Le reazioni dei cattolici alla “Nota” Vaticana sul Ddl Zan: chi denuncia l’ingerenza, chi la benedice
Articolo di Eletta Cucuzza pubblicato sul settimanale Adista Notizie n°25 del 3 luglio 2021, pag.3-4
Varie realtà associative di base hanno reagito alla “nota verbale” della Santa Sede recapitata al governo italiano il 17 giugno per fermare il disegno di legge Zan contro la violenza omofobica e di genere.
Reazioni di plauso da parte di sostenitori della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio eterosessuale (v. più avanti) e di condanna da parte della base cattolica progressista, che legge nell’iniziativa ecclesiastica un’ingerenza negli affari dello Stato italiano e, insieme, una manifestazione di un’incoerenza contro le indicazioni dello stesso magistero quando invita ad «accogliere con rispetto, compassione e delicatezza» le persone di diverso orientamento culturale e a evitare, nei loro confronti, «ogni marchio di ingiusta discriminazione».
Noi siamo Chiesa il 22 giugno ha emesso un breve commento da titolo netto: “Il Vaticano contro il Parlamento. Da ridere per non piangere”. Si chiede: «Una maggiore doverosa tutela degli omo dai rigurgiti presenti nella “pancia” selvaggia del Paese comprometterebbe ”la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione […] dei cattolici e delle loro associazioni ed organizzazioni” (art. 2, comma 3 del nuovo Concordato)?». E ancora: «Una didattica fondata sulla parità dei sessi costringerebbe le scuole paritarie ad occuparsi del cosiddetto “gender”? Una legge pacificamente già votata a larga maggioranza dalla Camera incrinerebbe i rapporti tra Stato e Chiesa?».
«No», è la risposta che si dà il movimento. «Il rigurgito della destra clericale straborda e conquista i vertici del Vaticano che ci avevano abituati a ben altra compostezza negli ultimi anni». E allora, «non è solo in nome della laicità della Repubblica, è anche per la nostra fede che stiamo, toto corde, con quanti, nella società civile e nelle istituzioni, sono dalla parte opposta e rifiutano questa specie di ridicolo scontro di civiltà».
Del 22 giugno è anche la lettera aperta, intitolata “Perchè ora l’approvazione del DdL Zan contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo diventa un’urgenza!”, firmata da gruppi di omosessuali credenti quali Progetto Gionata, Il Guado di Milano, Emmanuele di Padova, Zaccheo di Puglia e da tanti altri credenti impegnati nella difesa di diritti, fra cui i preti Paolo Cugini, Fabio B., Sandro S., e tanti altri rappresentanti del modo cattolico di base (alcuni dei quali amici e collaboratori di Adista): Innocenzo Pontillo (volontario de La Tenda di Gionata), Mauro Castagnaro (giornalista cattolico), Corrado Contini e Michela Munarini (genitori cattolici di Parma), Anna Maria Battaglia (madre, volontaria de La Tenda di Gionata e presidente Agedo di Ragusa), Vittorio Bellavite (coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa), Paola Lazzarini (sociologa a Milano, fondatrice e presidente di “Donne per la Chiesa”), Massimo Battaglio (animatore del progetto “Cronache di Ordinaria Omofobia”). La lettera aperta si può sottoscrivere inviando la propria adesione a gionatanews@gmail.com.
«L’intervento della Segreteria di Stato vaticana – si legge nella lettera – si configura come una vera e propria ingerenza, da parte di uno Stato straniero, nell’attività del Parlamento italiano (…). Alla luce di questa ingerenza crediamo che diventi ancora più urgente approvare al più presto il Ddl Zan. Lo diciamo in quanto persone che assistono allo stillicidio di episodi in cui gli omosessuali e i transessuali italiani sono vittime di insulti e di violenze (come racconta molto bene il sito omofobia.org).
Lo diciamo in quanto membri di una minoranza che ha a cuore il diritto all’integrità fisica delle altre minoranze che il Ddl intende tutelare. Lo diciamo in quanto cittadini italiani» che hanno a cuore la Costituzione e «soprattutto in quanto membri della Chiesa che, nella sua dottrina, difende la laicità dello Stato».
Proprio questo, seguitano i firmatari, «ha ricordato molto bene papa Benedetto XVI durante l’udienza che, il 9 dicembre 2006, aveva concesso ai partecipanti al convegno nazionale promosso dall’Unione giuristi cattolici italiani, quando ha detto che: “Non può essere la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica” e ha aggiunto che: “Ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un’indebita ingerenza”».
E bravo il Vaticano!
Fra i plaudenti all’iniziativa della Santa Sede, l’associazione Pro Vita e Famiglia ritiene che il Vaticano si sia fatto «interprete dell’opinione di milioni di italiani» su «alcuni “contenuti attuali” del Ddl Zan» e stia «difendendo la laicità dello Stato e il pluralismo delle idee dalla colonizzazione ideologica a senso unico con l’imposizione dell’agenda LGBTQIA come religione di Stato.
Come associazione di famiglie e genitori sono anni che denunciamo un vero e proprio indottrinamento arcobaleno nelle scuole dei nostri figli e con il Ddl Zan a causa dell’art. 7 (che istituisce la Giornata nazionale contro l’omotransfobia, ndr) tutto questo sarà legittimato».
Sulla stessa linea l’associazione di docenti, educatori e genitori Non si Tocca la Famiglia, che in data 22 giugno, lo stesso giorno in cui viene «audita (…) in Commissione giustizia al Senato sul Ddl Zan», con un comunicato (sorvoliamo su forma e punteggiatura, ne chiediamo scusa) a nome della presidente Giusy D’Amico «esprime soddisfazione per la posizione netta della Santa Sede» su una legge che «tenterà in ogni modo di estromettere le famiglie a scuola, impedendo il libero esercizio, del loro primato educativo».
«L’impianto di questa legge – afferma – impedirà alle famiglie di astenere i propri figli da percorsi gender, dovendo sottostare all’indottrinamento ideologico, per evitare lo stigma di omofobi o peggio ancora pesanti denunce. Rincuora la posizione del Vaticano che rende palese agli italiani il vero pericolo per la libertà, sotteso alla proposta di legge in questione».