Essere omosessuale nel mondo arabo
Articolo di Sami Richa (*) pubblicato sul sito de “Le Monde” (Francia) il 13 settembre 2011, liberamente tradotto da Adriano
Nell’era in cui la primavera araba colpisce le dittature arabe, è necessario soffermarsi sulle numerose ferite che intaccano il paesaggio della sessualità in questa parte del mondo. In molti paesi arabi, l’omosessualità è un reato punibile almeno con la reclusione, se non addirittura con la pena di morte. Eppure, alcuni poeti del mondo musulmano hanno tuttavia celebrato l’omosessualità, come, ad esempio, il poeta arabo-persiano Abou Nouwâs.
Ciononostante, la situazione nel mondo arabo è molto grave, l’omosessualità è molto male accettata, in primo luogo è vietata dalla legge (nella maggior parte dei paesi arabi) ed è malvista dalla società molto conservatrice e tradizionale, guidata per lo più dai valori religiosi.
La comunità omosessuale nel mondo arabo è dunque una delle minoranze più oppresse. In Libano, sebbene sia un paese riconosciuto tollerante su alcuni temi, come ad esempio sulla convivenza religiosa, l’omosessualità è tuttora un tabù, ciò fa soffrire le persone con questo tipo di identità sessuale, li opprime.
Il codice penale libanese del 1943, modificato nel 2003, nell’articolo 534 sancisce: “I rapporti sessuali contro natura sono puniti con la reclusione per un periodo che varia da un mese a un anno e con la multa da 200.000 a un milione di lire libanesi”. Il Libano è dunque avvantaggiato rispetto agli altri paesi vicini nei quali la punizione è molto più grave!
Inoltre, possiamo dire che poche cose collegano le due principali comunità che costituiscono il tessuto sociale del Libano, cristiani e musulmani, circa le leggi sessuali, personali e femminili, per esempio. Stranamente, sull’omosessualità, possiamo dire che essi si riconoscano invece simili, nel trattarla con la stessa aggressività e con lo stesso impeto.
Così, la vita di una persona omosessuale in Libano rimane quella di un combattente. Incomincia con la scuola dove viene spesso stigmatizzato a causa del solo presupposto comportamentale, sul posto di lavoro, in cui viene spesso escluso da posizioni chiave, e anche nella propria famiglia che lo respinge una volta a conoscenza di quello che è.
E’ una tragedia umana che presenta tutte le azioni di una vera e propria orribile tragedia di rifiuto, violenza e crudeltà. Un padre di un giovane gay ci ha detto in un’intervista che preferirebbe che il figlio avesse un tumore mortale, piuttosto che questo difetto che la famiglia non può perdonare!
Abbondano esempi di persone omosessuali che visitano psichiatri e psicologi per cambiare il loro orientamento, spinti dalle loro famiglie a restaurare un’eterosessualità dominante totale. E che delusione per loro e per i loro genitori quando gli viene detto che non c’è niente da cambiare, che non c’è nulla di patologico e che non esiste una medicina, che possa cambiare quella che non è un’anomalia!
Questo dimostra la ferocia della nostra società nei confronti delle persone che non hanno alcuna colpa, che non hanno chiesto di essere così, ma che sono stati scelti da Madre Natura per essere diversi nella loro sessualità, rispetto alla massa di gente intorno a loro. Certo, in Occidente l’omofobia persiste e può anche aumentare in alcuni paesi, spesso con penose confusioni, come due anni fa, quando i media hanno pubblicato le storie di pedofilia nella Chiesa, mischiando l’omosessualità (che non è affatto patologica) e la pedofilia, vera e propria deviazione sessuale da curare con vigore.
Il cammino da percorrere è ancora lungo, in tutto il mondo. Ma nel nostro paese, è urgente, perché è un vero e proprio rifiuto, quasi una negazione!
(*) Sami Richa è Direttore del Dipartimento di Psichiatria presso il centro ospedaliero Hotel-Dieu de France di Beirut
Titolo originale: Etre homosexuel dans le monde arabe