Shakespeare: un bardo gaio?
Testo di Adriano C., volontario del Progetto Gionata, 2 novembre 2012
“All’Onorevolissimo Henry Wriothesley, Conte di Southampton, e Barone di Titchfield. L’amore che porto a Vostra Signoria è senza fine; questa operetta senza principio non ne è che una superflua parte. Non il valore dei miei rozzi versi, ma la garanzia di benevolenza offertami da Vostro Onore, mi rende certo della loro accettazione. Ciò che ho fatto è vostro, ciò che farò è vostro, essendo parte del tutto che vi ho consacrato.
Fosse il mio valore più grande, vi manifesterei maggiore omaggio; frattanto, essendo ciò che è, è dedicato a Vostra Signoria, cui auguro lunga vita, resa più lunga da tutte le felicità. A Vostra Signoria con ogni devozione”. William Shakespeare
Questa dedica venne scritta da uno dei più grandi drammaturghi inglesi, William Shakespeare, nel proemio di una sua opera poetica, “Lucrezia violata”. Del bardo inglese conosciamo la vita e le opere, ma non siamo a conoscenza di quella che era la sua privacy, poiché non esiste un diario o una biografia attendibile che ce ne riveli i retroscena.
I sonetti che sono giunti fino ai nostri giorni, fanno intravedere un profilo di omosessualità e fanno risaltare i dubbi della relazione che William intratteneva con il suo nobile finanziatore, Henry Wriothesley, terzo conte di Southampton.
Recentemente Alistair Lang, uno storico d’arte del National Trust ha accertato che il dipinto di “Lady Norton” non ritraeva la nobile signora, ma un uomo “effemminato”: proprio l’aristocratico amico di Shakespeare al quale dedicò due poemetti erotico-mitologici e forse anche la raccolta di sonetti che spesso si rivolgono con parole d’amore ad un uomo.
“TO.THE.ONLIE.BEGETTER.OF. THESE.INSUING.SONNETS. Mr.W.H.
ALL.HAPPINESSE. AND.THAT.ETERNITIE.
PROMISED. BY. OVR.EVER-LIVING.POET. WISHETH. THE.WELL-WISHING. ADVENTVRER.IN. SETTING.FORTH.”
(All’unico ispiratore di questi seguenti sonetti Mr.W.H. ogni felicità e quella eternità, promessa dal nostro immortale poeta augura colui che con buon augurio si avventura nel pubblicare).
Di circa 10-15 anni più giovane di Shakespeare, il duca di Southampton, Henry Wriothesley, ospitò il drammaturgo per diversi anni a Londra. Grazie all’appoggio dell’aristocratico, lo scrittore divenne anche comproprietario del Globe Theatre. Alistair Lang ricorda come le chiacchiere sul conto delle tendenze omosessuali dell”’Earl of Southampton” siano state sempre numerose, alimentate anche dal fatto che da giovane rifiutò di sposare una bellissima ragazza, sua promessa sposa, pur pagando alla famiglia di lei una penalità enorme per l’epoca.
Ufficialmente il conte era il secondo figlio del conte di Southampton, Henry Wriothesley II, e della moglie Mary Browne. Secondo la leggenda metropolitana conosciuta come “teoria del principe Tudor”, sarebbe invece il frutto della relazione tra la Regina Elisabetta e Edward De Vere, conte di Oxford. Dai dipinti che sono giunti fino ai nostri giorni traspare una inquietante somiglianza tra l’amico di Shakespeare e la Grande Elisabetta.
Ma torniamo ad analizzare il rapporto di William con Henry Wriothesley III. Shakespeare scrisse i sonetti presumibilmente alla fine del sedicesimo secolo, tra il 1592 e il 1593. In quel periodo i teatri erano chiusi a causa dell’epidemia di peste, ed il bardo era libero dai pressanti impegni compositivi delle recite da rappresentare a teatro. I sonetti, in tutto 154, furono pubblicati nel 1609 da Thomas Thorpe, pare senza il consenso dell’autore.
L’edizione riporta la dedica più enigmatica della storia della letteratura inglese, quella che ho inserito in apertura. I sonetti da 1 a 126 sono convenzionalmente il gruppo più ampio di sonetti, avente come oggetto l’amore per un giovane di sesso maschile, il fair youth. Il fair youth è il principale protagonista della raccolta di sonetti, oggetto di un amore “ispirato e profondo”, la cui qualità indecifrabile si situa tra il sessuale, il platonico e il filiale.
Il personaggio ha dei connotati vaghi: i sonetti rivelano che è bello/biondo (fair) e giovane (youth), ma non approfondiscono mai una caratterizzazione esteriore precisa. Il sonetto 20 ce lo mostra, al secondo verso, come master mistress of my passion, ossia come un “padrone-padrona della passione amorosa”: così il fair youth acquista un’immagine di grande femminilità, una sorta di androgino, oggetto del desiderio di entrambi i sessi. Fair è anche il sostantivo da cui deriva fairy, fata e da qui uno dei nomignoli riservati agli omosessuali anglofoni. Dai ritratti del conte che ci sono pervenuti fu comunque un bellissimo uomo.
Volto di donna Natura ha dipinto
Al re-regina della mia passione;
Cuore gentile di donna ha respinto
Ciò che false donne incostanti pone;
Occhio più chiaro e meno falsa occhiata
Che muta in oro ciò su cui si posa;
Da forma di uomo ogni cosa è formata,
Ruba occhio d’uomo e a donna anima sposa.
Come donna in origine nascesti,
Natura nel crearti subì emozione,
Io privato da ciò che tu prendesti,
Un’aggiunta che per me è sottrazione.
Se ti eresse al femminile piacere
Sia mio l’amare e per loro il godere
Il dibattito sull’identificazione di questa figura enigmatica e misteriosa è apertissimo, arrivando a interessare quello della sessualità del poeta, identificandolo appunto in Henry Wriothesley III, protettore e amico di Shakespeare, ritenuto anche suo possibile amante.