Perché come cristiani veglieremo? Otto voci dalle chiese contro l’omofobia e la transfobia!
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Due madri, due pastore evangeliche, un parroco cattolico, una coppia gay, un ragazzo trans, una giovane lesbica cristiana, in 8 brevi video curati dal filmaker Marco Mura per La Tenda di Gionata, raccontano perché veglieranno come cristiani, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia del 17 maggio, per dire basta a questa violenza, figlia dei pregiudizi che trovano terreno fertile nella nostra società e, purtroppo, anche nelle nostre comunità cristiane. Ascolta le loro voci e le loro storie su You Tube e se vuoi unirti alle veglie di preghiera per il superamento dell’omofobia e la transfobia che avranno luogo in Italia, Spagna, Malta e Portogallo, on line o in presenza, le trovi elencate qui.
Quanti accoglieranno il loro invito, quanti invece preferiranno ancora fare finta di nulla? Pensaci e PASSAparola
Perchè veglieremo. Dalle video interviste
«Pregare per il superamento dell’omotransfobia», ricorda la teologa e pastora valdese Daniela Di Carlo, membro della Commissione Fede, Genere e Sessualità delle Chiese battiste, metodiste e valdesi, vuol dire «liberare Dio da quelle gabbie nel quale lo abbiamo rinchiuso. Gabbie che sono state anche funzionali ad annacquare il Vangelo di Cristo, che invece è un Vangelo molto radicale e che prevede che tutte e tutti siano al centro».
«Soprattutto in tempi di pandemia significa vegliare per i diritti di ognuno e ognuna», afferma la teologa e pastora battista Elizabeth Green, «veglierò per stare in comunione con amici e amiche, fratelli e sorelle di ogni Chiesa e nessuna Chiesa e, insieme a loro, con quel Dio che è all’opera per superare tutti gli ostacoli al suo amore sconfinato».
«Pregiudizio e giudizio bisogna bandirli», riflette don Andrea Conocchia, parroco di Torvaianica (Roma) impegnato nella pastorale con le persone transessuali e omosessuali; «Soprattutto credo molto, almeno per me, che come Chiesa possiamo imparare a farlo».
«La Chiesa cattolica ha un grosso peso nella società italiana, per quanto riguarda il problema dell’omotransfobia, basterebbe una sua semplice parola e già la società cambierebbe», riflette Anna Battaglia, madre cattolica con un figlio gay di Ragusa; «mi auguro che ciascuno di noi all’interno delle proprie Chiese e della società in cui vive possa diventare testimone di questo cambiamento».
Ricorda Beatrice, un mamma cattolica bolognese con un figlio gay che come genitore “non credi mai che” la violenza dell’omofobia “possa scolpire “te e tuo figlio, nella tua città, nella tua zona, all’interno della chiesa”.
Veglierò contro l’omotransfobia per “.. non sentirci più parte di una o più minoranze”, afferma Giona, trans e cristiano, ma perchè “ognuno possa sentirsi libero e sereno nell’essere essere se stesso, perché non c’è niente di tragico nell’essere gay o trans”.
Giulia, una giovane lesbica e cattolica di Roma, veglierà “Perché non ci siano “figli e figliastri all’interno della comunità cristiana” e “nessuno sia più considerato figlio “di un Dio minore”.
Perché, come aggiungono Andrea e Gianluca, una coppia gay cristiana triestina, o leggiamo “il vangelo dentro alla vita reale delle persone, oppure ne stiamo facendo qualcosa di diverso”.
E tu veglierai con loro? Info sulle veglie su inveglia.wordpress.com o www.gionata.org oppure scrivi a gionatanews@gmail.com
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