Quando diventi donna e devi fare i conti con la transfobia intorno a te
Testimonianza di Maria* tenuta nella preghiera online della Settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia del 15 maggio 2021
Sei anni fa ho scelto di essere la donna che sono, ma in origine ero una persona completamente diversa. Sono nata come un maschio ma completamente inadeguato a quella vita, così attraversandone varie fasi sono arrivata alla donna che state conoscendo oggi, me stessa.
Ho mentito per anni alla mia famiglia, e per prima a me stessa, nonostante entrambi sapessimo la verità. Ai compagni che mi sono stati accanto in quel periodo della mia vita, per non perderli e per non restare sola, quando mi costringevo ad essere un finto maschio, per rendere tutti felici perché a tutti loro nascondevo “Desyrè”.
Nessuno doveva scoprire la mia eccessiva femminilità, incarnata in quel corpo allora da maschio, che solo in una doppia vita poteva esistere e che rispecchiava il desiderio nascosto di “femme fatale” di ogni uomo. La mia adolescenza è stata caratterizzata da episodi di continua omofobia e bullismo dai miei compagni di scuola e non solo appunto per la mia già eccessiva femminilità.
La mia famiglia e mia madre non voleva vedere la realtà, volevano correggere continuamente quei chiari segnali, raccomandandosi sempre di comportandomi bene in pubblico, che voleva dire non gesticolare e restare immobile perché nessuno potesse accorgersi della mia vera natura.
Poi sei anni fa la decisione di mettere a posto quello che, per qualche strano motivo riproduttivo, 42 anni fa non è andato nel corretto procedimento e di mettere ordine nella mia vita, quindi la decisione di iniziare il mio percorso di transizione.
Ho iniziato qui in Toscana, sola e lontana da tutti. Lontano dalla mia mamma che è a Napoli e che per più di un anno non ha voluto vedermi e soprattutto ha fatto in modo di nascondere la verità a tutta la famiglia, finché la morte di mio fratello, che mi ha voluto nascondermi, non ha portato tutto alla luce, il giorno del suo funerale.
Episodi di transfobia li ho ricevuti, come una mancata assunzione in una mensa perché donna transessuale ma alle occhiatine derisorie non faccio più caso.
Ma la transfobia più grande l’ho ricevuta dall’uomo che diceva di amarmi, che non voleva facessi il laser al viso e l’intervento al seno perché voleva che mi sentissi menomata e a metà, perché in questo modo potevo rimanere attaccata a lui.
E sempre da lui ho subito la transfobia più grande quando mi disse “anche se hai avuto i documenti al femminile, resti sempre un uomo, ed hai sempre quello tra le gambe”.
Nonostante sapesse quanta sofferenza avessi vissuto per arrivare a quel traguardo tanto desiderato. Ma poi ho avuto il coraggio di scappare, da lui e dalle sue violenze, e da un anno vivo in una casa rifugio, in un programma di protezione per donne maltrattate, da cui a breve sarò fuori per ricominciare una vita mia.
Spero di non vivere più questi episodi di transfobia, soprattutto da chi dice di amarmi.
Dobbiamo far conoscere le nostre vite, le nostre sofferenze e chi siamo, forse solo così potremo abbattere i muri e i pregiudizi che il “non conoscere” ha creato fra noi e il resto del mondo. Io l’ho fatto e qualcosa in chi ha scelto la mia amicizia è cambiato.
* Il nome è stato cambiato per motivi di privacy.
** Per aiutarla con alcuni amici che la conoscono bene abbiamo organizzato una raccolta fondi per sostenerla, per poter affittare una stanza dove trasferisrsi e nel pagarsi il corso di formazione che sta già frequentando. Ogni piccolo contributo è un dono gradito. Se volete contribuire cliccate pure su https://gofund.me/faba1654 . Gli amici di Roberta del Progetto Gionata
TESTO VEGLIA> Veglia vittime omotransfobia del 15 maggio 2021 (Pdf)