I credenti omosessuali e la chiesa cattolica. Un confronto a più voci
Articolo di Nerio tratto dal Bollettino de “La Parola” del 2° semestre 2004
La sera di mercoledì 28 aprile 2004, si è tenuto a Bassano del Grappa un incontro pubblico con suor JeannineGramick, una religiosa americana impegnata da molti anni nella pastorale con le persone omosessuali, la cui fama ha varcato i confini del suo paese grazie anche al “provvedimento di sospensione” che le è statonotificato da colui che è il Supremo Custode dell’autentica dottrina cattolica, sua eminenza il cardinaleRatzinger (N.d.r. allora non ancora papa, ma responsabile dalla Congregazione Congregazione per la Dottrina della Fede).
Il programma della serata, dal titolo “Chiesa e omosessualità”, che prevedeva solo l’incontro con questadonna di fede, gentile nei modi quanto tenace e grintosa nel sostenere le proprie idee, si è arricchito grazie alla presenza di altre persone impegnate, sia pure in ambiti diversi, come don Domenico Pezzini, fondatore del primo gruppo di gay credenti in Italia, Gianni Geraci (ndr. all’epeca rappresentante) del coordinamento nazionale (ndr. dei credenti omosessuali, ovvero il Cogi) e la pastora della comunità valdese di Verona.
Le domande e le sollecitazioni del moderatore dell’incontro Giuseppe Sartori, responsabile dell’Arci Gay di Bassano, hanno offerto la possibilità a questi amici di spiegare innanzitutto i motivi che li hanno spinti a lavorare a fianco delle persone omosessuali e poi di fare una panoramica sulle prospettive per il futuro di questa dimensione che la Chiesa vive ancora come “una spina nel fianco”.
Suor Gramick ricordava che un suo amico, ai tempi dell’università, le chiedeva con insistenza che cosa facesse la chiesa cattolica per i gay.
Ciò le permise di prendere coscienza di tutta una realtà viva ma nascosta “nella comunità cristiana”, e allo stesso tempo del disimpegno e dell’indifferenza della chiesa istituzionale nei confronti di essa, spronandola ad impegnarsi in prima persona per conoscere e far emergere il profondo disagio che provavano i gay nel sentirsi parte di una chiesa che stentava a riconoscerli nella loro vera identità.
É iniziata così l’avventura di questa donna che ha saputo trasformare un impegno di amicizia e solidarietà in un prezioso servizio per la promozione della dignità umana e dell’identità delle persone omosessuali nella comunità cristiana e civile.
Simile, anche se in un contesto molto diverso, è stato il cammino fatto da don Pezzini perché anche lui è stato “folgorato sulla via di Damasco” dalla riflessione provocatoria di un giovane che gli manifestava il suo personale travaglio spirituale con queste parole: “mi sento a disagio nella comunità cristiana perché sono gay e nella comunità gay perché sono cattolico praticante….”
Don Domenico ha accolto questa evidente provocazione, accettandola come una sfida, e si è impegnato a dare delle risposte chiare e costruttive ai tanti giovani che ha incontrato in questi anni e che vivono intimamente questa situazione conflittuale, con il desiderio di aiutarli a sentirsi parte viva e attiva della comunità cristiana perché nella chiesa, in virtù della sua stessa natura, nessuno può sentirsi “escluso”.
Venendo poi alla situazione odierna della chiesa, suor Jeannine ricordava che, negli Stati Uniti, l’impegno dei gruppi di gay credenti e l’opera di sensibilizzazione delle comunità, stanno dando i loro frutti.
Oggi diverse diocesi impostano una propria pastorale per gli omosessuali e numerose comunità di religiosi e religiose hanno manifestato in vari modi tutta la loro solidarietà a questi fratelli e sorelle nella fede. Gli stessi vescovi, riuniti in assemblea plenaria, hanno scritto una lettera alle famiglie invitandole ad accogliere e vivere come un “dono” il fatto di avere un figlio o una figlia gay.
Don Pezzini risponde per quanto riguarda la chiesa italiana, riscontrando invece un cammino quasi inverso o comunque più infelice. Negli anni settanta, egli dice, qualcosa si era mosso anche sulla spinta del fermento post-conciliare e della vivacità legata al desiderio di un profondo rinnovamento nei diversi ambiti della Chiesa.
