Abu Nuwas, poeta arabo cantore dell’amore maschile
Testo di Adriano, volontario del Progetto Gionata, 12 dicembre 2012
Ci è sempre stato detto che l’amore omosessuale nei paesi arabi è assolutamente proibito. Per gli arabi e i persiani, più che essere un peccato è un tabù proibito dalla Shari’a mussulmana.
Tuttavia ci sono stati tempi in cui l’omosessualità ha conosciuto dei periodi nei quale non era così repressa. Uno dei più grandi poeti arabi risponde al nome di al-Hasan ibn Haani, meglio conosciuto come Abu Nuwas, vissuto nel VII secolo.
Nato in territorio iraniano da padre arabo e madre persiana, fin da fanciullo visse a Bassora dove godette la formazione della propria educazione poetica. Si stabilì successivamente a Baghdad ove visse una vita di libertino raffinato.
La sua fama nel mondo arabo fu vastissima, arrivando anche alla corte del califfo Harun al-Rashid. L’opera di Abū Nuwās, letteralmente quello dal ciuffo (Ciuffettino? Ricciolino?) soprannome scelto dallo stesso poeta, e vastissima ed è particolarmente intrisa di temi erotici omosessuali, dove esprime parole di elogio alle belle fattezze dei fanciulli e degli uomini arabi. Fin dalla più tenera età si è confrontato con l’amore maschile, la sua grazia e la sua bellezza gli hanno fatto scoprire l’amore di uomini più maturi.
Scrisse argutamente una volta: “L’uomo è un continente, la donna il mare. Io preferisco la terra ferma” .
Il poeta Abou-Oussame, suo cugino, un bell’uomo biondo dall’incarnito roseo fu attirato da questa bellezza e non esitò a prenderlo nelle sue grazie per aiutarlo a scoprire un mondo dove rime e carezze s’incontrano.
Nell’adolescenza studiò la letteratura e la poesia araba che lo aiutarono a raffinare la sua arte poetica e che gli aprirono le porte del califfato di Baghdad, divenendo l’amante del figlio del sovrano Harun, al-Alamin, che gli succederà al trono.
Il nuovo califfo era un bel giovane di pura origine araba, che condivideva con lui la passione per i Ghelman (ragazzi), per il vino e per la caccia. Ebbe parecchie relazioni passeggere con giovani efebi schiavi, generalmente cristiani di origine persiana.
Au Bain Maure
Ce que les pantalons ont caché se révèle.
Tout est visible. Rince toi l’oeil à loisir.
Tu vois une croupe, un dos mince et svèlte
et rien ne pourrait gâcher ton plaisir.
On se chuchote des formules pieuses…
Dieu, que le bain est une chose délicieuse!
Même qu’en venant avec leurs serviettes,
les garçons du bain ont troublé la fête.
Al bagno moresco
Quello che i pantaloni hanno nascosto ora viene rivelato.
Tutto è visibile. Puoi rifarti gli occhi liberamente.
Si vede un posteriore, una schiena sottile e slanciata
e nulla può rovinare il tuo divertimento.
Ci sussurra soluzioni amorevoli…
Dio, il bagno è una cosa deliziosa!
Ora, ritornando con i loro asciugamani,
i ragazzi al bagno hanno rovinato la festa.
I suoi critici e rivali furono numerosi, gli rimproverarono le sue tendenze omosessuali ed il fraseggio a volte troppo palese, ma lui difese il suo talento grazie all’ala protettrice dei sovrani. Nessuno sa come finì realmente la sua vita, qualcuno dice in prigione, altri in una casa di “Saggezza”, un nome ricamato per definire una casa di cura per anziani.