Le radici dell’odio verso gli omosessuali. Studi e ricerche sui pregiudizi sugli omosessuali
Articolo di Gregory M. Herek* pubblicato sul sito dell’emittente PBS (Stati Uniti) e tratto dal Journal of Homosexuality, Vol. 10, No. 1/2 (1984), pp. 1-15, liberamente tradotto da Vanessa Guadagnini, parte seconda
Gli stereotipi più comuni (sull’omosessualità) sono correlati a caratteristiche che riguardano entrambi i sessi. Un significativo numero di individui descrive gli uomini gay come malati mentali, promiscui, soli, insicuri e probabili pedofili, mentre le donne lesbiche sono state descritte come aggressive e ostili nei confronti degli uomini. Fanno parte dello stereotipo della persona omosessuale anche alcune caratteristiche positive, come la sensibilità, l’intelligenza, l’onestà, l’immaginazione e la compostezza.
Studi recenti di cognitivismo sociale hanno dimostrato che gli stereotipi possono essere visti come delle categorie cognitive, grazie alle quali si possono portare ordine e predicibilità nel mondo.
Alcuni individui hanno un bisogno di categorizzazioni molto forti, così che una persona che ne etichetta un’altra come omosessuale verrà tenuta maggiormente in considerazione.
Le persone omosessuali che non rispettano le aspettative derivanti dagli stereotipi (gli uomini gay mascolini e le donne lesbiche femminili, per esempio) potrebbero così non venire accettate. Questa non conformità può però non essere notata, dato che anche le categorizzazioni possono far percepire alcuni comportamenti come stereotipati, sia che questi si verifichino oppure no […].
È un’ipotesi ricorrente che la sensazione di minaccia personale conduca a dei forti atteggiamenti negativi verso l’omosessualità, mentre l’assenza di minaccia conduca ad atteggiamenti neutrali o positivi. Questo punto di vista viene spesso associato al termine omofobia, e deriva da una visione psicodinamica secondo la quale gli atteggiamenti prevenuti servono a ridurre la tensione generata dai conflitti inconsci.
Gli atteggiamenti possono assumere una funzione difensiva quando un individuo percepisce delle analogie tra le persone omosessuali e i suoi conflitti inconsci. Perciò, la reazione diventa un modo di esternare i conflitti interiori e di ridurre così l’ansia che ne deriva.
I conflitti specifici del pregiudizio antiomosessuale possono includere l’identità di genere, la scelta dell’oggetto sessuale, o entrambe. Per esempio, è possibile che i propri conflitti inconsci riguardo la sessualità o l’identità di genere, tramite un processo di proiezione, vengano attribuiti alle persone lesbiche e gay.
Una strategia di questo tipo permette di esternare i conflitti e di respingere quei desideri considerati inaccettabili, respingendo le persone lesbiche e gay (il simbolo di quei desideri) ed evitando di riconoscerli coscientemente come propri.
Negli individui con atteggiamenti difensivi il contatto con le persone omosessuali, rischiando di far affiorare quei pensieri che erano stati repressi, provoca inevitabilmente uno stato d’ansia. Di conseguenza, gli atteggiamenti difensivi tendono ad essere negativi.
Diverse interpretazioni psicodinamiche, applicate agli atteggiamenti verso le persone lesbiche e gay, si adattano alla funzione difensiva. Può verificarsi che gli uomini eterosessuali invidino gli uomini gay perché questi non devono sottostare all’ideale di mascolinità, oppure che le persone eterosessuali invidino la libertà sessuale di cui, secondo loro, godono le persone lesbiche e gay. In entrambi i casi, questa invidia sembra venire trasformata, inconsciamente, in ostilità.
In maniera analoga, Cory (1951) ha proposto che i sentimenti negativi verso le persone omosessuali del sesso opposto derivino dalla sensazione di sentirsi rifiutati come potenziali partner sessuali. Weinberg (1972) ha ipotizzato che, poiché molte persone cercano di raggiungere una sorta di immortalità tramite i figli, le persone lesbiche e gay sembrano avere una paura inconscia della morte, avendo rifiutato questo mezzo che consente di eludere la morte.