Tutto si è poi arenato e come sempre accade nelle realtà complesse, le cause sono molteplici. Su un punto però egli è molto chiaro e fermo: il magistero di Giovanni Paolo II, cominciato nel 1978, certamente non ha dimostrato nei confronti della nostra realtà quelle aperture e quegli atteggiamenti di paterna sollecitudine pastorale che ha invece largamente profuso nei confronti di altre realtà.
L’atteggiamento assunto dal Pontefice ha avuto un influsso decisamente negativo nella chiesa italiana la quale sì è sempre più irrigidita e resa poco disponibile ad ascoltare e dare spazio alle “voci fuori del coro”,praticando l’antico metodo di “isolare” quelle persone, siano esse vescovi, preti o teologi che proponevano letture un po’ diverse da quelle indicate dalla conferenza episcopale il cui bastone di comando è tenuto ben saldo, dalle mani del cardinale Camillo Ruini, che non perde la minima occasione per dimostrare tutta la sua filiale devozione al Santo Padre ma ancor più alla potente “Curia Romana”.
Il risultato è stato, in buona sostanza, un allineamento sempre più fermo e deciso alle direttive puntualmente impartite dalla Suprema Congregazione per la Dottrina della Fede la quale, a mio modesto giudizio, ha accolto in pieno il pensiero teologico pastorale di colui che da più di vent’anni…. (unico caso nella curia romana) la presiede con fermezza ed autorità, il venerato cardinale Joseph Ratzinger.
L’errore più grave che noi possiamo commettere, nel quale è sempre facile scivolare, è di pensare e credere che questo sia il pensiero della Chiesa, di tutta la Chiesa o per lo meno di coloro che sono i “maestri di fede e morale” cioè i vescovi, che tutti riconosciamo come legittimi pastori.
Non è assolutamente così poiché su questi temi ed altri altrettanto scottanti e delicati, ci sono continui dibattiti e discussioni in seno alla chiesa e soprattutto all’interno delle singole conferenze episcopali soltanto che il vertice della Chiesa tende a nascondere tutto ciò per dare all’opinione pubblica l’immagine di una salda struttura piramidale nella quale dimora la “perfetta armonia”.
Ma, ancor prima di tutto questo, come ci ricorda sempre Gianni Geraci, noi cristiani abbiamo il dovere morale di ascoltare la nostra coscienza e sappiamo bene come a volte essa sia, già di per sé, un giudice severo ed esigente.
Quella sera egli ci ricordava anche che il rapporto dei cristiani con la Chiesa, dal momento che la sentono come una Madre, deve essere impostato ad immagine della relazione che tutti noi abbiamo, fin da piccoli con la nostra madre naturale. I bambini credono fedelmente a tutto quello che dice perché….”l’ha detto la mamma!”, gli adolescenti fanno esattamente il contrario di quello che dice o predica perché…..”lei non capisce niente!”, quando però si raggiunge la maturità, ascoltiamo ancora i saggi consigli della mamma, perché sappiamo che ci vuole bene e desidera solo la nostra felicità, ma con uno spirito di discernimento personale, sapendo che solo a noi spetterà di dire l’ultima parola.
Tanto per ricordarci che il cardinale Ratzinger (ndr oggi papa Benedetto XVI) non è ….. l’unica voce autorevole e qualificata della Santa Chiesa di Dio, ascoltiamo le edificanti parole pronunciate qualche anno fa da un altro “principe della chiesa” il cardinale George Basil Hume , arcivescovo primate della chiesa cattolica inglese:
“L’amore tra due persone, siano dello stesso sesso o di sesso diverso, va apprezzato e rispettato. Quando due persone amano sperimentano in modo limitato, in questo mondo, ciò che sarà la loro gioia infinita quando saranno una cosa sola con Dio, nella realtà futura. Amare un altro significa in realtà raggiungere Dio che è presente con la sua amabilità in colui che noi amiamo. Essere amato significa ricevere un segno dell’amore incondizionato di Dio. Amare un’altra persona, anche dello stesso sesso, significa entrare nella dimensione della più ricca esperienza umana…..”
A volte mi chiedo, cari amici, se il cardinale Joseph Ratzinger (ndr. oggi divenuto papa) nella sua lunga “esperienza umana”, abbia mai vissuto emozioni così intense. Mi sa tanto che….. ha passato troppo tempo a studiare sui libri e a leggere e rileggere i suoi appunti!!!!!