Quando ho rifiutato mio figlio perché è gay
Testimonianza di Mara Grassi tenuta nella preghiera online della Settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia del 13 maggio 2021
Un figlio “gay”, “omosessuale”, parole che non riuscivo nemmeno a pronunciare. Sono passati 16 anni da quando, una sera di dicembre, ero entrata nella sua camera e glielo avevo chiesto. Alcuni segnali mi avevano gettato in un’ ansia che mi distruggeva. Ero rimasta impietrita e ho saputo solo dirgli: “No, no, Giovanni, non sei gay, vedrai che è solo un momento, andremo dagli psicologi migliori, ti cureremo, vedrai che passerà”.
E dagli psicologi ci siamo andati, lui da solo, tutti noi come famiglia, ma lui non è “guarito”. E io rendendomi conto di questo ho cominciato a piangere, piangevo sempre, anche se cercavo di non farglielo vedere, finché un giorno mi ha detto: “Mamma, non riesco più a vedere la sofferenza sulla tua faccia, vado via di casa”.
Era già grande, si era laureato, lavorava, non potevo certo impedirglielo. Sono stati mesi molto duri, lo sentivamo pochissimo, poi ha cominciato ad ammalarsi, prima lo stomaco, poi due ricoveri ospedalieri, allora ci ha chiamato e da lì abbiamo riallacciato i rapporti, anche se la sua omosessualità rimaneva un segreto nella famiglia che io rifiutavo.
Ma perché non riuscivo ad accettarlo? Perché credevo profondamente che lui fosse fuori dal piano di Dio e che il vivere la sua sessualità, nel secondo ricovero avevamo conosciuto il suo compagno, fosse peccato, fosse “intrinsecamente disordinato” come sapevo bene dal Catechismo.
Dall’ adolescenza mi ero avvicinata alla Chiesa, pur provenendo da una famiglia non credente, e avevo vissuto con tanto impegno una vita di fede che cercava di rispettare in tutto le norme della Chiesa.
Guidati da un parroco molto carismatico avevamo fatto soprattutto della purezza e della castità il nostro punto di forza. Volevamo essere “famiglie sante” e abbiamo creato un ambiente in cui i figli potessero rispondere alla loro vocazione o nel matrimonio o nella consacrazione di sé. Mio figlio, così brillante, su cui avevo tante speranze, non poteva essere così sbagliato.
Soprattutto era il Magistero che non poteva essere sbagliato, fuori dalla mia testa il poterlo mettere minimamente in discussione. Per questo ero in piazza anch’io a Roma per il Family day. Invece discutevo con lui quando veniva a pranzo ed era sempre più arrabbiato per queste mie posizioni e ancor di più da quando si era sentito disprezzato in una confessione e si era allontanato completamente dalla Chiesa.
La notizia della sua omosessualità ha a cominciato a diffondersi in parrocchia e nel paese. Anche due sue sorelle sono andate via di casa e forse uno dei motivi sarà stato il non riuscire ad affrontare questo stigma. In poco tempo mi era crollato tutto, siamo rimasti solo col più piccolo. Gli amici di sempre di Giovanni gli avevano voltato le spalle, tutti sapevano ma nessuno parlava più di lui, come se non ci fosse.
Ma io non potevo farlo perché era ed è mio figlio e Il mio amore per lui è stato più forte di ogni convinzione e di ogni pregiudizio. Mi ha costretto a pormi domande, a risvegliare la mia coscienza, a studiare, a confrontare la sua vita con quanto scritto nel catechismo e a pregare sempre più per capire quale fosse la mia strada, non certo quella così dritta e sicura che avevo seguito fino ad allora.
Non ero più quella “brava” che percorreva una via di perfezione così da meritarmi l’amore di Dio. Anzi Dio mi aveva amata dandomi i miei figli così com’erano, con la loro diversa capacità di amare.
L’ho capito chiaramente la sera della veglia (per le vittime dell’omofobia di Parma) del 2017: «Tutti sono figli di Dio, cosi come sono» e come poi mi ha confermato il papa Francesco il 16 settembre scorso. Da allora, soprattutto con l’aiuto del gruppo (di cristiani LGBT e i loro genitori) di Reggio Emilia e del Gruppo Davide (di genitori cattolici con figli LGBT di Parma) ho cominciato a dirlo anch’io, sempre più forte, a tutti.
TESTO VEGLIA> Veglia vittime omotransfobia del 13 maggio 2021 (Pdf)