Molte particolari scoperte empiriche citate qui hanno un senso se si parte dell’assunto che gli atteggiamenti negativi spesso si basano, in parte, su una funziona difensiva: la conclusione che gli atteggiamenti sono maggiormente negativi verso le persone omosessuali del proprio sesso che verso quelle del sesso opposto (dal momento che quelle dello stesso sesso rappresenterebbero una minaccia maggiore); le correlazioni positive tra gli atteggiamenti ostili verso l’omosessualità e variabili come l’autoritarismo, la rigidità cognitiva, l’intolleranza verso l’ambiguità e il dogmatismo (tutti questi tratti della personalità indicherebbero livelli più alti di difesa); le correlazioni positive tra l’ostilità e il conservatorismo sessuale e il non permissivismo (tutto questo potrebbe essere indice di conflitti sulla sessualità) […].
McConahay e Hough (1976) hanno definito il razzismo simbolico come “l’espressione [da parte dei bianchi], in termini di simboli ideologici astratti e comportamenti simbolici, [della] idea che i neri stiano violando dei valori importanti, e che stiano avanzando delle illegittime pretese di cambiamento dello status quo razziale”.
Questa definizione può essere usata per delineare la terza categoria funzionale di atteggiamenti. Come per il razzismo simbolico, gli atteggiamenti sessuali simbolici esprimono l’idea che ci sia una violazione di valori importanti, e pretese illegittime di cambiamento dello status quo. Voglio però espandere questa definizione, includendo gli atteggiamenti favorevoli basati sulla convinzione che la discriminazione e il pregiudizio violino i valori di libertà e uguaglianza.
Che siano favorevoli oppure no, gli atteggiamenti simbolici derivano da esperienze di socializzazione presenti e passate. Esprimono dei valori importanti per il concetto del Sé, aiutando così gli individui a formare la propria identità e affermarsi come il tipo di persona che ritengono di essere.
Allo stesso tempo, tali atteggiamenti ci permettono di mediare il nostro rapporto con altre persone importanti e con i nostri gruppi di riferimento. Questo fa parte di una continua dialettica sociale, attraverso la quale il senso del Sé si sviluppa, e che definisce le relazioni interpersonali.
Lo schema simbolico è già sintetizzato nei dati empirici. Gli individui eterosessuali che esprimono atteggiamenti ostili verso le persone omosessuali tendono anche a sostenere le ideologie tradizionali di famiglia, sessualità e ruoli di genere, e spesso sono prevenuti nei confronti delle altre minoranze.
Che alcune di queste conclusioni si applichino anche alla funzione difensiva sottolinea la natura complessa e sovradeterminata degli atteggiamenti verso le persone omosessuali. A comportamenti uguali possono corrispondere atteggiamenti con funzioni diverse.
Per le persone con atteggiamenti simbolici, certi gruppi di riferimento sembrano avere una particolare influenza. Come già accennato, coloro che sono impegnati nella Chiesa (come, per esempio, le persone che vanno frequentemente a Messa o al culto) rispecchiano gli storici pregiudizi religiosi contro le persone lesbiche e gay, e questo vale soprattutto per i cristiani.
Coloro che sono cresciuti in aree nelle quali il livello di tolleranza della diversità è più alto, hanno anche atteggiamenti più positivi; tra questi ci sono gli abitanti delle città e le persone provenienti dalle regioni del Nordest e dalle regioni della costa del Pacifico degli Stati Uniti.
Dagli stessi studi emerge che sono i giovani, i cui valori rispecchiano il liberalismo degli anni Sessanta e Settanta, ad avere gli atteggiamenti più positivi, e le persone più istruite (le quali, probabilmente, sono entrate in contatto con i valori liberali nei campus universitari). Infine, più alto è il livello di tolleranza dimostrato dai genitori, più alto è quello dei figli.
* Gregory M. Herek è professore di psicologia presso l’Università della California a Davis, dove nel 1983 ha ottenuto il dottorato di ricerca in psicologia sociale. Successivamente è stato assegnista di ricerca presso l’Università di Yale. È stato cocuratore di Hate Crimes: Confronting Violence Against Lesbians and Gay Men (1992) e curatore di Stigma and Sexual Orientation (1998).
Testo originale: Hating Gays: An Overview Of Scientific Studies