Il Vangelo è amore. Tralci di vita divina
Riflessioni bibliche di John McNeill* tratte da Adista Notizie del 14 Aprile 2012, n.14, pag.15
Nel corso dei secoli il messaggio di Gesù si è in gran parte perso perché interpretato attraverso le lenti della filosofia aristotelica greca. Una filosofia essenzialmente e intrinsecamente pagana, nel senso che credeva nella divinità della ragione. Il messaggio di Cristo era invece tutto centrato sulla divinità della vita. Da nessuna parte, nel suo messaggio, troverete l’idea di un beatificans visio, cioè di un modo intellettuale di cogliere l’essenza divina.
I primi cristiani sapevano perfettamente che Dio si conosce attraverso il cuore. Cristo ha insegnato al mondo la beatificans vita, cioè il raggiungimento del nostro destino umano attraverso la condivisione della vita divina. Il grande simbolo di quella partecipazione alla vita divina è il simbolo della vite e dei tralci che si trovano nel Vangelo di oggi, una condivisione vitale in una forza vitale che sgorga dalla sorgente come i rami dalla vite.
Questa condivisione in forza vitale di Dio non è automatica. Dio aspetta il nostro invito per condividere la sua vita con noi. Ogni volta che diciamo “sì” a Dio e invitiamo Dio a dimorare in noi, lo spirito di Dio diventa un tutt’uno con il nostro spirito, riempiendo noi e con noi la nostra capacità di ricevere la vita divina.
Insieme a quella pienezza arriva un anelito in più, che innesca una sorta di “circolo virtuoso” di disponibilità e di amore. Perché quel primo “sì” ci porta a dire altri e più consapevoli “sì”; e l’amore di Dio fluisce in modo più profondo nei nostri cuori. Dato che possediamo però una capacità sempre finita, mentre la forza vitale di Dio è infinita questo dialogo con lui, questo anelito e questa continua tensione verso di Lui continuerà per l’eternità. Un processo lento e senza fine, che si manifesta attraverso un’unione sempre più profonda della nostra vita finita con la realtà infinita dell’amore divino.
Ma qual è il “frutto” che Cristo promette porteremo abbondantemente se saremo come le viti attaccati al suo tralcio? Io credo che questo frutto sia costituito dagli atti di amore compassionevole che saremo in grado di compiere verso i nostri simili, quando saremo veramente in grado di riconoscere il volto sofferente dell’altro. La Bibbia ci dice che Dio è amore e se qualcuno compie gesti di amore, allora e solo allora conosce Dio.
Nella sua rappresentazione del giudizio finale (Mc 25,31-46) Gesù ha identificato con chiarezza gli atti che ci uniscono a Dio: «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi […]. In verità vi dico, nella misura in cui avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete a me».
In questo passo del Vangelo non vi è alcun contenuto intellettuale. Non si tratta di un’adesione a un credo o una dottrina. Gesù non ci chiede di adempiere a precetti o di credere a dogmi. Qualunque siano le vostre convinzioni intellettuali il vostro credo, o la mancanza stessa di un credo, se realizzate questi atti di amore compassionevole, allora otterrete di essere una cosa sola con la realtà divina e verrete accolti nel Regno dei Cieli.
Della potenza di questo insegnamento ho fatto un’esperienza diretta. Durante la Seconda Guerra mondiale sono stato prigioniero in Germania e stavo letteralmente morendo di fame, ero arrivato a pesare meno di 37 chili: un giorno stavo tagliando la legna in una fattoria e uno schiavo-operaio polacco mi ha gettato di nascosto una patata, rischiando la sua vita per salvare la mia. Ho nascosto la patata nella mia giacca e gli ho fatto un cenno di ringraziamento.
La sua risposta è stata il segno della croce. Da allora ho chiesto a Dio di darmi quel tipo di fede coraggiosa; che mi concedesse l’amore che ha promesso nel Vangelo di oggi. Quello che ti dà la forza di rischiare la vita per aiutare uno sconosciuto in difficoltà.
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*John McNeill, ex gesuita, teologo e psicoterapeuta statunitense, pioniere del movimento lgbt nella società e nella Chiesa. Il suo libro più celebre, The Church and Homosexuals (1976), gli costò la dimissione dallo stato clericale. In Italia ha recentemente pubblicato Cercare se stessi… per trovare Dio, Omosessualità, Chiesa, Fede, Vangelo, Spirito (Edizioni Piagge, 2011)