Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? (Rm 8,35-39)
Meditazione di don Alberto Carbonari su Romani 8,35-39 tenuta nella preghiera online nella Settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia l’11 maggio 2021
Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8,35-39)
Niente e nessuno può separarci dall’amore di Cristo!
Non è una constatazione da poco quella che San Paolo fa in questo stralcio della grande sua lettera ai Romani. È un’affermazione che non riguarda solo la comunità a cui scrive e neanche un ristretto numero di persone, di eletti. Infatti in quel “Chi ci separerà” e in quella serie di “né” “né” c’è un sapore di universalità, tipico proprio dell’amore di Gesù.
Gesù desidera amare ogni uomo, ogni donna, ogni persona, senza distinzione alcuna. Il suo amore raggiunge misteriosamente ogni essere umano, anche chi che sembra più lontano da Lui. Perché l’amore di Gesù non è dato per merito, per capacità, per bravura, ma è pura grazia, puro dono… ed ha come destinatario ogni uomo. E poi l’amore di Gesù non è generico… Non è un contenitore dove può buttarci dentro di tutto in maniera indiscriminata.
Ha un nome e una modalità precisa. È l’amore che si dona, che non chiede nulla in cambio, che non lascia niente indietro. È amore che dà la vita e che mette davvero al centro l’altro.
Questo amore, di cui niente e nessuno potrà separarci, può dare senso anche alle persecuzioni, alle umiliazioni, alle violenze subite. Non perché tutto questo vada accettato supinamente o come (perversa) volontà di Dio.
No!
È proprio l’amore che Gesù ha vissuto nella passione e sulla croce, che può dare uno spiraglio di luce anche a queste terribili esperienze. Gesù infatti abbraccia la croce e, mentre la vive, la trasfigura, la fa diventare occasione per ‘amare di più’, per ‘amore oltre’…
Gesù sulla croce perdona coloro che lo stanno massacrando. Gesù sulla croce eleva il suo sguardo al Padre. Gesù sulla croce si fa voce anche di coloro che si sentono abbandonati dal Padre.
Infine, l’amore che si dona, che Gesù vive e incarna, diventa il punto-chiave per un vero discernimento, per chiedersi davvero:
‘che cosa è bene e va perseguito? Che cosa è male e va abbandonato?’. Al centro quindi non sta la difesa dell’amore in modo generico e falsamente universale, ma l’amore che profuma di Gesù, che sa di dono, di donazione… non di affermazione e neanche di ‘un diritto a…’ Stiamo allora davanti a questo amore che si dona, stiamoci in silenzio, stiamoci con pazienza e perseveranza.
E’ questa la chiave per chiedersi ogni giorno quali sono i passi giusti da fare, passi e scelte di gioia, di amore, di donazione… E pian piano, passo dopo passo, una strada si aprirà, una luce si intravedrà e un progetto di vita e di fede per tutti si renderà possibile.
TESTO VEGLIA> Veglia vittime omotransfobia del 11 maggio 2021 (Pdf)