. Vari passaggi di questi brani (Ruth 3:1-5, 4:13-17; Salmo 127; Re 17:8-16 Ebrei 9:24-28; Marco 12:38-44) hanno a che vedere con vedove.
Nel mondo antico le vedove si trovavano ad essere escluse, fuori dai nuclei famigliari a capo dei quali c’era un maschio. Di conseguenza la loro possibilità di sopravvivenza e il loro benessere erano spesso in pericolo.
Tuttavia Gesù in Marco 12:38-44 dice che, benché le circostanze fanno sì che le vedove vengano a trovarsi fuori dalla famiglia conforme al modello tradizionale e dalle strutture sociali della loro epoca, queste figure “emarginate” alcune volte costituiscono dei modelli per la vita di fede migliori rispetto ai capi religiosi più stimati.
E così, ai credenti di oggi, anche e specialmente a quelli che si trovano fuori dalle tradizionali strutture sociali e famigliari (comprese le persone LGBT), viene ricordato, attraverso questi passaggi, che la correttezza religiosa e quindi l’approvazione e la protezione di Dio sono a disposizione anche di chi si trova ai margini delle istituzioni sociali e religiose.
Nel rapporto tra Rut e Noemi che troviamo in Rut 3:1-5, 4:13-17, possiamo vedere quello che oggi è diventato un modello di relazione impegnata. Senza marito o figli, Rut e Noemi vivevano un’esistenza precaria nel mondo patriarcale del Medio Oriente. Come afferma la lettura di 1 Re 17:8-16, le vedove che non hanno maschi adulti nel proprio nucleo famigliare sono vulnerabili fino alla povertà e alla fame.
E per di più Rut era una moabita e non una israelita quando andò con Noemi in Israele. Nella Bibbia i moabiti sono detestati e le donne moabite sono guardate con sospetto. Nonostante le loro situazioni famigliari, di genere e di emarginazione etnica, Noemi e Rut hanno fatto un cammino coraggioso per assicurarsi la propria sopravvivenza. In realtà, alcune delle azioni iniziate da Noemi e portate a termine da Rut avrebbero dovuto essere considerate scandalose.
Perchè può essere utile per le persone GLBT studiare personaggi come Rut e Noemi?
Vari testi biblici parlano contro il matrimonio misto tra maschi israeliti e donne moabite. Cosicché l’unione tra Rut e Boaz poteva essere giudicata impropria da chi adotta un approccio letterale alle tradizioni bibliche riguardo al matrimonio. E per di più sono le donne della città, invece dei suoi genitori, a dare un nome al figlio di Boaz e Rut. I testi sottolineano anche l’amore tra Rut e Noemi ed attribuiscono il figlio di Rut a Noemi, benchè Noemi non sia la sua genitrice biologica.
Inoltre nella Bibbia la discendenza normalmente viene tracciata attraverso linee maschili. Ad esempio nel salmo 127 la gioia della nascita di un figlio viene attribuita ai genitori (maschi) biologici, ma in Rut 4:13-17 questa gioia è riferita alle donne, alla parentela non biologica e alla comunità più ampia.
Il libro di Noemi sembra ridefinire i rapporti familiari riconosciuti, mettendo insieme coppie costituite da componenti che normalmente vengono tenuti separati, creando linee di parentela che si trovano al di fuori dalle linee biologiche. Il libro attribuisce alle donne funzioni che normalmente appartengono agli uomini, collocando la famiglia in un contesto comune più ampio.
Creando un legame non solo tra Rut e David, ma anche (Matteo 1:5) con Gesù, la Bibbia indica che le configurazioni non tradizionali di famiglia e genere stanno a cuore alla Scrittura stessa.
In che modo le persone GLBT stanno ridefinendo i rapporti famigliari riconosciuti?
Come al tempo di Noemi e Rut, così anche oggi alcuni tipi di rapporti e configurazioni di unità famigliari sono guardati con sospetto. Molti credenti sono dubbiosi se accettare o considerare ormai normali le ridefinizioni di famiglia che stanno avvenendo tra le persone LGBT. In realtà molti individui che rivestono ruoli di autorità religiosa affermano che tali ridefinizioni sono incompatibili con la dottrina e la pratica cristiana. Nonostante il fatto che, come affermato in Ebrei 9, i cristiani credono che Dio con Cristo ha tolto il peccato, una volta e per sempre (versetto 26), tali autorità continuano ad identificare come peccatori coloro che conducono una vita non allineata alle pratiche predominanti di unità famigliare e di genere.
Marco 12:38-44 afferma, senza alcun dubbio, che non sempre chi occupa un posto autorevole è un modello affidabile di pratica cristiana. Gesù mette a confronto gli scribi – autorità religiose maschili a cui normalmente si riconoscerebbe onore e rispetto – con una donna che si trova in una situazione di vita emarginata, come era il caso di Rut e Noemi.
Oltre ad affermare che spesso gli scribi sfruttano le vedove mentre recitano lunghe preghiere, Gesù richiama l’attenzione su una vedova e dice che essa agisce in modo più meritevole degli altri. Se ai discepoli di Gesù viene proposto come modello di comportamento una vedova invece degli scribi, allo stesso modo le comunità di credenti attualmente possono imparare dalle persone GLBT molto più che dalle autorità religiose che le vessano.
Qual’è il posto del potere e dell’autorità nella tua comunità religiosa? Con quali parole Dio potrebbe mettere in discussione chi ha il comando attraverso la testimonianza fedele di coloro che sono emarginati?
Preghiera inclusiva
Dio di Rut e di Noemi,
Dio delle vedove e degli stranieri,
insegna a tutti noi ad essere oggi più aperti
alla verità che tu ci porti
da luoghi inaspettati.
Amen
Testo originale: El Reino de la justicia y del amor de Dios