Non c’è Giudeo né Greco, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3,25-29)
Riflessione di suor Enrica Solmi su Galati 3,25-29 tenuta nella preghiera online nella Settimana di preghiera per le vittime dell’omofobia e della transfobia del 16 maggio 2021
Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa. (Gal 3,25-29)
Siamo giunti alla vigilia della Giornata Mondiale contro l’omofobia dove ricordiamo il momento in cui l’omosessualità è stata rimossa dalle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (17 maggio 1990) e per esprimere il rifiuto contro la discriminazione e la criminalizzazione di chi esprime la propria sessualità e affettività verso le persone del proprio stesso sesso. Ci guiderà per la preghiera di questa sera il testo di Galati 3,25-29 che ha accompagnato tutte le Veglie dell’anno scorso.
“Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa”
Metto la mia attenzione sul versetto 28 che definirei come il versetto della caduta delle barriere. Essere di Cristo, figli di Dio comporta conseguenze di ordine comunitario che Paolo esprime con una frase programmatica: «Non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (v. 28).
Con queste parole egli proclama l’abolizione, in Cristo, di tre barriere che dividono gli esseri umani, sul piano religioso, tra giudeo e greco, sul piano civile, tra schiavo e uomo libero, sul piano sessuale, tra maschio e femmina.
Sul piano religioso non c’è più «giudeo né greco». È questa la prima e la più importante delle barriere abbattute dal battesimo. In Cristo, ogni distinzione è superata, perché chi è unito nella fede a Gesù risorto appartiene a una terza categoria, che è quella della «nuova creazione» (Gal 6,15), ugualmente accessibile al greco e al giudeo, dato che la sola condizione per entrarvi è la fede in Cristo morto e risorto.
La seconda barriera riguarda non tanto il piano civile, ma piuttosto quello sociale: «non c’è schiavo né libero». La distinzione tra schiavi e cittadini liberi era fondamentale per tutta l’organizzazione della società nel mondo greco-romano.
Gli uomini liberi godevano di tutti i diritti politici e civili; gli schiavi erano privi di diritti e di dignità. Paolo menziona al primo posto lo schiavo, perché vuole mettere in risalto il superamento di questa condizione di oppressione, indegna di una persona umana. In Cristo risorto, ogni credente gode della piena dignità dell’uomo.
La terza e ultima barriera è quella che riguarda la differenza sessuale.
Il corpo di Cristo è formato da molte membra dove ognuno è diverso, ma in Lui siamo una sola persona e ci possiamo chiamare fratelli e sorelle. Dobbiamo riconoscere le diversità e le differenze sessuali e di genere per dare a tutti una pari dignità. Abbattere muri per costruire luoghi dove è possibile vivere ed esprimere il proprio orientamento sessuale sentendosi accolti e amati per quello che si è, che è bellezza.
Per fare tutto ciò occorre anche rimuovere i fattori di disparità, le barriere culturali e sociali. Abbiamo paura della diversità, perché è una sfida. E’ più comodo mettere da parte, separare, distinguere.
Gesù costituisce la sua comunità partendo dalle differenze di doni dei suoi apostoli e discepoli, doni che divengono il collante della comunità. Paolo, nella Lettera ai Galati, insegue un sogno: essere tutti un unico corpo nel Signore Gesù, uniti del linguaggio dell’amore e del perdono, parole che aboliscono le differenze sociali, di razza e di genere.