Quando rivelare la propria omosessualità in famiglia
Articolo tratto dal sito Dossier Familial (Francia) del 4 novembre 2009, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Come annunciare la propria omosessualità ai parenti prossimi senza suscitare una reazione di rifiuto. Un cammino difficile che necessita una buona dose di dialogo e a volte del tempo.
A ognuno il suo metodo: lasciar intuire il proprio orientamento sessuale o dichiararlo apertamente facendo coming out, ecco l’alternativa davanti alla quale si ritrovano coloro che non sopportano più di velare la propria omosessualità.
Nel momento in cui ho incontrato Alex volevo vivere la nostra relazione alla luce del sole. Raphael ha scelto di confidarsi a sua madre: le ho detto d’aver trovato la persona con cui avrei trascorso il resto della mia vita, mia madre era felicissima vedendomi entusiasta. A partire da questo ho osato parlare di Alex.
Sandrine ha preferito tacere invece, però non ha nemmeno cercato di nascondere la sua vita privata: Con Célia ci siamo incontrate in facoltà, era un periodo in cui condividere un appartamento tra ragazze era normale, in seguito abbiamo continuato ad abitare insieme. Passavamo anche tutti i weekend e le vacanze insieme, senza che nessuno si stupisse.
Sandrine non si è rifiutata di dare spiegazioni, però non ha neanche voluto provocare. Era impossibile per i miei genitori capire la realtà. Hanno preferito lasciare le cose non dette: sanno ma fingono di non sapere. Solo il fratello di Sandrine è in confidenza con lei. “E’ una mezza misura, ma va bene così ” afferma Sandrine. Pero non c’è festa o compleanno in cui Célia non venga invitata anche dai parenti lontani di Sandrine.
Difficile liberarsi dalla norma, perché questa differenza si iscrive in una società che ha come norma l’eterosessualità, quindi dichiararsi omosessuali per molti è fonte di difficoltà e sofferenza. Quando mi son reso conto da adolescente dell’attrazione che provavo per i ragazzi, mi son sentito molto solo, ricorda Pierric. Ho cominciato a lottare contro questa idea, perché a 14 anche io ero pieno di pregiudizi che circondano gli omosessuali.
E’ un dato di fatto, constata lo psicanalista Paulo Queiroz che la percezione negativa che la società diffonde esiste anche negli omosessuali stessi e produce in alcuni un’omofobia interiorizzata. Questo periodo è ancor più difficile dato che i genitori che si fanno domande, non vogliono affrontarle e sostengono spesso che l’omosessualità dei figli sia passeggera. é una loro forma di protezione contro una realtà che giudicano inaccettabile.
E Pierric aggiunge “Nei primi tempi avevo vergogna, mi sentivo in colpa.Questo malessere comune ai giovani turbati dal proprio orientamento sessuale si traduce a volte in disturbi psicosomatici e a volte depressivi. Non ci si può affrancare dalle norme in questa epoca della vita.
L’adolescente tormentato tenta di comunicare il suo malessere senza la certezza di potersi confidare a qualcuno per paura d’ essere giudicato. é successo, a volte che la soluzione trovata per sfuggire a queste difficoltà sia stato il tentativo di suicidio, racconta Paulo Queiroz. Dopo tutto quando ripercorrono il proprio percorso, gli adulti evocano spesso il cammino che li ha portati ad accettare la propria omosessualità.
Secondo la psicoterapeuta Beatrice Milletre l’accettazione di se avviene solo quando l’autostima è stata ricostruita, in modo che l’individuo possa amarsi e dunque essere in grado d’accettare le proprie preferenze. Avere integrato questa parte di sé è una tappa fondamentale prima del momento della rivelazione ai parenti prossimi, sottolinea Paulo Queiroz.
Questo significa aver valutato le conseguenze dei propri gesti e sentirsi sufficientemente forti da non temere le reazioni negative dei propri parenti. Bisogna anche accettare di non rispondere alle attese delle famiglie. Thomas, figlio unico sente d’aver deluso profondamente i propri genitori.
Non è l’annuncio della mia omosessualità che li ha scossi. Sono felice con il mio compagno e loro con il passare del tempo hanno imparato ad apprezzarlo. Ma il fatto di non poter avere dei nipotini li ha sconvolti.
Informare i parenti più stretti e spiegare
Fare in modo che il proprio coming out abbia successo presuppone di aver riflettuto sulle ragioni per le quali si sceglie d’informare il proprio entourage. La maggior parte delle persone lo fa per avere maggiore serenità e sentirsi più vicini alla famiglia.
Nonostante tutto questo annuncio può provocare un cataclisma. Florent lo ha vissuto sulla pelle. Non mi aspettavo che fosse facile. Il mio amico aveva fatto coming out. La sua famiglia era stata comprensiva e pensavo che fosse giunto anche per me il momento di parlare. I miei genitori vivono in una piccola cittadina di provincia, dove tutti si conoscono. é più difficile in queste condizioni accettare d’avere un figlio omosessuale.
Per loro l’omosessualità implica uno stile di vita a rischio. Sono sicuro che li spaventa l’idea che io abbia tanti partner e con questo l’ossessione dell’aids o altre malattie. Beatrice Milletre insiste sull’importanza della comunicazione per aiutare i genitori ad accettare, bisogna spiegare loro che l’omosessualità non è una scelta, che si è così e basta, che non è nemmeno ereditaria, come non lo è nemmeno l’eterosessualità e che non esiste una tipologia di genitori che generano figli omosessuali.
L’ambiente familiare ha bisogno di tempo
Far coming out è una cosa, ma intrattenere il dialogo è anche esso essenziale. Bisogna accettare che la famiglia ha bisogno di tempo, indica Florent che non si è fermato alle prime reazioni negative dei suoi genitori. Ha scritto loro una lunga lettera. Dicevo che capivo il loro atteggiamento, ma speravo che avremmo finito per ritrovarci. In occasione di un trasferimento, suo padre gli ha proposto un incontro tete à tete. Ero commosso dal passo che aveva fatto, non era facile per lui.
Quel giorno abbiamo parlato tantissimo. Prima di andarsene mi ha rassicurato che restavo suo figlio qualsiasi scelta avessi fatto.
Da allora in poi i nostri rapporti si sono rappacificati confida Florent. Sono toccato dagli sforzi che hanno fatto per accettarmi e penso che siamo sulla strada della riconciliazione. Lasciare ai genitori il tempo della riflessione, è effettivamente il consiglio di Beatrice Milletre. La maggior parte dei genitori raggiungono lo stadio in cui accettano la realtà, com’ è senza giudicare e considerano che l’unica cosa importante sia la felicità del proprio figlio.
L’opinione di Paulo Queiroz psicanalista
L’annuncio dell’omosessualità da parte di un membro della famiglia può essere vissuta come un oltraggio al patto famigliare che riposa sulla negazione e la volontà di non sapere. Dopo lo shock della rivelazione succede che il rifiuto di questa realtà si manifesti con atteggiamenti di ostilità o evitando di affrontare il tema.
I genitori provano un senso di colpa e cercano la causa dell’omosessualità dei figli in una modalità di relazione “errata” o nell’educazione “sbagliata” dei figli, quindi se ne attribuiscono la responsabilità. In linea generale dopo aver superato questa fase di colpevolezza si può instaurare un dialogo e aprirà la strada all’accettazione.
Testo originale: Révéler son homosexualité à sa famille