Veglierò per ricordare che “se ho parlato bene, perché mi percuoti?”
Riflessione di Luigi Condor E.
La parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37), fondata sull’Amore incondizionato verso il prossimo, si conclude con un’esortazione da parte di Gesù: “Va e anche tutto lo stesso“. Di questi tempi, come spesso in passato, assistiamo vicecersa a una ricerca di legittimazione dell’odio, quasi fosse un diritto e non un dramma. Odio aprioristico, basato solo su ciò che l’Altro è.
L’odio verso determinate persone solo perché appartenenti a una categoria (musulmani, omosessuali, cristiani, neri) è quanto di più intollerabile, come esseri umani, si possa concepire e sopportare.
Dove hanno portato le due grandi ideologie atee del ventesimo secolo, nazifascismo e stalinismo, fondate proprio su questo, sulla ricerca e la persecuzione del nemico? Alla giustificazione, e anzi, al compiacimento nello spargimento di sangue di vite innocenti.
E allora come esseri umani dobbiamo sentire il dovere di non starci. E allora come esseri umani dobbiamo opporci, perché per costruire quella che Paolo VI (uno che il nazifascismo e il comunismo li ha subiti, e subiti davvero) chiamava “la civiltà dell’Amore” bisogna partire da uno sradicamento del diritto all’odio aprioristico, attraverso l’educazione e la divulgazione del rispetto della dignità di qualunque persona umana.
Dobbiamo farlo sempre, sempre con convinzione. Tenendo sempre a mente l’ingiustizia che Gesù subisce ed evidenzia a chi lo accusa: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?“.
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